Piccola lezione di anticomunismo

In vista del 9 novembre, trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, pubblichiamo questo articolo  di Kiril Maritchkov, componente del Comitato scientifico della Fondazione Farefuturo, che ha vissuto quegli anni sotto il regime comunista. Con la sua testimonianza apriamo il dibattito sul perché la sinistra italiana ancora oggi entra in sofferenza quando si parla dei crimini del comunismo.

 

Il Parlamento Europeo ha da poco votato la risoluzione che equipara il Comunismo al Nazismo, provocando l’indignazione di tanti esponenti del PD, dell’elite radical chic e dei vari affini, ossia quelli che si sono sempre orgogliosamente professati – per una vita intera – comunisti e socialisti, sventolando orgogliosamente bandiere con falce ed martello e che ora si sentono spaesati perdendo (finalmente, onore al Parlamento UE e alla storia non artefatta) l’alibi di superiorità del loro credo. Realizzando, forse per la prima volta, che tra quel falce e martello e la svastica non c’è alcuna differenza.

Ma non si dovrebbero offendere, gli amici di sinistra. La risoluzione UE li ha persino graziati, considerati i fatti, il numero delle vittime e delle atrocità perpetrate dai comunisti. Anziché “equiparare”, forse sarebbe stato più giusto riconoscere al Comunismo il primato tra le dittature più violente della storia.

Per quanto i moderni marxisti italiani non vogliano ammetterlo, in pressoché tutti gli altri paesi democratici moderni il Comunismo è considerato – ormai da tempo – quantomeno al pari del Nazismo. Per dargli ragione basta vedere i dati. Ai regimi comunisti di Stalin (Unione sovietica), Mao (Repubblica popolare cinese) e Pol Pot (Cambogia), quindi senza contare quelli minori, si attribuiscono oltre 160 milioni di morti contro i 16 milioni del Nazismo. Ben dieci volte tanto!!!

I regimi comunisti detengono anche il primato di longevità. Dalla Rivoluzione bolscevica di Lenin nel 1917 alla caduta del muro di Berlino nel 1989, il comunismo ha imperversato per ben 70 anni e, in alcuni paesi come la Cina, Corea del Nord e Cuba, continua tutt’oggi a reprimere, violare diritti umani, privare libertà fondamentali, mentre non esiste da decenni, da nessuna parte la mondo, un regime nazifascista.

A ciò si aggiunga anche la devastazione economica, che si è affiancata tragicamente a quella politica. I regimi comunisti hanno letteralmente distrutto, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e quindi dall’imposizione delle dittature rosse da parte dell’Unione Sovietica sui paesi dell’Est Europa, le economie di tali nazioni (molte delle quali si stanno ancora faticosamente riprendendo), per poi annientare anche se stessa per via di quell’assurdo ed utopico modello dell’economia pianificata che si è rivelata mera utopia. Un primato, quello di impoverire intere nazioni, che invece è un’esclusiva dei regimi comunista.

In Italia, fino ad oggi, coloro che si proclamano comunisti erano visti come liberali, giusti, umani ed eroici. Ora, commentando la risoluzione dell’UE, gli stessi dicono che si tratta di atto di ignoranza storica, ma la vera ignoranza, purtroppo, è stata quella che per decenni ha tenuto, in Italia, in vita il comunismo senza condannarlo e senza indicarlo con il suo vero nome, ossia come una sanguinaria dittatura.

E quindi di cosa hanno paura i comunisti? Di veder bandire anche in Italia il loro credo come contorto e violento, così com’è stato fatto con il nazifascismo? Sarebbe giusto farlo, il prima possibile, magari in memoria di quei 160 milioni di vittime del comunismo nel mondo. E sarebbe altrettanto giusto che un popolo democratico e pensante, nel rispetto anche della sua naturale evoluzione storica, trovi la forza e l’intelligenza di voltare pagina, di aprire gli occhi e di adeguarsi finalmente alla verità storica.

Basti pensare il regime nazista è finito nel 1945, ben 74 anni fa, ma la sua ombra continua ad essere evocata dalla sinistra ogni volta che si deve fare propaganda. Solo 30 anni fa, invece, cadeva il Muro di Berlino e con esso il regime comunista che ha imperversato, appunto, tra repressioni, uccisioni, campi di concentramento e atrocità inimmaginabili, per un periodo due volte più lungo, facendo anche dieci volte più vittime del nazismo. Ma finora si preferiva tacere.

Presumendo, quindi, che dopo così tanti decenni si debba continuare a patire la “ferita” nazifascista, non si può più accettare che, nel XXI secolo, in Italia, alterando persino i testi scolastici e universitari, non si parla ancora con la dovuta obiettività storica dei campi di concentramento dell’URSS, delle deportazioni di massa ad opera dei fanatici leader comunisti, delle esecuzioni senza processo di decine di migliaia di “nemici del popolo”, come venivano chiamati i dissidenti, gli intellettuali e i liberi pensatori. Fino alla paradossale esistenza tutt’oggi in Italia di un Partito Comunista, che si presenta persino alle elezioni, con tanto di logo con falce e martello che per quelli come me, nati e cresciuti sotto il vero regime comunista, equivale alla svastica nazista, bisognerebbe, dopo questo primo passo fatto dall’UE, sradicare una volta per tutte la credenza socialmente consolidatasi in Italia che i comunisti sono giusti ed i partigiani eroi, ricordando che in molti paesi quest’ultimi non erano diversi dai boia nazisti, venivano finanziati e sorretti dal Regime Sovietico e, sotto la copertura ideologica del potere proletario deportavano intere famiglie nel cuore della notte per impossessarsi delle loro case, torturando e uccidendo senza processo coloro che venivano dichiarati nemici del popolo, costruendo campi di concentramento come i Gulag siberiani. Il tutto servendosi di polizia segreta, carri armati – come durante la Primavera di Praga -, spie, coercizione e violenza, il tutto fino al 1989, appena 30’anni fa.

Nel nome del comunismo è stata, così, repressa e sottomessa mezza Europa. Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Polonia, Romania, Lettonia, Lituania, Estonia, Albania, i paesi dell’ex Jugoslavia e, naturalmente, le repubbliche sovietiche di cui diverse oggi hanno finalmente ottenuto la libertà e l’indipendenza.

Molte di queste cose le ha vissute la mia famiglia, nella Bulgaria comunista, prima che io nascessi. Altre, più blande, le ricordo nella mia infanzia. Non si poteva viaggiare, non esistevano libere elezioni, libertà di stampa, libertà di parola. Insomma, non esisteva la libertà di niente. L’assurdo modello di economia pianificata proibiva qualsiasi iniziativa privata. Era tutto pubblico e ovviamente non funzionava niente. Nei primi anni ’70, com’è giusto ricordare ai radical chic che si battono per i diritti dei gay, la polizia comunista pagava chiunque segnalasse o portasse un omosessuale al commissariato di polizia. Persino negli asili si faceva propaganda. Ai bambini! Gli insegnanti, come raccontava mio padre, mettevano in piedi un teatrino molto efficace sui più piccoli: gli dicevano di chiudere gli occhi perché Dio gli avrebbe dato una caramella, ma una volta riaperti, ahimè, la caramella non c’era. Poi richiudevano gli occhi e gli si spiegava che Zio Stalin gli avrebbe dato la caramella e, come per magia, la caramella questa volta appariva, insieme alla spiegazione che “Dio non esiste, mentre Stalin gli vuole tanto bene”.

Il Comunismo è questo. E molto altro. Leggete Solzenicyn, premio Nobel, e meditate, amici di sinistra. E quando, finalmente, Comunismo e Nazismo, i due mostri del XX secolo, verranno finalmente messi sullo stesso piano eliminando dal dibattito politico l’ipocrisia di rinnegare che il primo non sia lo stesso se non peggiore, si potrà finalmente voltare pagina e pensare al futuro. Questo processo è appena iniziato. Speriamo che continui, per la verità storica da tramandare ai nostri figli.

*Kiril Maritchkov, componente Comitato Scientifico Fondazione Farefuturo