Nato nel 42’, Vladimir Bukovsky, si è spento pochi giorni fa lasciando ai posteri un’esperienza diretta di quello che è stato l’uso repressivo della pschiatria in Urss. Tuttavia i trattamenti disumani che aveva subito, lo avevano reso più forte e non erano riusciti a spezzarlo. Era entrato nel mirino delle autorità sovietiche appena ventenne. Amava frequentare i dissidenti e partecipava a manifestazioni in difesa dei prigionieri politici. Dall’arresto del 1971, Bukovsky fece in modo di far arrivare in Occidente le prove che dimostravano l’uso degli ospedali pschiatrici per i prigionieri politici considerati “affetti da disturbi genetici o schizzofrenia”.
Questo lo portò a diventare popolare all’estero e quindi la sua figura sempre più difficile da gestire in Urss. Nel 76’ il Cremlino decide di scambiarlo con il leader comunista cileno Luis Corvalan, detenuto nelle carceri di Pinochet. Rifugiatosi in Inghilterra ha continuato ad attaccare con i suoi scritti il regime sovietico, sperando dopo la caduta del comunismo di poter rientrare in patria; cosa che avvenne. È di quegli anni il best seller tradotto in nove lingue “Processo a Mosca, i crimini sovietici e le complicità occidentali” nel quale venivano fatti i nomi di tutti coloro che avevano contribuito a tener in vita l’ideologia comunista e soprattutto le sue amare espressioni. Tentò di promuovere un processo sui crimini del comunismo ma fallì in questo quando perse nel 2014 le elezioni contro Dmitry Madvedev. Fu in seguito accusato di pedofilia, ma cerco di respingere le accuse puntando l’indice contro i servizi segreti russi che lo avrebbero a sua dire incastrato dopo la sua testimonianza sul caso Litvinenko. Tuttavia il processo non si tenne perché già troppo malato per presentarsi in aula. Oggi ne piangiamo la morte.
E’ di questi giorni, l’iniziativa di carattere internazionale,di voler realizzare una Norimberga per i crimini del comunismo, e viene rilanciata attraverso un documento che Vladimir Bukovsky ha redatto quest’estate insieme con Renato Cristin, e con il sostegno di oltre duecento firmatari di rilievo.
Il testo dell’Appello è visualizzabile sul sito ufficiale https://nuremberg.vladimirbukovsky.com/.
L’improvvisa scomparsa pertanto, ci impone anche, come obbligo morale, di proseguire nel tentativo di realizzare questa sua idea che verrà lanciata nell’occasione del trentesimo anniversario dell’abbattimento del Muro di Berlino. La parola Norimberga è una metafora, un termine simbolico che non vuole indicare un tribunale internazionale identico a quello di Norimberga ma che esprime l’esigenza di un giudizio storico e mira a un risultato civile che potrebbe avere oggi anche maggiore efficacia di un tribunale in senso letterale.Infatti, oltre all’aspetto giuridico in senso stretto, che è difficile per motivi pratici e formali, è importante che con questo appello si possa arrivare a una denuncia mondiale dei crimini del comunismo e svolgere un’azione educativa per svelare la sua essenza illiberale.
Si tratta di un’iniziativa caratterizzata dall’etica, che si prefigge di avanzare in forza del valore del principio antitotalitario che afferma. Ed in questa prospettiva, vi hanno aderito personalità e organizzazioni culturali e politiche di molti Paesi.
In Italia, l’Appello è promosso dal Centrodestra e in particolare da Fratelli d’Italia, ma si tratta di un appello super partes, che prendendo distanza dagli estremismi, traccia un perimetro di ragionevolezza che ha a che fare con l’equilibrio e perfino con l’umanitarismo (perché alcuni crimini commessi in nome di quell’ideologia sopravvivono ancora e vi sono pure nuove vittime).
Sul piano internazionale, l’iniziativa è già ufficialmente sostenuta, tra gli altri, da due importanti istituzioni: la Platform of European Memory and Conscience (con sede a Praga), e la Victims of Communism Memorial Foundation (Washington).
Le prime iniziative collegate sono nell’ordine:
Giovedì 7 novembre l’Appello per una Norimberga del comunismo, promosso da Renato Cristin (docente di ermeneutica filosofica presso l’Università di Trieste) e dal dissidente e scrittore russo Vladimir Bukovsky, recentemente scomparso, viene presentato in anteprima internazionale in Conferenza stampa alle ore 13, presso la sala stampa Nassirya del Senato della Repubblica. Alla Conferenza stampa, organizzata dal Gruppo di FdI, parteciperanno i senatori Adolfo Urso (FdI) e Lucio Malan (FI), l’onorevole Vito Comencini (Lega) e i professori Renato Cristin, Roberto de Mattei e Dario Fertilio. (foto)
L’8 novembre il documento verrà presentato nel corso di un evento per il trentennale della caduta del Muro, che si svolgerà a Washington presso il Victims of Communism Memorial Foundation, una delle più importanti istituzioni internazionali su questo tema.
Il 9 novembre si svolgerà a Madrid un convegno di presentazione dell’appello, con la partecipazione di Stéphane Courtois (il curatore del Libro Nero del Comunismo), Hermann Tertsch (parlamentare europeo), Francisco José Contreras (filosofo del diritto, Università di Siviglia), Federico Jimenez Losantos (giornalista).
Il 9 novembre l’appello verrà presentato in un convegno a Trieste organizzato dalla Presidenza della Regione FVG, in occasione del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, al quale parteciperanno: Ryszard Legutko (europarlamentare, Polonia), Maria Schmidt (direttore del museo House of Terror, dedicato ai crimini dei totalitarismi, Budapest), Francesco Perfetti (storico, Università LUISS di Roma), Fausto Biloslavo (giornalista e inviato di guerra), Renato Cristin (filosofo, Università di Trieste). In apertura del convegno di Trieste verrà data lettura di un breve scritto che Vladimir Bukovsky aveva inviato per l’occasione.
L’11 novembre l’appello verrà presentato a Bucarest nel corso di un convegno della Fondazione Eugenio Coposu.