Stiamo vivendo una fase che, nei libri di storia, avrà la stessa rilevanza di eventi a ricordo imperituro e, forse, chiuderà l’Era Contemporanea.
Ma noi che siamo protagonisti e spettatori possiamo plasmarne il contenuto e mettere le premesse per la successiva evoluzione sociale, democratica, economica.
Affronto in queste righe il progetto di innovazione e trasformazione del tessuto economico-industriale-finanziario che, con il contributo del legislatore, si può e si deve realizzare.
Siamo alle prese con una contingenza fatta di paura pandemica, di incertezza sul futuro, di riposizionamento dell’economia mondiale;non sappiamo quando e come se ne uscirà , ma certamente il dopo non sarà come prima ed allora dotiamoci di una strategia capace di rispondere alla crisi facendo sì che questa sia un’opportunità.
Il panorama industriale italiano, già indebolito dalla strisciante crisi indotta dalla prepotente invasione sui mercati dell’oriente asiatico e dal permanere di una invadente strategia bancaria tedesca ed americana, si è oscurato con molteplici situazioni di sofferenza finanziaria e fiscale e con il disimpegno degli investitori stranieri, ma non possiamo accettare di non reagire per salvare questo Paese dal declino partendo dalla forza dei suoi cittadini e della intelligenza dei nostri centri di ricerca e dalle nostre Università.
Il nostro debito pubblico che è attualmente vicino ai 2.600 miliardi di euro salirà inevitabilmente nei prossimi due anni vicino ai 3.000 ed il rapporto con il Prodotto Interno Lordo tenderà al 200& portandoci alla possibilità di un commissariamento da parte della UE e comunque ad un grave rischio di impennata dei tassi sui titoli di Stato, quale soluzione si può intravedere?
Il risparmio degli italiani oggi è intorno ai 1.100 miliardi di euro in depositi bancari che non rendono nulla e sono solo intermediati parzialmente dal sistema bancario, molto spesso per sottoscrivere titoli di Stato italiani e non; ecco la proposta: ampliare la possibilità di sottoscrivere quote di Fondi Mobiliari con un consistente incentivo costituito da credito fiscale ( 30% come nel caso di investimento nel capitale di società start-up ) che si dedichino a rilevare e risanare aziende in conclamata difficoltà che abbiano concrete possibilità di rilancio attraverso l’introduzione di provvedimenti legislativi di saldo e stralcio dei debiti fiscali ( che comunque lo Stato non incasserebbe in caso di Commissariamento, Liquidazione o Fallimento ) e con la possibilità di riacquistare i propri debiti, con diritto di prelazione, verso gli Istituti di Credito che li abbiano classificati come crediti deteriorati ed intendano venderli ad Operatori Finanziari.
Prepariamoci a salvare e rafforzare quel tessuto di imprese che ci ha fatto diventare negli anni 90 la quinta potenza industriale del mondo perché solo così potremo mantenere un rapporto Debito/PIL che non ci costringa a svendere questo meraviglioso Paese agli avvoltoi che da dodici anni hanno deciso di invaderci economicamente.
*Pierluigi Borghini, ingegnere, presidente EUR