Rischio Italia. La nuova "guerra fredda"? Tecnologica ed economica

Poco tempo fa il quotidiano Il Sole 24 Ore ha riportato la vicenda di un’azienda italiana leader mondiale nella realizzazione di pannelli in vetro e acciaio (che oggi rivestono la maggior parte degli immobili moderni) con sede in Veneto e da qualche anno passata a proprietari giapponesi, la cui vendita ai cinesi è stata bloccata. La Commissione per gli investimenti esteri negli USA, avendo competenza giuridica perché l’azienda ha uno stabilimento produttivo anche negli States, ha bloccato la trattativa. Ufficiosamente la decisione della Commissione Cfius sembra motivata dal timore che i cinesi inseriscano dei microchip nei pannelli per attività di spionaggio su scala globale. Siamo dinnanzi ad una nuova guerra fredda? La risposta sembra essere proprio positiva anche se non è percepita dal momento che la partita tra Stati Uniti e Cina si pratica sul tavolo della capacità di penetrazione del campo dell’avversario attraverso due armi principali: la leva finanziaria volta alla acquisizione degli asset strategici di un Paese e quella tecnologica per il reperimento delle informazioni dello stesso. In gioco tra Occidente ed Oriente c’è la supremazia globale.
Lo scorso 20 novembre il vice presidente del Copasir Adolfo Urso ha presentato una interrogazione parlamentare ai ministri Di Maio e Moavero, al fine di sollecitare una chiara presa d’atto del sempre più emergente problema di sicurezza nazionale, soprattutto a seguito di un atteggiamento di arrendevolezza, da parte del Governo, riguardo lo screening degli investimenti esteri nel nostro Paese. Il senatore Urso ha sottolineato un’azione del Governo dai tratti incomprensibili e che suscita molta curiosità: l’astensione, presso il Coreper (il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea) nella votazione riguardo al Regolamento sullo screening degli investimenti esteri in Europa. L’astensione in tale sede equivale a voto contrario! Il precedente Governo insieme a Francia e Germania aveva fortemente sollecitato il regolamento in questione al fine di proteggere gli Stati europei dalle invadenze estere, perché non tutti i Paesi dell’Unione hanno gli strumenti per tutelarsi e dunque ciò che viene respinto frontalmente grazie alle proprie difese può entrare lateralmente a causa della mancanza delle difese altrui. Fortunatamente il Regolamento è stato approvato e ciò consentirà ai singoli Paesi di compiere la propria sovranità grazie ad un celere reperimento di informazioni riguardanti le attività economiche estere a protezione delle proprie imprese e tecnologie.
Tutelare il proprio Stato non significa solo prevenire attacchi terroristici, perché vi possono essere aggressioni invisibili, silenziose, legali e molto letali anche se prive di impatto mediatico. La difesa di un Paese passa anche e soprattutto dal contrasto contro coloro che esercitano veri e propri atti predatori a detrimento della propria sovranità. E se siamo ormai nella nuova guerra fredda tecnologica ed economica, abbiamo necessità di un Governo pienamente consapevole, compiutamente sovrano ed in grado di difendersi.

*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta