Come Berlino negli anni ’70, Hong Kong è diventata frontiera che divide il mondo libero dall’autoritarismo cinese. Non possiamo abbandonarla. Non possiamo abbandonare Joshua Wong e gli altri ragazzi finiti in carcere per la libertà. Il commento di Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir
Tutto sembra rispondere alla volontà di dominio consacrata anche in importanti modifiche costituzionali e legislative, di fatto espansioniste e imperialiste. Per questo, anche per questo, la “battaglia” di Joshua Wong e degli altri giovanissimi combattenti per la libertà, è eroica e va da noi sostenuta sino in fondo in ogni consesso istituzionale e in ogni ambito. Joshua combatte da quando aveva solo 13 anni, è stato arrestato più volte in sette anni, ha svegliato la sua generazione con la protesta degli “ombrelli”, sembrava che potesse “scuotere” anche la Cina, sino a quando il Covid non ha consentito di estendere il controllo totalitario in ogni ambito sociale. Ora dovrà scontare almeno 13 mesi di carcere ma la sua mite immensa forza d’animo non è stata piegata dalla minaccia delle sbarre.
Noi dobbiamo fargli capire che il mondo gli è vicino anche dentro quelle mura, perché lui lotta anche per noi e soprattutto per i nostri figli. Solo se il mondo prende coscienza della posta in palio sarà davvero possibile tutelare le libertà dei giovani di Hong Kong oggi, così da tutelare le nostre libertà domani.
Dobbiamo presentare mozioni in ogni assemblea a partire da quelle parlamentari, senza distinzione di parte, per impegnare il governo a porre la questione di Hong Kong e la libertà dei giovani arrestati e le prerogative sancite dai trattati internazionali come tema prioritario nei nostri rapporti diplomatici, nel contempo dobbiamo scuotere l’opinione pubblica perché solo la manifesta solidarietà del mondo nei confronti dei giovani incarcerati può convincere le autorità cinesi che la politica imperialista non produce frutti perché allarma tutti.
L’unica cosa di cui Pechino ha davvero timore è l’opinione pubblica mondiale, proprio perché in Cina non esiste e non può esistere una opinione pubblica.
Noi siamo convinti che con la Cina, con il popolo e con il governo cinese si possa e si debba operare senza pregiudizi di alcun tipo ma anche senza alcuna sudditanza. Per questo speriamo che il mondo alzi oggi la voce a sostegno di Joshua Wong e degli altri combattenti per la libertà perché domani potrebbe essere troppo tardi. Hong Kong è come Berlino, siamo tutti cittadini di Hong Kong!
*Adolfo Urso, presidente Fondazione Farefuturo
Fonte Formiche.net