Molte, diverse, a volte affascinanti, talvolta inquietanti, le anime che hanno attraversato la destra postfascista: da quella sociale e popolare a quella borghese, dalla trasgressiva alla benpensante, da quella bottegaia, alla sessantottina, alla rivoluzionaria, finanche all’anarchica. Tante anime tenute per lo più insieme dal carisma di Giorgio Almirante, dall’isolamento imposto che rende fratelli e da una morale cosiddetta eroica che ha tra le parole d’ordine patria, onore e fedeltà. Negli anni Novanta si compie lo sdoganamento. Alleata di Forza Italia, prevale la destra dal volto liberista nel solco della nascente era berlusconiana. La destra missina, formazione politica uscita indenne e più di altre avvantaggiata dal ciclone Tangentopoli, va al governo. Diventa Alleanza Nazionale. Ma lentamente si logora nel clima del ventennio berlusconiano che da un lato esalta e dall’altro distrugge. Poi Gianfranco Fini, i suoi errori, il buio all’orizzonte.
Oggi è il tempo della Lega di Salvini, non più movimento secessionista del Nord, ma forza nazionale che riesce a cogliere l’animo di quel popolo di destra che vuole difendere identità e sovranità contro un’immigrazione senza regole e contro le logiche mercantilistiche dell’Europa di Bruxelles. Resiste e si rafforza intanto la destra che si definisce dei patrioti, Fratelli d’Italia che rinasce dalle macerie lasciate da Fini. Con Giorgia Meloni sovranità e identità, bandiere innalzate oggi anche dalla Lega, s’accompagnano una cultura politica che parte dalla tradizione missina e un substrato ideale che fa recuperare anche nel simbolo la fiamma tricolore. Sembra questa la destra più autentica oggi, non un maschera ma il volto. Eppure si trova in mezzo al guado.Fuori dal governo per l’ostracismo pentastellato, il partito della Meloni sceglie la strada quasi obbligata dell’astensione. Che per un popolo di destra non è sempre facile condividere. Non è in maggioranza Fratelli d’Italia ma neppure in un’opposizione netta come quella di Forza Italia. Mentre il popolo di destra, non quello rappresentato nei salotti televisivi, ma quello che in incontri al bar o nella fila alle poste, è schierato con Salvini, cioè con il volto di una destra senza l’antica cultura dei padri, ma con l’effetto dell’azione dura, decisa e immediata.
Forza Italia, infine, volto della destra moderata o più precisamente, come sempre, volto di Silvio Berlusconi. Partito di opposizione ma anche forza politica dall’enorme potere mediatico. Rete Quattro, l’emittente berlusconiana, era stata in campagna elettorale schierata nella denuncia dell’immigrazione incontrollata, una campagna che ha favorito la Lega a scapito di Forza Italia. Oggi a dirigere Rete Quattro viene chiamato Gerardo Greco, sottratto alla Rai. Sarà una rete di punta dell’informazione di Mediaset. E a giudicare dalle scelte editoriali sarà una rete non certo tenera con la Lega di Salvini. S’annuncia un autunno di destra contro destra. In un turbinio di volti e maschere delle varie anime. Anime divise ai vertici, ma unite nel popolo che ancora crede e spera.
*Angelo Belmonte, giornalista parlamentare, già direttore del Tg3