In Ungheria, per una nuova alleanza europea

Ritorno a Budapest dopo il meeting di un anno fa, con Giorgia Meloni e Victor Orban. Allora, a fine febbraio, eravamo in campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento nazionale sia in Italia che in Ungheria; in entrambi i Paesi ha poi vinto il centrodestra ma mentre a Budapest il presidente Orban ha potuto realizzare i suoi impegni con gli elettori, in Italia i meccanismi perversi della legge elettorale hanno prodotto una strana alleanza tra forze che avevano presentato programmi diversi e contrastanti con i propri elettori e i risultati purtroppo si riscontrano nella convulsa azione del governo, spesso appunto contradittoria.
Anche stavolta siamo in un clima preelettorale in entrambi i Paesi ma per il rinnovo del comune Parlamento europeo che sarà realizzato nell’ultima domenica di maggio.
La situazione è molto diversa da allora per quanto riguarda le nostre forze politiche. Fidesz è sotto processo nel Partito popolare per azione dei gruppi di riferimento dei paesi nordici e dei lussemburghesi di Juncker, azione che stavolta potrebbe andare in porto, malgrado le resistenze di spagnoli e italiani e la riluttanza dei tedeschi che non vogliono perdere il supporto dei dodici decisivi parlamentari ungheresi per i successivi equilibri nei poteri dell’Unione.
Fratelli d’Italia, invece, è riuscita a raggiungere una importante collocazione nel gruppo e nella Alleanza dei conservatori e riformisti, in pratica nella famiglia dei conservatori che governano buona parte dell’Occidente, come dimostra anche il prestigioso intervento di Giorgia Meloni a Washington, al fianco di Donald Trump. Peraltro, buona parte degli osservatori ritengono che nel prossimo Parlamento Europeo, proprio questo gruppo sarà decisivo nella concreta ipotesi che nasca una nuova alleanza tra popolari e sovranisti, che emargini del tutto i socialisti realizzando così una svolta storica nella politica della istituzioni europee. Il gruppo Conservatori e riformisti, fondato dagli inglesi, vede già al suo interno i partiti di centrodestra degli altri paesi di Visegrad, a partire dai polacchi, che prenderanno le redini del gruppo dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, cechi, slovacchi, ma anche francesi di tradizione gollista, gli spagnoli del nuovo partito di destra Vox, astro nascente della politica iberica, e tante altre forze di governo della Unione.
Se gli ungheresi di Fidesz dovessero decidere di aderire anch’essi al gruppo Conservatori e riformisti si creerebbe un blocco omogeneo per cambiare a fondo gli equilibri europei imponendo ai Popolari una intesa di centrodestra, su basi solide e durature, tale da imprimere una nuova politica europea sui temi della difesa e della sicurezza ma anche della natalità e della crescita, quindi degli investimenti e dello sviluppo.
Di questo abbiamo spesso parlato con i nostri interlocutori, sia nei meeting politici e culturali svolti a Budapest nella giornata del 28 febbraio dello scorso anno con Victor Orban e Giorgia Meloni, sia nel meeting successivo svoltosi a Roma il 9 novembre su iniziativa di Farefuturo, in occasione del ventennale della caduta del Muro di Berlino ed a cui parteciparono con la fondazione ungherese anche altre fondazioni dei Paesi di Visegrad.
L’Incontro tra le nostre Fondazioni si svolgerà nel pomeriggio di venerdì 8 marzo nella sede di Szàzadveg a Budapest a margine della missione della delegazione della Associazione di parlamentare Italia-Ungheria che ho promosso e a cui hanno aderito oltre settanta parlamentari di tutti i gruppi politici, dieci dei quali parteciperanno appunto alla missione.
La nostra delegazione incontrerà il presidente del Parlamento Käver László, e avrà un meeting con i numerosi parlamentari ungheresi che hanno aderito alla Associazione parlamentare Ungheria Italia, presieduta da Istvan Hiller, già ministro della Cultura. Sono previsti anche incontri a livello di Governo con Magyar Levente, viceministro per gli Affari e il Commercio Esteri, e Szabolcs Takacs, Segretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio, responsabile per i Rapporti e collaborazione con le politiche europee.
La delegazione, inoltre, incontrerà la numerosa e sempre più influente comunità imprenditoriale italiana in un evento organizzato dalla ambasciata d’Italia.
Anche questa missione parlamentare, ovviamente istituzionale e “neutrale” sul piano politico, può comunque contribuire a sfatare luoghi comuni e ad accrescere la reciproca conoscenza della attivita legislativa dei rispettivi Parlamenti, consolidare i rapporti istituzionali, culturali e politici tanto più importanti in questa fase critica della storia della comune casa europea che necessita, oggi più che mai, di adeguate riforme consacrate dagli elettori. Europa dei popoli, appunto, e delle Nazioni.

*Adolfo Urso, senatore FdI