Venticinque anni di storia vissuti all’insegna dell’approfondimento culturale e politico. E un avvenire ancora tutto da scrivere. Questa in estrema sintesi, è l’essenza di Charta minuta: la rivista della fondazione Farefuturo presieduta dal senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso.
Sostenere Agricoltura e Pesca, made in Italy
Agricoltura e pesca sono settori primari della nostra economia e fattori fondamentali del made in Italy, della filiera alimentare come di quella turistica. Servono sostegni reali, non solo meccanismi infernali di indebitamento che stritolano le imprese e potrebbero anche spianare la strada ad ulteriori acquisizioni predatorie come quelle realizzate negli ultimi anni. Tutti gli attori del confronto, imprenditori e amministratori, di sono trovati d’accordo nel lanciare l’allarme, a fronte dei gravi ritardi del governo nella predisposizione delle misure atte a fronteggiare l’emergenza del coronavirus e nel chiedere una reazione di “sano patriottismo italiano”, nella definisiine di Ettore Prandini, presidente del Coldiretti ed uno dei protagonisti del web meeting di promosso dal sen. Adolfo Urso, responsabile imoresa e attività profittive di Fratelli d’Italia, che ha mesdo a confronti gli attori della produzione del Veneto con i rappresentanti nazionali delle associazioni di impresa, parlamentari, assessori e consiglieri regionali di Fratelli d’Italia. Si trattava del terzo appuntamento dopo quelli svolti con il sistema industriale e con la filiera del comparto turistico: tutti con grande partecipazione degli attori della produzione veneta e con significativo riscontro di stampa.
Con Prandini si sono trovati d’accordo anche le altre principali associazioni di categoria, rappresentate da Giordano Emo Capodilista, vicepresidente di ConfAgricoltura e Luigi Giannini, presidente di Federpesca, che ha evidenziato la centralità del settore pesca anche nel Veneto e reclamato che sia posto davvero al centro della attenzione pubblica, oltre alle tante sigle locali, una volta tanto unite nel reclamare la attenzione del governo e del Parlamento.
Le relazioni introduttive sono state svolte da Adolfo Urso e da Luca De Carlo, responsabile nazionale agricoltura di Fratelli d’Italia e coordinatore regionale del Veneto. Con loro sono anche intervenuti Elena Donazzan, assessore regionale del Veneto, Cristina Carretta, capogruppo Commissione agricoltura della Camera, Bertolomeo Amidei, vice responsabile nazionale del settore di FdI.
Nel meeting è apparso evidente che la sanatoria proposta dal governo non è affatto una soluzione, anzi crea un forte danno di immagine al made in Italy perché vuole far credere che gli agricoltori italiani agiscono in modo illegale. Sicuramente piu efficace la norma, sollecitata proprio da Fratelli d’Italia, di utilizzare i percettori di reddito di cittadinanza nei lavori stagionali e di realizzare “corridoi verdi” come quelli che hanno già predisposto altri Paesi UE con Ucraina e Romania da cui proviene il lavoro stagionale specializzato.
Tanti gli interventi in questo campo: Daniele Salvagno, presidente Coldiretti Veneto, Gianluca Bisol, imprenditore vitivinicolo, Antonio Salvan, presidente Mais Cultori di Cona e già presidente consorzio di bonifica di Venezia, Bianca Gricoli, Chiara Bortolaso, Andrea Biasotto, Gabriele Zampieri, segr regionale Unsic, mentre Diulio Paolino, imprenditore di macchine agrivole ha sollecitato maggiori investimenti in innovazione e ricerca, e Manfredi Minatelli ha offerto la piattaforma di Alibaba per trovare altri spazi di mercato. Tutti d’accordo nel reclamare il credito di imposta e la sospensione del pagamento dei tributi come misure di emergenza necessarie oltre a sollecitare che siano davvero utilizzate le risorse comunitarie ordinarie, spesso in ritardo di anni.
Nel settore pesca, significative le denunce di Marco Spinadin, responsabile Fedagripesca. Agea ed Ismea possono e devono fare di più, clamorosa l’assenza proprio in questo momenti del direttore generale della pesca al Ministero!
Oltre cento gli operatori che sono rimasti in collegamento durante le oltre due ore di web meeting, realizzato come gli altri, con la collaborazione della Fondazione Farefuturo e con la regia di uno staff di eccezione che ha visto in campo Marco Bracaglia, giovane imprenditore, con Tommado Tommasi ed Enoch Soranzo di Padova, Matteo Gelmetti e l’assessore Daniele Polato di Verona, Raffaele Speranzon di Padova.
Legge speciale per il turismo!
Una legge speciale per consentire al settore turistico e alberghiero di poter ripartire! Questa la linea illustrata da Adolfo Urso, responsabile del settore Impresa di Fratelli d’Italia, che ha organizzato con il concorso della Fondazione Farefuturo una riunione web con i protagonisti del sistema Veneto, secondo appuntamento di approfondimento con il sistema produttivo dopo quello realizzato con grande successo nella scorsa settimana riguardante il sistema industriale.
Centinaia gli operatori e i responsabili delle associazioni del settore e delle filiere produttive collegati nella piattaforma Zoom per quasi tre ore, in un confronto serrato con parlamentari nazionali e consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, insieme con i rappresentati degli enti locali.
Nella sua relazione introduttiva, Urso ha posto le coordinate del dibattito sollecitando gli operatori a confrontarsi sui provvedimenti del governo e su quelli che invece loro ritengono assolutamente necessari per salvare il settore portante della economia veneta e italiana, “quello che ci ha salvato dalla lunga recessione del 2008 e che ha contribuito in maniera predominante in questi anni alla ripresa del PIL ma che oggi è proprio quello maggiormente colpito dalle conseguenze sociali ed economiche del coronavirus”.
La proposta ha ottenuto un ampio consenso nel confronto in cui sono intervenuti i principali attori veneti del settore ed alcuni rappresentanti nazionali, quali Massimo Caputi, presidente nazionale di Federterme, Antonello De Medici, vicepresidente nazionale Federturismo, Mario Michielli, presidente regionale Federalberghi, Costanzo Iannotti Pecci, presidente onorario Federturismo, cosi come ha suscitato attenzione l’intervento di Sandro Pappalardo, consigliere nazionale Enit.
La legge speciale dovrebbe consentire di porre in un quadro organico tutto quello che appare necessario per salvare il settore ma anche porre le premesse per il rilancio, con particolare attenzione anche alla formazione e alla innovazione e alla normativa per limitare lo strapotere delle multinazionali del booking come previsto proprio da un disegno di legge già presentato dal sen. Urso. Essa dovrebbe anche fornire la necessaria liquidità, non solo sotto forma di prestiti ma soprattutto di risorse a fondo perduto, attingendo al Recovery bond, che ad avviso degli intervenuti dovrebbe avere un specifico fondo per il settore turistico alberghiero, certamente quello maggiormente penalizzato dalla pandemia. Per Massimo Caputi importante è che il provvedimento rinnovi la 388 sul credito di imposta anche solo appunto per le imprese del turismo.
Per questo, in tanti hanno criticato il governo che sinora non ha fornito una non ha fornito direttive chiare su come riaprire gli esercizi, non ha ritenuto di dichiarare lo stato di crisi del settore e non pone suffciente attenzione alla urgenza dei provvedimenti. In molti hanno fatto notare come il decrero liquidità non abbia sinora sortito nessun effetto pratico e che persino il cosiddetto “decreto aprile”, che ormai dovrà denominarsi maggio, non contenga efficaci misure a sostegno del turismo, perchè l’eventuale “bonus” avrebbe dovuto essere configurato come aiuto diretto alla imprese per avere reale efficacia.
Urso ha inoltre sollecitato uan nuova normativa sui “voucher” e la possibilità per le imprese di usufruire di un “bonus” pari all’80 per cento di quella destinato alla cassa integrazione per i dipendenti al lavoro, cosi come l’impegno concreto del governo in sede europea per evitare che ci siano accordi bilaterali che escludano l’Italia dal flusso turistico europeo.
Di questo rischio ha parlato l’assessore regionale del Friuli, Fabio Scoccimarro, che ha denunciato l’inadempienza dell’esecutivo nazionale a fronte della possibilità che ci sia un accordo sul corridoio turistico balcanico che escluda l’Italia.
In apertura del meeting è intervenuto anche il sindaco di Verona, Federico Sboarina, cosi come era collegato il sindaco di Vicenza Rucco. Sboarina ha evidenziato quanto importante sia la città scaligera quale piattaforma turistica veneta, con la sua Fondazione Arena e la Fiera di Verona, illustrando i provvedimenti già presi e quelli che necessitano di un adeguato supporto nazionale. Ha reclamato soprattutto chiarezza sulla normativa sanitaria di protezione a cui i cittadini dovranno adeguarsi e gli enti locali agire.
Di rilievo anche l’intervento conclusivo dell’assessore, Elena Donazzan, che insieme con Enoch Soranzo di Padova, Daniele Polato di Verona e Raffaele Speranzon di Vicenza hanno promosso l’evento ideato da Urso che ha visto la partecipazione di tanti e qualificati protagonisti. Da Matteo Marzotto, già presidente ENIT, che ha evidenziando lo stretto rapporto tra turismo e made in Italy, al prof Bagnoli della Cà Foscari, da Monica Soranzo, presidente Federalberghi Padova a Paolo Arena, presidente Aeroporto di Verona, Carlo De Simone, di European Brokers, Valeria Arzeton, Zed Live Concerti, Aldo Buja, albergatore di Abano Terme, Luca Serra, in rappresentanza del Concave di Venezia, Eliana Avenelli di Abbav, Massimiliano Schiavon, presidente ITS Turismo.
Donazzan ha illustrato quanto importate sia il progetto del suo assessorato nel campo della formazione e della innovazione che certamente deve supportare il rilancio del settore.
In collegamento molti attori del sistema produttivo ed esponenti degli enti locali, tra i quali: Silvio Giovine, assessore al Turismo di Vicenza, Maddalena Morgante di Verona, Tommaso Razzolin, assessore al turismo di Valdobbiadene, Stefano Amodeo, assessore al turismo Bassano del Grappa, Isi Coppola di Veneto Sviluppo, Maika Canton, consigliere comunale di Venezia, Emanuele Boareto, Federalberghi Terme di Padova, Claudio Scarpa, direttore di AVA Venezia, Lorenza Lain, vicepresidmete AVA Venezia, Luciano Gambardo, presidente Consorzio promoveneto Murano, Paolo Artello, presidente Consorzio promozione del Garda, Francesco Olivetti, presidente Bassano viaggi, Giorgio Bellemo, presidente Ascot, Rudy Toninato, armatori e navigazione fluviale, Marco Gittardo, direttore Associazione Albergatori Terme, Paolo Terrinoni di Alpitour, Graziane Debellini, presidente Serenissima ristorazione, Gianmarco Russo, Veneto Sviluppo.
In collegamento anche Gianluca Caramanna, responsabile nazionale Turismo di Fratelli d’Italia,che collaborerà con Urso alla stesura delle proposte da portare in sede nazionale. Ringraziamenti di tutti allo staff di “regia” dell’evento composto da Matteo Gelmetti, Tommaso Tommasi e Marco Bracaglia
Leopolda 8, ultima fermata di Renzi: il treno della "rottamazione" è deragliato
Mai stato così all’angolo Matteo Renzi, neanche all’indomani della sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. Mai così privo di carte da giocare e idee, altro che “Leopolda 8”. Parola di Pierluigi Bersani: l’alleanza a sinistra non s’ha da fare. E c’era pure da spettarselo, a parte Giuliano Pisapia che pure, sul dossier della manovra, è pronto a vendere caro l’appoggio. È chiaro che gli uomini di Mdp non possono risalire in un carro dal quale sono già scesi all’alba dell’ultimo congresso del Partito democratico, se a guidarlo è sempre lo stesso cocchiere. Non sarebbe soltanto un atto incoerente ma difficile da digerire da coloro che dovrebbero recarsi alle urne e mettere una “x” sulla scheda che in un modo o nell’altro garantirebbe il segretario del Pd.
A quel punto la fuga di voti da sinistra verso il Movimento Cinque stelle, sarebbe un esito strategicamente poco appagante per una formazione ai primi vagiti elettorali. Lo sa benissimo anche Piero Fassino, impegnato in una difficile opera di mediazione destinata a far saltare il banco e a far finire la pistola fumante nelle mani di Massimo D’Alema. Furbamente, però, il Lìder Massimo, le mani, ha preferito tenerle in tasca.
Altro che ritorno all’Unione, se c’è una figura che divide gli animi è proprio quella di Renzi. Se n’è accorto di recente anche Giorgio Napolitano, l’uomo che aveva consegnato a Renzi le chiavi del governo del Paese in un momento storico – quello che precedeva le scorse Europee – dove la miglior risposta ai malumori del Paese era la sgangherata proposta declinabile quale populismo-di-sistema. La guerra ingaggiata, in ultimo, con il presidente delle Repubblica Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni sul rinnovo di Ignazio Visco al vertice della Banca d’Italia, ci dice che la dialettica renziana non lascia prigionieri, bensì macerie.
Così facendo, Renzi rischia di non andare da nessuna parte. Perché se la proposta dell’ex rottamatore ha perso appeal nell’area progressista, sulla scorta di provvedimenti assai indigesti quali Jobs Act e la Buona scuola, che hanno frustrato quei blocchi sociali tradizionalmente affini alla sinistra, anche la battaglia al centro rischia di perderla malamente. La vittoria del centrodestra unito in Sicilia, con la recente elezione del postmissino Nello Musumeci a presidente della Regione, stanno convincendo Silvio Berlusconi dell’inutilità di un piano B da siglare con lo stesso Renzi all’indomani delle Politiche.
Anche perché l’habitat naturale dei moderati, non può non essere contiguo alle aree identitarie e conservatrici, soprattutto oggi che con la reintroduzione dei collegi uninominali figli del Rosatellum, i poli tornano ad avere una ragion sufficiente. Un incrocio che non può non mettere all’angolo il leader fiorentino. In altri termini, se il “patto dell’arancino” produce effetti indigesti, questi rischiano di essere a danno esclusivo di chi al tavolo non poteva esserci. E questi, ovviamente, è il renzismo di ritorno.
*Fernando Adonia, collaboratore Charta minuta