Hong Kong è la nuova Berlino Ovest

Come Berlino negli anni ’70, Hong Kong è diventata frontiera che divide il mondo libero dall’autoritarismo cinese. Non possiamo abbandonarla. Non possiamo abbandonare Joshua Wong e gli altri ragazzi finiti in carcere per la libertà. Il commento di Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir

Hong Kong oggi è come Berlino negli anni Sessanta. È li che si scommette il destino del mondo, il nostro futuro di libertà. Perché Hong Kong come Berlino è la cartina di tornasole di quello che sarà il nostro destino se la Cina dovesse dispiegare la sua supremazia nel mondo.
Se la Cina dovesse conculcare, come purtroppo sta facendo, le libertà e le prerogative di Hong Kong, sancite da accordi internazionali, vuol dire che conculcherà anche le nostre ove avesse la possibilità di farlo. Ed oggi sappiamo che tende a farlo come dimostrano le vicende di questi anni, di questi mesi. E come dimostra in modo drammatico l’evoluzione della situazione a Hong Kong: la repressione delle manifestazioni, l’espulsione di parlamentari dissidenti, cioè democratici, dalla Assemblea legislativa, la nuova e liberticida legge sulla sicurezza nazionale.
La postura della Cina con Xi Jinping è profondamente cambiata, rispetto al recente passato – quando tutti noi la consideravano come un grande promettente mercato e sicuramente un partner importante e millenario con cui crescere insieme; è profondamente cambiata, come dimostra la corsa al riarmo, la realizzazione di portaerei e sommergibili, le rivendicazioni territoriali e marittime, le ripetute minacce a Taipei, la costruzione di basi militari lungo la via della Seta, come a Gibuti, la politica del debito e degli appalti lungo il corridoio commerciale, gli investimenti in tecnologia dual use e nella costruzione della supremazia del 5G e della intelligenza artificiale, persino la politica sanitaria e le menzogne sulla pandemia, così come la corsa all’accaparramento delle materie prime e la penetrazione negli organismi internazionali.

Tutto sembra rispondere alla volontà di dominio consacrata anche in importanti modifiche costituzionali e legislative, di fatto espansioniste e imperialiste. Per questo, anche per questo, la “battaglia” di Joshua Wong e degli altri giovanissimi combattenti per la libertà, è eroica e va da noi sostenuta sino in fondo in ogni consesso istituzionale e in ogni ambito. Joshua combatte da quando aveva solo 13 anni, è stato arrestato più volte in sette anni, ha svegliato la sua generazione con la protesta degli “ombrelli”, sembrava che potesse “scuotere” anche la Cina, sino a quando il Covid non ha consentito di estendere il controllo totalitario in ogni ambito sociale. Ora dovrà scontare almeno 13 mesi di carcere ma la sua mite immensa forza d’animo non è stata piegata dalla minaccia delle sbarre.

Noi dobbiamo fargli capire che il mondo gli è vicino anche dentro quelle mura, perché lui lotta anche per noi e soprattutto per i nostri figli. Solo se il mondo prende coscienza della posta in palio sarà davvero possibile tutelare le libertà dei giovani di Hong Kong oggi, così da tutelare le nostre libertà domani.

Dobbiamo presentare mozioni in ogni assemblea a partire da quelle parlamentari, senza distinzione di parte, per impegnare il governo a porre la questione di Hong Kong e la libertà dei giovani arrestati e le prerogative sancite dai trattati internazionali come tema prioritario nei nostri rapporti diplomatici, nel contempo  dobbiamo scuotere l’opinione pubblica perché solo la manifesta solidarietà del mondo nei confronti dei giovani incarcerati può convincere le autorità cinesi che la politica imperialista non produce frutti perché allarma tutti.

L’unica cosa di cui Pechino ha davvero timore è l’opinione pubblica mondiale, proprio perché in Cina non esiste e non può esistere una opinione pubblica.

Noi siamo convinti che con la Cina, con il popolo e con il governo cinese si possa e si debba operare senza pregiudizi di alcun tipo ma anche senza alcuna sudditanza. Per questo speriamo che il mondo alzi oggi la voce a sostegno di Joshua Wong e degli  altri combattenti per la libertà  perché domani potrebbe essere troppo tardi. Hong Kong è come Berlino, siamo tutti cittadini di Hong Kong!

*Adolfo Urso, presidente Fondazione Farefuturo

Fonte Formiche.net

Centinaio: Italia con Taiwan e Hong Kong

Intervista al Sen. Gian Marco Centinaio sulla sua recente missione a Taiwan

D. Taiwan appare un punto d’incontro tra Occidente ed Oriente, dove l’Italia è un partner economico con un interscambio di oltre 4 miliardi ed una meta turistica molto apprezzata dai taiwanesi che nello
scorso anno ci hanno raggiunto in 50 mila. Mi può dare una panoramica di ciò che ha percepito nel corso della sua recente missione?
R. Ho percepito un gran desiderio d’Italia. Siamo un interlocutore economico molto importante per Taiwan, come raffigurano i dati riguardo i taiwanesi che investono in Italia e gli imprenditori italiani che trovano in questo Paese la porta d’Oriente; in tal senso c’è un’apertura che ci vede partner privilegiato. Inoltre mi ha colpito il forte senso dello Stato e l’alto livello di democrazia. Ho tuttavia notato un sentimento di timore, per la probabilità che possano vivere situazioni analoghe a quelle che vedono ad Hong Kong.

D. Non aver ancora riconosciuto Taiwan pregiudica la qualità dei nostri rapporti, tuttavia c’è un’importante presenza in Italia nello strategico porto di Trieste e la nostra Saipem si è aggiudicata un importante contratto nell’Isola per il 2020; questo legame che si è sviluppato in due settori così nevralgici cosa ci indica?
R. Taiwan non è più da considerare una realtà con cui intrattenere semplici rapporti commerciali. Il livello di intesa in ambiti come le grandi infrastrutture e l’energia, la sempre maggiore circolazione e collaborazione di persone tra i rispettivi Paesi, ci indicano una necessità di regolamentare i rapporti non soltanto attraverso missioni parlamentari ma, attraverso una diplomazia ufficiale, tra governi. In tal senso penso che sia giunto il momento di riconoscere Taiwan.

D. Il Comitato degli Affari Esteri della Camera USA ha approvato il “TAIPEI Act”, che intende chiedere il riconoscimento di Taiwan. Ritiene che l’Italia possa svolgere un ruolo di sensibilizzazione in Europa e, insieme agli alleati atlantici, operare affinché Taiwan possa uscire dall’isolamento?
R. Credo che, oltre a poterlo fare, l’Italia lo debba fare. Taiwan è una democrazia ed in quanto tale merita di essere riconosciuta dalla comunità internazionale al pari di qualunque altro Stato sovrano indipendente. L’Italia ha la possibilità di svolgere un ruolo importante in tal senso, assumendo le proprie decisioni in politica estera senza subire influenze e pressioni esterne.

D. La Cina non nasconde la propria vocazione imperialista e la propria posizione riguardo Taiwan è chiara, così come lo è nel contesto globale. Cosa pensa a riguardo?
R. Che la Cina dica a tutti i Paesi del mondo di non riconoscere Taiwan per motivi che non trovano ragioni se non nei propri contrasti storici, credo sia anacronistico ed anti storico. Nel tempo presente in cui dovremmo cercare di andare verso una convivenza che sia la più pacifica possibile, i problemi del passato tra singoli Stati dovrebbero risolversi senza nuovi attriti. Non credo che la diplomazia e la società italiana possano accettare che non venga riconosciuto un Paese autonomo che non chiede altro che una forma di democrazia.

D. Pochi giorni fa, a margine dell’iniziativa al Senato con Joshua Wong in videoconferenza, Pechino ha definito “irresponsabile” il comportamento dei senatori promotori. Come giudica questa vicenda?
R. Ritengo sia molto grave che uno Stato straniero giudichi l’attività di parlamentari democraticamente eletti dai cittadini del nostro Paese. Penso che debba essere rispettata qualsiasi libertà di ascolto ed espressione del popolo italiano e dei suoi rappresentanti nei confronti di chiunque, anche qualora dovesse essere invitato a parlare un leader della Repubblica cinese, come già avvenuto. L’Italia è un Paese democratico, libero, civile ed in virtù di tali caratteristiche abbiamo la sensibilità e la maturità per ascoltare tutti.

*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta

Hong Kong, la libertà di tutti.

Si è svolto, presso la Sala Caduti di Nassiriya del Senato, il convegno “Hong Kong, la libertà di tutti: La posizione dell’Italia sui diritti umani, che ha visto la partecipazione di Joshua Wong, leader del movimento democratico Demosisto, in collegamento skype da Hong Kong. L’incontro è stato promosso dal presidente della Fondazione Farefuturo e senatore di Fratelli di Italia Adolfo Urso, Giulio Terzi, ambasciatore e presidente del Comitato Globale per lo Stato di Diritto “Marco Pannella” e Laura Harth rappresentante del Partito radicale alle Nazioni Unite. Hanno aderito senatori e deputati di tutti gli schieramenti politici, tra i quali: Enrico Aimi (Forza Italia), Giuseppe Basini (Lega), Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia), Valeria Fedeli (Partito Democratico), Lucio Malan (Forza Italia), Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), Isabella Rauti (Fratelli d’Italia) e Manuel Vescovi (Lega). I Cinque Stelle grandi assenti soprattutto dopo la notizia della doppia visita di Beppe Grillo all’ambasciata cinese a Roma.

Il presidente Urso ha sottolineato un allarme ribadito anche dal dissidente democratico di Hong Kong, un’avvertenza legata alla progettualità economica della Via della Seta: “Hong Kong deve servire da esempio dal quale imparare. Con l’esperienza e l’esempio di Hong Kong, anche l’Italia deve stare attenta a non dipendere troppo dagli interessi economici, e in particolare dal progetto Belt and Road Inititative, la Via della Seta. Non è altro che una strategia della Cina per influenzare il nostro Paese, spalancano le porte all’Europa”. E a Di Maio Wong ha inviato un messaggio:”non esiste nessun pranzo gratis nel mondo”.

I lavori hanno visto la presenza dell’ambasciatore di Taiwan in Italia Andrea S.Y. Lee che ha portato la solidarietà di Taiwan alle forze democratiche di Hong Kong, sottolineando le medesime preoccupazioni riguardo l’azione della Cina in tutto il mondo asiatico. Il rapporto dell’Italia con la Cina influenzerà certamente il dibattito politico dei prossimi mesi così come l’importanza di affermare visioni democratiche e rispettose delle convenzioni internazionali sui diritti fondamentali dell’uomo.

La prossima settimana la Commissione Esteri della Camera, e a seguire quella del Senato, presenteranno una mozione pro-Hong Kong.