Pubblichiamo la lettera-appello che la Fondazione francese Geopragma ha scritto sul caso Ucraina, per sollecitare una soluzione condivisa, nella convinzione che sia utile aprire un confronto.
Signora von der Leyen,
Presidente della Commissione Europea
Signor Joe Biden,
Presidente degli Stati Uniti
Signor Vladimir V. Putin
Presidente della Federazione Russa
Gentile Signora Presidente,
Egregi Signori Presidenti,
Nella speranza di dissipare definitivamente le illusioni pacifiste, che sono state regolarmente e tragicamente contraddette dal corso della storia, oggi vogliamo lanciare un grido d’allarme di fronte ai crescenti rischi per la pace internazionale, posti dalla sterilizzazione e dall’isterismo di analisi internazionali occidentali sempre più manichei.
Invece di promuovere il rispetto, il dialogo, la cooperazione, l’intelligenza del mondo e delle persone, fanno solo che amplificare gli antagonismi e le tensioni, e quindi i rischi di conflitto.
Dobbiamo fermare questa disperata fuga in avanti prima di dovercene pentire.
Il rapporto tra Russia e Occidente oggi sembra, ancor più di altri, raggiungere questi pericolosi parossismi.
L'”Occidente” si riduce agli Stati Uniti, a un’Europa ancora mentalmente e strategicamente vassalla, a una visione del mondo che il diritto della concorrenza definirebbe un “abuso di posizione dominante”. Da più di 30 anni stenta a metabolizzare la fine della guerra fredda.
È molto più semplice appartenere al campo del “Bene” denunciando l’altro come incarnazione del “Male”. Più semplice, ma stupido, inefficace e pericoloso.
La Russia rimane questo enorme paese traumatizzato dal comunismo, successivamente da una transizione dura e socialmente crudele alla fine degli anni ‘ 90, seguita da una ricostruzione ancora incompiuta e troppo recente per integrare una cultura democratica che abbiamo impiegato secoli a sviluppare.
Tuttavia, la Russia e la sua storia sono state con noi per molti secoli.
Nel primo decennio del XXI secolo, e dopo i traumi, ha ripetutamente, forse non sempre nel modo migliore, teso la mano, senza successo, raccogliendo spesso disprezzo e umiliazioni, che hanno favorito tutti coloro che, anche in Russia, preferiscono le rivalità e la cultura del più forte.
La “costruzione del nemico” non è una chimera . Né lo è il vittimismo. Li pratichiamo a volontà. Questi sono processi facili che, di solito segnano una postura aggressiva, proiettando le proprie turpitudini sull’altro, per liberarsene e pretendere un’illusoria superiorità morale.
Tuttavia, le denunce occidentali non hanno prodotto alcun marcia in dietro russa, al contrario. Ha rafforzato l’amor proprio collettivo di questo grande popolo e la sua determinazione a dimostrare sua resilienza e l’estensione della sua influenza sulla scena mondiale.
Purtroppo quindi, tale situazione finisce solo per confortare coloro, da ambedue lati, che fanno dalla politica del conflitto il principale movente.
È giunto il momento, Signora Presidente, Signori Presidenti, di invitarVi a raccogliere la sfida di un mondo più pacificato e realistico, accettando su specifici dossier soluzioni precise, probabilmente incomplete ma sufficienti in questa fase. Si scontreranno senza dubbio con i vostri estremi (cioè quelli che si definiscono “mainstream”, perché è l’estremismo dogmatico che è ormai la norma delle percezioni), ma promuoveranno una traiettoria capace di garantire la sicurezza di tutti, pur rispettando le differenze e le complementarità dei diversi protagonisti.
È tempo di tornare alla vera politica, quella dei fatti e del possibile, alla una “realpolitik”, infinitamente meno cinica di quella dei “buoni sentimenti”, che risulta da una “cultura ONG” delle relazioni internazionali, senza nulla risolvere ma provocando regolarmente il caos umano.
La ferita più aperta, la cicatrice più aperta è in Ucraina, ma altri conflitti illustrano anche queste rinnovate tensioni, in Medio Oriente, Africa, Asia centrale.
Pertanto e per sbloccare efficacemente una situazione che può portarci al peggio, Geopragma propone l’accettazione, da entrambe le parti, dei seguenti punti :
– Le regioni dell’est dell’Ucraina saranno considerate totalmente parte dell’Ucraina ma beneficeranno dell’autonomia regionale (come la Corsica, la regione di Bolzano, la Sicilia).
– Fine della discriminazione di ogni tipo e in particolare della discriminazione linguistica in Ucraina
– L’ONU garantirà, se necessario, l’integrità legale dei confini dell’Ucraina
– Riconoscimento del referendum in Crimea e quindi della sua appartenenza allo stato russo
– Sospensione di qualsiasi nuova adesione alla NATO ai confini della Russia
– Abolizione dei visti tra Russia, Ucraina, Europa e Stati Uniti
– Rispetto dei Stati e delle loro Costituzione
– Reciproco abbandono di tutte le sanzioni politiche ed economiche.
Ciò dimostrerà una vera comprensione delle realtà internazionali, rappresenterà una rottura assunta contro posizioni rigide che non fanno altro che consolidare i conflitti.
È fare qualcosa di nuovo, è riaprire l’Europa, è tirarla fuori dalla trappola strategica mortale in cui si è lasciata rinchiudere ed dove tragicamente si compiace.
È dargli una nuova prospettiva, una visione strategica, un “valore aggiunto” ineludibile, quindi un motivo di rispetto riconquistato.
Non è più tempo di procrastinare, di cercare di rispolverare gli Accordi di Minsk, così come non si tratta di voler dimenticare i timori legittimi dei paesi limitrofi che potrebbero avere sofferto nel passato dal vicino sovietico.
La pace a volte richiede sacrifici che non sono rinunce o abdicazioni.
Hanno una matrice democratica che dà priorità agli interessi ai popoli e alla maggioranza.
Sono destinati a preferire soluzioni a conflitti.
Parigi, 2 dicembre 2021,
Caroline Galacteros,
Presidente di Geopragma.