Signor Presidente, questo non è un momento qualunque nei rapporti tra l’Italia e il Venezuela e non è uno dei tanti dibattiti che si sono svolti nei mesi e negli anni passati. Prima il presidente Casini diceva giustamente che nel passato, anche recente, il nostro comportamento è stato diverso nei confronti del Venezuela e del suo Governo. Io stesso, nel mio mandato di Governo, pur non avendo alcuna simpatia per i Governi politici di Chavez e poi di Maduro, sono stato in missione ufficiale in Venezuela, per tutelare la rappresentanza della comunità italiana e per tutelare le imprese italiane, e ho incontrato l’allora presidente Chavez, come tanti tra noi. Un rapporto giusto e legittimo tra le istituzioni di Stati liberamente riconosciuti e i loro Governi liberamente eletti. Ma qui è un’altra storia. Maduro è stato eletto con un plebiscito non riconosciuto dalla comunità internazionale, un anno fa. È un usurpatore, mentre il presidente Guaidó è espressione dell’unico Parlamento eletto liberamente e costituzionalmente dai cittadini venezuelani; egli, sulla base di un articolo della Costituzione venezuelana (il 233), ha assunto la Presidenza, destituendo l’usurpatore. Il Governo legittimo, secondo la stessa Costituzione venezuelana e secondo tutta la comunità internazionale, è quello che Guaidó ha espresso ieri, come espressione dell’unico Parlamento eletto. Nello scorso anno, per aggiungere qualche elemento a questa Assemblea, venti milioni di venezuelani hanno attraversato il confine con la Colombia e con altri Paesi confinanti, per potersi nutrire, curare, acquistare medicine e poi rientrare nel proprio Paese. Ripeto, venti milioni di persone hanno attraversato il confine per poter sopperire alle proprie necessità di sopravvivenza, anche sanitaria. La mortalità infantile è aumentata del 30 per cento. Un milione di venezuelani sono già nei campi profughi all’estero. Il crollo dell’economia venezuelana, una volta florida, è evidente a tutti. La povertà ormai riguarda tre quarti della popolazione: tre quarti della popolazione non riesce a nutrirsi a sufficienza e un abitante su tre non riesce a mangiare tutti i giorni. La situazione è drammatica. Di fronte a questa situazione drammatica, l’evento di ieri è una svolta. Ma noi dobbiamo essere tempestivi (lo dico al Parlamento e al Governo): se l’Italia interviene riconoscendo il Governo legittimo di Guaidó facendo capire all’usurpatore e, soprattutto all’esercito venezuelano, che un’eventuale repressione sanguinosa (come potrebbe verificarsi nelle prossime ore, se noi restassimo silenti) della rivolta legittima del popolo venezuelano verrebbe sanzionata con gli strumenti della comunità internazionale con il rischio di essere portati davanti al tribunale internazionale per crimini contro l’umanità, la repressione non ci sarà. Il nuovo Governo ha già garantito (il presidente Guaidó è stato intelligente in tal senso) l’amnistia per qualunque uomo militare in divisa, qualunque crimine abbia commesso nel passato, purché si schieri con il Governo legittimo, cioè con quello dell’Assemblea nazionale elettiva. Siamo a un momento di svolta ed è opportuno che la comunità internazionale si comporti come hanno fatto ieri praticamente quasi tutti gli Stati dell’America meridionale. È emblematico e significativo che, qualunque sia stato e qualunque sia il Governo degli Stati dell’America meridionale, si siano schierati tutti con il Governo legittimo di Guaidó e contro ogni repressione. Se anche l’Europa lo farà (come noi ci auguriamo) – e l’Europa è l’America latina, per cui è più importante quello che sceglie l’Europa piuttosto che quello che sceglie il Canada per l’America Latina – se l’Unione europea, se il commissario europeo Mogherini, se il Parlamento europeo con il Parlamento italiano si schiereranno con il nuovo Governo legittimo riconoscendolo immediatamente, allora la repressione sarà fermata. Altrimenti i morti di Caracas peseranno sulla coscienza di ciascuno di noi. Possiamo fermare la repressione facendo capire chiaramente a quel regime che è finita, che la comunità internazionale non perdonerà mai coloro che dovessero schierarsi per la repressione interna. Questo è importante; in questo momento la diplomazia e la cautela di coloro che dicono di aspettare ancora favoriscono in qualche misura la repressione. In questo momento il silenzio è complicità di quello che accadrà. Dobbiamo saperlo e soprattutto lo sanno i 2 milioni di oriundi italiani che vivono e soffrono in Venezuela. Non possiamo lasciarli soli. Chiediamo al Parlamento, al Senato in questo momento e, tramite la Presidenza del Senato, al Governo italiano, di dichiarare immediatamente il riconoscimento del Governo di Guaidó. Senza se e senza ma tutte le forze politiche in questo Parlamento devono dichiararsi e schierarsi. Chi tace favorisce la repressione e porta con sé, nella sua coscienza, anche quello che accadrà.
*Pubblichiamo intervento al Senato di Adolfo Urso ( Senatore, già Ministro con delega al Commercio estero) sulla crisi in Venezuela