Il democristiano, ed ex alleato di Pisapia, Bruno Tabacci salva la lista di Emma Bonino, offrendole l’esenzione dall’obbligo di raccogliere delle firme, concedendole il suo simbolo di Centro Democratico, in cambio dell’apparentamento di questa con il PD. Messa così, quella del democristiano e della radicale sembra una barzelletta (e infatti ha dato luogo ad una messe di vignette) però è una cosa seria.
La premessa all’incredibile vicenda è che il ministro Minniti, dopo essere stato attaccato dalla Bonino perché non abbastanza genuflesso ai migranti, aveva cercato di escludere la lista “Più Europa” con una circolare capziosa e incostituzionale secondo cui, per raccogliere le firme in calce ai moduli per presentare una lista in una coalizione, sarebbe stato necessario avere, fin dall’inizio della raccolta, già stampato su questi i nomi dei candidati degli altri partiti della coalizione (pur se esentati dall’obbligo di raccoglierle).
Ovviamente, in un Parlamento nel quale quasi tutti i partiti maggiori, e comunque il PD, sono esentati dalla raccolta firme, i tempi tecnici della negoziazione delle candidature uninominali con l’alleato non avrebbero mai consentito alla Bonino di trovare le firme in tempo. Alla luce di ciò, la Bonino aveva elevato proteste in ogni sede, ottenendo un emendamento correttivo al Rosatellum, che era però stato bocciato dal centrodestra per mettere in difficoltà il PD, facendo emergere il pasticcio.
Qui finisce la storia vera di un abuso ed inizia, invece, la commedia dell’arte. La Bonino, cercando furbescamente visibilità, ha infatti sulle prime mostrato di rifiutare l’aiuto renziano. L’offerta di raccogliere le firme attraverso la capillare organizzazione del PD è stata quindi respinta dalla sedicente “Zia d’Italia” (per via dell’aborto, non della modestia) per poter presentare il proprio progetto come autonomo e distinto dal PD, riuscendo con la minaccia di andare da sola, ad ottenere paginate sui giornali.
La protesta legalitaria, del volere l’accesso come diritto e non privilegio, è però durata poco. Nella realtà, d’accordo con Matteo Renzi, per evitare la sconfitta totale nei collegi, dove anche lo zero virgola conta e dove il PD è accreditato di una misera quarantina di seggi su 231 totali, è presto emersa la soluzione: offrire un posto al fedele Tabacci, in cambio di un simboletto civetta. Più Europa sarà quindi sulle schede, a cercare voti radicali o montiani, per l’alleanza di Centrosinistra, puntando al 3% o – almeno – all’1%.
Dunque il PD avrà finalmente un alleato qualsiasi. Per tale servigio, Renzi porterà senz’altro in Parlamento, attraverso qualche collegio uninominale, anche due o tre rappresentanti degli ultras di Bruxelles, dei teorici laici dell’invasione di immigrati, degli alfieri dell’abortismo. Ci sarà magari in più qualche liberista, individualmente persona per bene, finito lì per caso, ma irrilevante dato il contesto al contorno.
Ma è davvero cosa loro l’Europa? Vale a dire: sono davvero con loro rappresentate le idee di Giulio Cesare, Costantino, Giustiniano, Carlo Magno, Churchill e De Gaulle? Non ci si crede davvero. Quella sarebbe l’Europa, ma loro sono solo la UE. E nemmeno. Loro sono la tecnocrazia. Sono per gli Juncker, i Van Rompuy, le Mogherini. Pacifinti, terzomondisti, sorosiani. La loro stessa leader distrugge i valori cristiani, parla la lingua dei nemici, e si sottomette ai loro costumi. Ma va fierissima contro tutti i nostri.
Torniamo ancora sul fatto che alcuni tra loro sono liberisti, per dire che è troppo poco il solo liberismo: non ci sentiamo solo consumatori e non aspiriamo solo al paradiso dei consumatori. Senza più nulla per cui valga la pena sentirsi italiani, con le strade invase da stranieri, non sapremmo accontentarci né della libertà di espatrio né del mercato unico in cui comprare tutto. E, tra le promesse impossibili degli uni e degli altri, la flat tax di Salvini e della Meloni è una promessa molto migliore dell’IMU alla Monti.
Di fronte a questo boninismo, e al PD dei sacchetti agli amici, Forza Italia purtroppo purtroppo prepara non una schiera di professori e professionisti (’94) ma un’infornata di nani, lacché e ballerine, che saranno tutti pronti all’alleanza con Renzi e Bonino un minuto dopo il voto – per fermare lo spauracchio M5S, ma anche per fare molto altro di male. Tutto quello che poteva venir fuori dalle quinte linee del vecchio pentapartito.
Contro costoro serve una Destra del Centrodestra forte – grazie ai parlamentari che saranno eletti in Fratelli d’Italia e nella Lega, nonché agli eletti di alcune componenti della quarta forza (Noi con l’Italia) tra quelli che non si sono compromessi con il Nazareno – per impedire che il patto tra Renzi e Berlusconi risorga alla prima occasione.
Occorre una maggioranza imprevista alla coalizione del centrodestra, che tolga ogni alibi, e ogni chance alla protesta grillina, che la marchi effettivamente come comunista, quale essa è, e che al contempo releghi il PD alla storia. Serve il 51% dei seggi con il 40% dei voti, e per questo è necessario quel landslide nei collegi uninominali che solo può correggere la natura proporzionalista del Rosatellum. Serve quindi proprio quello che Più Europa è nata per impedire, alleandosi al PD, per fornire voti in sostegno nei collegi al margine.
Chi vota Più Europa alleata col PD oggi non ha dunque alcun alibi: vota più Monti, più Letta, più Alfano, più Gentiloni. Vota per Renzi e Berlusconi di nuovo alleati. E per tutto quanto ha impedito al centrodestra e all’Italia di rinnovarsi. È una scelta di campo tra la cultura della vita e quella della morte, tra il mondialismo e la patria, tra la tregua e la sfida. Ma anche tra la Libertà e i suoi falsi idoli.
*Giovanni Basini, collaboratore Charta minuta