Le problematiche degli assetti produttivi, e in particolare delle PMI, alla luce dell’emergenza nazionale covid sono tante. Affrontiamo quelle immediate, a cominciare dal DURC. Le piccole e medie imprese rappresentano nello scenario industriale nazionale una risorsa importante per l’economia del Paese e per la vita stessa della Grande Impresa.
Le recenti evoluzioni dello scenario politico nazionale e internazionale, la crisi economico finanziaria ancora in atto, unitamente all’emergere di capacità produttive in paesi dove vigono condizioni normative e fiscali assolutamente diverse da quelle nazionali ed europee, pongono non pochi ostacoli ad uno sviluppo concreto del mondo delle PMI o addirittura ne minacciano la sopravvivenza. Gli ostacoli che storicamente nel nostro paese impediscono uno sviluppo armonico della piccola e media impresa ( e come visto,non solo) , sono ormai noti. Tra questi: eccesso di burocrazia, alta tassazione, lentezza della Giustizia civile, inefficienza della Pubblica Amministrazione, instabilità politica e assoluta mancanza di visione e strategie di lungo periodo.
Facciamo qualche esempio: una media impresa con un centinaio di dipendenti e un giro d’affari compreso fra i 10 e 15 milioni di euro l’anno tra IRES,IRAP, INAIL, IMU,TARI,INPS e IRPEF è costretta a pagare da 2,5 a 3 milioni di euro l’anno, equivalenti ad un 20, 25% del proprio fatturato. E ciò non considerando in questi valori le spese fisse di personale interno ed esterno ( consulenti) necessario per fare fronte a tali innumerevoli incombenze. A questo si includa ancora, nel settore dell’Aerospazio e Difesa, la necessità di personale fisso per garantire le stringenti certificazioni e controlli che le normative internazionali impongono, in maniera quasi indipendente dal giro d’affari.
Stanti l’attuale scenario e le connesse difficoltà di cassa, le aziende sono costrette ad effettuare tardivamente i pagamenti sopra detti, e così facendo incorrono in sanzioni ed interessi, che ovviamente non fanno che aggravare la situazione. Ma c’è di più, incorrendo in queste fattispecie, le aziende si vedono negare il DURC con la nefasta impossibilità di partecipare a gare pubbliche ( talvolta anche a gare bandite da grandi gruppi a partecipazione statale), e quindi alla possibilità di fatturare e incassare. Come si suo dire, piove sul bagnato!
Alla luce di tutto ciò si chiede con forza che lo Stato possa concedere dilazioni significative di almeno 6/12 mesi, e non i 10/20 giorni come avvenuto nella scorsa primavera, eliminando l’automatismo negativo su concessioni e rinnovi del DURC.
Se questi auspicati provvedimenti aiuterebbero la situazione di cassa delle aziende, nulla potrebbero influire sul Conto Economico delle aziende stesse, le quali com’è noto possono fallire per difetto cassa o di conto economico. Si chiede quindi di tramutare parte dei provvedimenti in contributi a fondo perduto, in modo da non aggravare l’indebitamento e i bilanci delle società.
Va inoltre rilevato che mentre le aziende, pur dovendo ricorrere al cosiddetto smart working, hanno dovuto garantire accettabili livelli di efficienza, non così sembra essere avvenuto in alcuni settori della Pubblica Amministrazione. Come effetto di ciò in alcuni Ministeri abbiamo visto aumentare i già troppo lunghi tempi di smaltimento delle pratiche burocratiche e purtroppo di pagamento alle imprese!
Come ultima notazione si accenna alla urgente necessità di ripristino e revisione della Legge 808/85, che da sola, in uno scenario internazionale di estrema competitività con imprese di paesi concorrenti che dispongono di analoghi strumenti, può consentire la sopravvivenza del comparto nazionale dell’Aerospazio e Difesa.
*Carmelo Cosentino, già presidente distretto aerospaziale lombardo