Quattro anni fa nasceva Stellantis. Partita con grandi ambizioni, la casa automobilistica è progressivamente scivolata in una crisi produttiva e di prospettive, culminata nelle dimissioni dell’amministratore delegato Tavares. Ma come si è arrivati a questa situazione? Quali sono i numeri che certificano queste grandi difficoltà?
Stellantis nasce ufficialmente il 16 gennaio 2021 dalla fusione tra FCA (ex Fiat) e PSA, unendo marchi storici come Fiat, Jeep, Peugeot, Citroën e Opel. È una società per azioni: Exor, la holding della famiglia Agnelli, detiene la maggiore partecipazione (14,4%).
Protagonista della fusione è Carlos Tavares (allora presidente di Psa), che ne diviene l’amministratore delegato. Con questo accordo, Stellantis diviene il quarto produttore mondiale di auto.
Il 1° dicembre 2024 Carlo Tavares si dimette da Ceo. Attualmente la società è guidata da un Comitato esecutivo ad interim presieduto da John Elkann. Il nuovo Ceo sarà nominato entro la prima metà del 2025.
Le vendite di auto in Italia hanno visto un calo vertiginoso. A novembre sono state vendute 30 mila vetture, il 24,6% in meno del novembre 2023. In flessione anche le immatricolazioni: nei primi 11 mesi del 2024 il decremento è stato del 9,4%.
Analoga situazione in Europa. A ottobre sono state vendute 150 mila auto, il 16,7% in meno dell’ottobre 2023. In flessione anche le immatricolazioni; nei primi 11 mesi dell’anno il decremento è stato del 7,1%.
La produzione di auto in Italia è sempre più ridotta: il 2024 si chiuderà con appena 500 mila auto fabbricate, il peggior risultato della sua storia. Il crollo della produzione ha provocato un’ondata di cassa integrazione in tutti gli stabilimenti nazionali che non accenna a fermarsi. Nel gennaio 2021 gli occupati erano 52.700, nel dicembre 2023 erano scesi a 42.500. Nel 2024 le nuove uscite incentivate dovrebbero aggirarsi intorno alle 3 mila unità.
Dal 2014 al 2020 Fca ha ricevuto 446 milioni di euro come contributi per la cassa integrazione (di cui 183 provenienti dall’Inps e 263 da Fca). Dal 2021 al maggio 2024 la spesa complessiva per gli ammortizzatori sociali è schizzata a 984 milioni. Complessivamente, nel periodo compreso tra il 2014 e il maggio scorso Fca-Stellantis è stata sostenuta dallo Stato con quasi un miliardo di euro.
La crisi del settore automotive ha reso necessario l’intervento del governo che ha illustrato il Piano Italia e finalmente ha trovato orecchier attrente e una disponi ilità che troppo a lungo era mancata.
Urso ha sottolineato la necessità di agire insieme per il rilancio del settore automotive nella difficile fase di rinnovamento tecnologico e transizione industriale, dichiarando che “Il governo, in un contesto di bilancio difficile, ha compiuto uno sforzo significativo, mettendo a disposizione del comparto e della filiera oltre un miliardo di euro nel 2025 per supportare le imprese nella transizione in corso con gli strumenti di politica industriale. Un Piano industriale sostenibile e chiaro che ponga l’Italia al centro della politica di sviluppo di Stellantis e che impegni l’Azienda ad assumersi la responsabilità sociale di governare, con noi tutti, la transizione tecnologica e industriale, che è la vera sfida per la nostra Europa”.
Il settore automobilistico sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni sia sotto il profilo culturale, in quanto l’auto non rappresenta più un bene prioritario per le giovani generazioni, che industriale in relazione alla tecnologia che si sta imponendo a livello globale. Tra le misure chieste all’Europa, dal nostro Governo, c’è la revisione del contesto normativo e la rimozione delle multe che sta costringendo le case automobilistiche a chiudere gli stabilimenti. Anche la Germania ha apprezzato le linee di orientamento italiane. E’ stato costituto un gruppo di lavoro che monitorerà il piano di investimenti e programma produttivo proposto da Stellantis. Il governo ha contribuito con un miliardo di euro nel 2025 per supportare le imprese. Risorse spostate dagli incentivi spesso improduttivi, alle imprese e al lavoro.
Il governo si mostra sempre più pragmatico e concreto, affrontando i tavoli di crisi con un approccio non ideologico con la prospettiva mai messa in discussione della decarbonizzazione per il 2035. Pertanto eliminare l’alimentazione dei motori a benzina e gasolio non implica poter sfruttare i carburanti sintetici o biologici. L’elettrico non è una religione e la neutralità tecnologica è la migliore espressione di libertà su cui si fonda la nostra Europa.