La scorsa tornata amministrativa ha smentito un mantra che negli ultimi anni era diventato quasi inemendabile, una sorta di gabbia d’acciaio asfissiante. Quello cioè che il voto locale dovesse essere ostaggio in via esclusiva dei signori dei patronati, degli apparati consociativi o dei portatori di interesse fin troppo particolari che fanno l’ossatura del territorio. E invece no, il 10 giugno ha dimostrato che non tutto procede secondo una rassegnazione vincolata a narrazioni di bassa gittata. L’ampio civismo di maniera ha infatti palesato un camaleontismo politico di scarsissima qualità intellettuale e decisionale. Di spazio per la formazione umana, per i valori ce n’è eccome. Un risveglio. Il quadro è parziale e parte da Catania, dove a incassare poltrone che contano sono esponenti nati e cresciuti nel movimenti politici della destra nazionale, una classe dirigente venuta su a pane, militanza e buone letture. Il neo sindaco del capoluogo etneo, Salvo Pogliese, prima ancora di essere eletto a Bruxelles nelle fila di Forza Italia, è stato addirittura segretario provinciale del vecchio Fronte della Gioventù e regionale di quell’Azione giovani che ha raccolto l’eredità della fiaccola tricolore.

Ma nel catanese la conta non si ferma qui, perché l’appena eletto sindaco di Biancavilla (comune di 25mila abitanti) è Antonio Bonanno, trentaquattro anni di età e già presidente provinciale di Ag. A pochi chilometri di distanza, il neo primo cittadino di Gravina è Massimiliano Giammusso, anche lui trentenne e un curriculum assai denso: non solo assessore, ma leader degli universitari dell’ex Alleanza Nazionale. E ancora: una volta laureato fonda il movimento politico Avanguardia, che nell’ultima tornata ha incassato l’elezione di Erio Buceti alla presidenza di una delle Municipalità (San Giovanni Galermo) ad altissimo rischio povertà e penetrazione criminale; e l’ingresso in consiglio comunale del capoluogo etneo di Luca Sangiorgio. L’ondata siciliana ha tuttavia dei precedenti importanti: la recente elezione dello storico esponente dell’Msi Nello Musumeci alla presidenza della Regione e la bandierina issata nel 2016 a Vittoria, comune del Ragusano, con l’FdI Giovanni Moscato sindaco e l’ingresso dell’attivista No Muos Alfredo Vinciguerra in consiglio.
La cantera del Nordest
Se il sindaco di Vicenza Francesco Rucco è un’esponente di razza di Alleanza Nazionale, in consiglio comunale entra Silvio Giovine che di Azione Giovani è stato il presidente provinciale. Scendendo lo Stivale, in quel di Massa Alessandro Amorese, volto assai noto negli ambienti della destra, torna a sedere nel senato cittadino. Oggi milita nell’FdI di Giorgia Meloni, ma la sua storia è legata a doppia mandata alle vicende della destra giovanile nazionale: come attivista, come intellettuale e come editore. Con la Eclettica ha infatti pubblicato tre saggi da lui firmati che rappresentano altrettante tappe fondamentali della storia della fiamma: Beppe Nicolai. Il missino e l’eretico (2010) e i due monumentali Fronte della Gioventù. La destra che sognava la rivoluzione (2013), Fuan. Prima parte: dai Guf al ’68. Gli studenti nazionali tra piazze e atenei (2017). Il dato nella provincia apuana fa il paio con l’elezione di Francesco Torselli con FdI, ma in quota Casaggì, nel 2014 nel consiglio comunale fiorentino.

Segnali anche dalla Puglia
Proviene da qui infatti «la Le Pen italiana». Un personaggio tutto da scoprire per bellezza e pragmatica, l’elezione di Stella Mele a Barletta è un caso. Un talento già scovato e raccontato da Pietrangelo Buttafuoco su Panorama, eccolo: «Non è mai stata la pupa di nessuno – ha scritto – Anzi. Lei è nata nel ghetto odoroso di giardino. Sa tenere a bada le vanità di una vita in pubblico perché non ha le ambiguità del carrierismo e non ha neanche tentazioni da fighetta perché non le manda a dire». E ancora: «Organizza cortei, sveglia l’identità, non sta ferma mai e tutti gli attivisti di destra, in Italia, la conoscono non solo perché quando sbuca, buca. Buca “il video” come si dice in gergo televisionese, ha quella bella spalmata di parola meridiana ma si prede l’attenzione perché arriva prima con gli argomenti e la velocità della sintesi». Insomma, dove è stato seminato, i frutti si cominciano a raccogliere. E dove c’è buona formazione politica c’è pure una caparra di qualità sul futuro. Una speranza.
*Fernando Adonia, collaboratore Charta minuta