Ad oggi la notizia, quella buona, è che Daisy Osakue, la discobola colpita all’occhio da un uovo, potrà rappresentare l’Italia ai prossimi campionati Europei di atletica leggera di Berlino. L’altra notizia, o per essere più precisi non una notizia ma una ricorrente consuetudine, è l’ennesimo cortocircuito della sinistra. Ricordiamo bene che Renzi, prima di accomodarsi sullo scranno del Senato (quel Senato che lui stesso avrebbe voluto abolire con il referendum costituzionale), promise, all’esecutivo appena insediatosi, una durissima opposizione. Senza troppi dubbi possiamo affermare che la suddetta opposizione si è rivelata piuttosto inconsistente. Ma definirla inconsistente è inesatto, più corretto sarebbe classificarla addirittura autolesionista. Metaforicamente parlando, un pugile che sul ring, invece di colpire l’avversario, colpisce se stesso.
Ne è la prova il caso di questi giorni che ha visto al centro al giovane campionessa olimpica di origine nigeriana colpita a un occhio, nella notte di domenica 29 luglio, da un uovo lanciato da una macchina con a bordo tre ragazzi. Il fatto ha provocato reazioni di sdegno da parte dell’opposizione Dem che ha pensato bene di puntare, tempestivamente, il dito in direzione dell’esecutivo 5 stelle-Lega e in particolare di Matteo Salvini, accusandolo di alimentare il clima di razzismo, di odio e di intolleranza ormai – secondo la narrazione della rive gauche – pericolosamente dilagante in Italia. Insieme alle forze di sinistra anche buona parte della stampa ha scagliato la sua pietra non solo contro il peccatore satanasso Salvini, ma anche contro gli italiani, rei di essersi fatti trascinare dal leader leghista nella spirale di intolleranza xenofoba.
Quando sembrava che tutte le critiche avessero colpito nel segno, ecco venire a galla la verità. Secondo le indagini delle forze dell’ordine, infatti, il lancio dell’uovo che ha ferito la povera Daisy non è stato determinato da motivi di odio razziale; in realtà si è trattato di una bravata, realizzata da tre ragazzacci un po’ discoli che, complice la noia delle serate estive, hanno pensato di andare in giro a imbrattare gli ignari passanti con albume e tuorlo. Nel mirino quindi non c’era la giovane campionessa in quanto ragazza dalla pelle nera, per di più iscritta al PD, come avrebbe voluto far credere la cronaca di sinistra.
Oltretutto, e questo davvero è il colmo, dalle indagini è emerso che il veicolo, tramite il quale è avvenuto il raid dell’uovo, sia di proprietà di un esponente del PD e uno dei tre diciannovenni a bordo sia figlio di quest’ultimo. A questo punto ci si potrebbe domandare se la giovane discobola, una volta terminate le cure mediche, abbia anche intenzione di ritirare la querela nei confronti del diciannovenne per solidarietà di partito; restando in tema di tuorlo e albume, invece, è innegabile che i dem abbiano fatto una bella frittata. La realtà, insomma, è un’altra e il tanto osteggiato dalla sinistra quanto fantomatico razzismo non alberga nel costume profondo degli italiani. Ecco quindi che, nonostante il boomerang sia tornato indietro, nessun mea culpa è stato pronunciato dai democratici che, continuando ad ignorare le vicissitudini degli italiani, preferiscono accusarli di ogni scelleratezza, facendoli sentire in colpa per le loro recenti scelte elettorali.
Non è un caso che al centro degli attacchi di PD e LEU, in queste ore, è finito anche il Lorenzo Fontana. Il ministro, reo di voler abrogare la legge Mancino, ha dichiarato: «Se esiste quindi un razzismo, oggi è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? Un popolo, che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia, fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile». La proposta del ministro della famiglia è pienamente condivisa da Giorgia Meloni che sostiene la contrarietà di FdI nei confronti dei reati di opinione: «Riteniamo la libertà di espressione sacra e inviolabile».
La sinistra tuttavia non la pensa così e preferisce procedere con i soliti slogan posticci, somigliando sempre di più a un pugile suonato che però se l’è date da solo.
*Alessandro Boccia, collaboratore Charta minuta