La politica abbia visione!
La sentiamo pronunciare da tempo e da più parti ma cosa significa e come la si declina questa miracolosa parola che non è più un obiettivo ma è diventata una necessità? È giunto il momento di traslare il significato che da adito a molteplici interpretazioni su un piano operativo e concreto di idee e progetti atti a creare condizioni favorevoli per un nuovo e solido sistema Paese.La visione per essere realizzata ha bisogno di modelli e, più precisamente nel contesto sociale ed economico in cui viviamo, di Modelli Strategici Integrati. Applicare una visione al settore siderurgico, nello specifico ad un esempio dei nostri giorni come la crisi ILVA, significa cercare di dare un contributo di idee concrete alla soluzione di un problema che impatta su più piani e più livelli.
L’Italia ha bisogno del settore siderurgico ed ha bisogno di ILVA, l’industria da troppi anni per motivi ideologici ancora oggi radicati paga un ostracismo che ci ha reso deboli sui mercati globali. La responsabilità di questo retaggio culturale è anche della stessa industria che non ha voluto e saputo comunicare nel modo giusto, non ha fatto innovazione e ristrutturazioni volontarie se non quando il mercato le ha imposte. ILVA ha un impatto nazionale ed europeo sul comparto dell’acciaio ma anche sul tessuto economico e sociale della Puglia e dell’intero Sud. Voler dare soluzione al problema guardando solo all’azienda e alla riqualificazione green delle linee produttive è illusorio e riduttivo, dieci anni di tentativi su questa linea di pensiero dovrebbero essere sufficienti per capire che è necessario cambiare strategia.
Un Modello Strategico Integrato è quella cornice operativa che vede attuare strumenti e strategie dove l’azienda è un attore e non l’attore, dove il regista è lo Stato che guida e coinvolge con le opportune politiche le forze economiche, sociali, culturali del territorio per un grande progetto di interesse comune. L’Italia ha bisogno di acciaio, di innovazione, di eccellenze che esprimano le capacità, le conoscenze e competenze delle esperienze tra settori differenti per sviluppare nuovi business, nuove aziende, nuovi posti di lavoro, nuove opportunità di crescita del Paese per affermarsi nei mercati globali.
Nell’immediato futuro, solo per citare alcuni focus d’interesse:
– l’Italia e le aziende italiane avranno bisogno di acciaio e soprattutto di acciaio di qualità.
– l’acciaio sarà il materiale da costruzione del futuro soprattutto in Italia perché più Eco e Riciclabile.
– nei prossimi 20/30 anni il patrimonio immobiliare e infrastrutturale del Paese sarà giunto a fine vita, Acciaio, legno e plastica, prenderanno sempre più campo sul cemento.
– il know-how italiano sulla produzione di acciaio che sull’impiantistica innovativa e green è da leader mondiali.
– in Italia la capacità di studiare, realizzare e produrre acciai di alta qualità, tipologie e composizioni innovative per utilizzi tradizionali e in applicazioni speciali è straordinaria. Dal mondo delle costruzioni e ricostruzioni (in ambito sismico sarà strategico) alla meccanica e robotica avremo sempre maggior bisogno di studiare e realizzare nuovi prodotti.
In questo contesto, applicare un Modello Strategico Integrato ad ILVA significa:
– riconversione della città di Taranto (salute, lavoro, economia, cultura, turismo).
– delocalizzazione della struttura produttiva ILVA in altra area fuori Taranto con polo integrato di produzione di acciaio e semilavorati speciali (meno quantità più qualità)
– bonifica ex area ILVA.
– realizzazione di un Campus Universitario dell’Acciaio (tecniche, tecnologie, studio, ricerca e sviluppo, architettura, ingegneria sismica, costruzioni, meccanica, robotica,, ecc..), giovani e studiosi da attrarre da tutto il mondo, una eccellenza per il mondo dell’acciaio. Le università del futuro oltre alla formazione iniziale dovranno ri-qualificare, ri-formare, ri-convertire le 3C (competenza, conoscenza, capacità) di ogni profilo professionale. La formazione continua sarà una necessità per tutta la vita lavorativa, dall’operaio al manager e la sinergia tra università e imprese sarà decisiva.
– realizzazione di un’area di eccellenza industriale con attività connesse e complementari alla Nuova ILVA (sismica, meccanica, robotica, aerospaziale, impiantistica, ecc..)
– realizzazione di un museo dell’acciaio e dell’industria.
– ri-qualificazione e ri-valorizzazione del quartiere Tamburi e dei quartieri limitrofi, costruzione di un quartiere attrattivo con grattacieli in acciaio simbolo di sviluppo della Nuova Taranto.
– realizzazione dell’aeroporto internazionale di Taranto a servizio di tutta la Puglia ed il Sud in genere con sistema integrato su rotaia per un forte Progetto Turismo con attrazione delle primarie catene alberghiere e strutture di servizio in ambito turistico.
Il perché lo abbiamo detto, il cosa pure, manca il come! Come finanziare tutto questo? La risposta più semplice sarebbe, abbiamo il Recovery! Sbagliato! Dobbiamo dimostrare che siamo in grado di farcela con la forza delle nostre idee e quindi saper coinvolgere ed attrarre finanziatori ed investitori con risorse superiori a quelli che saranno i fondi UE. Attrarre aziende e filiere italiane ma anche fondi e partners esteri per un progetto di grande risonanza a livello globale per dimostrare che il sistema Italia sa trasformare una crisi cronica in opportunità di sviluppo e innovazione. Facciamo di Taranto un esempio nel mondo di “buona industria” integrata nel territorio ad un benessere più ampio che è quello della comunità. L’obiettivo di questo progetto è attivare tutte le risorse economiche e sociali per dare una prospettiva di crescita non solo sostenibile ma lavorativa, demografica e di opportunità.
Le dinamiche della globalizzazione combinate con l’innovazione, la tecnologia, l’intelligenza artificiale, inevitabilmente porteranno nelle aziende di qualsiasi settore ma soprattutto nell’industria grandi riduzioni di personale operativo non qualificato. Inutile ed illusorio pensare di mantenere i livelli occupazionali, vale per ILVA come per Alitalia e tante altre aziende che nel post-covid si aggiungeranno. Da queste situazioni se ne esce solo con la convinzione che una crisi può e deve essere opportunità di aprire la strada a nuovi e innovativi business che creino da due a tre volte la necessità di nuove risorse umane, questo è il Modello Strategico Integrato, questa è la visione.
ILVA sia un Modello, sia un esempio replicabile nelle tante aree di crisi italiane che sono ormai croniche e strutturali a causa anche di un Modello di Impresa tutto italiano che ha difficoltà ad evolversi e rinnovarsi. La riflessione si allarga ovviamente a quello che è il tessuto economico imprenditoriale dove “nanismo” e “ricambio generazionale” sono due dei principali limiti e in prospettiva vitali problemi . Lo sentiamo dire spesso: le aziende italiane soffrono di “nanismo”. Nonostante sia una giusta affermazione, si devono considerare i vantaggi di tale frammentarietà. L’altissimo livello di specializzazione dovuto alle peculiarità locali che rendono ogni prodotto e servizio un’eccellenza agli occhi del mondo, l’espressione di una brand equity positiva sul piano internazionale, in quanto immagine di eleganza, creatività, ingegno e soprattutto di stile di vita, tutto questo è racchiuso nel marchio Made in Italy.
È necessario applicare anche in questo contesto un MSI mantenendo la nostra identità ma attuando strumenti di sistema e sinergia che ci permettono di creare condizioni di crescita e consolidamento nei mercati globali anche per le nostre piccole aziende. Parafrasando una nota pubblicità non abbiamo bisogno di “aziende grandi” ma di “grandi aziende”! Agevolare, supportare, guidare il ricambio generazionale, che è il vero problema delle piccole aziende, nel contesto di uno strumento e forme di aggregazione che lascia piena autonomia all’azienda ma integrata ed inserita in filiere del valore con alta visibilità nei mercati internazionali, questo è il futuro, questo è il Modello Strategico Integrato per rendere forte e solido il mondo delle PMI. Abbandonare le piccole aziende industriali al loro destino porterebbe a tante piccole ILVA, vorrebbe dire rischiare di far morire le imprese con il proprio fondatore, con conseguente impatto economico, sociale e ambientale su tutta la comunità, nelle generazioni a seguire. Tali riflessioni sono da tenere in considerazione nel momento presente, con progetto di lungimiranza, per evitare l’inevitabile in futuro.
La pandemia anche quando sarà finita o tenuta sotto controllo avrà un impatto che noi oggi ancora non immaginiamo sia nelle persone che nelle attività economiche. I Modelli di Business cambieranno per piccole e grandi aziende, non tutti potranno o sapranno adeguarsi. Pertanto, al fine di evitare un darwinian shakeout tra le imprese, spetta allo Stato mettere in campo politiche, strumenti e strategie per gestire una fase dove tutti, in special modo coloro che saranno caduti, potranno rialzarsi per essere parte integrante di una nuova era. Un’era dove l’assistenzialismo sia l’ultima ratio, mentre il profluvio ordinato e organizzato di idee e progetti possano divenire un processo fondamentale di un nuovo tessuto economico, in modo da ristabilire un equilibrio nell’interesse della comunità!
In sintesi un Modello Strategico Integrato!
La politica abbia visione!
*Alessandro Maglioni, manager industriale