La mancanza di corrispondenti esteri presso i giornali italiani, che sono stati via via ridotti all’osso, spesso riducono le notizie dall’estero a dei meri copia e incolla delle agenzie e questo genera confusione e poca conoscenza di ció che accade fuori dai confini Italiani. Non hanno fatto eccezioni le informazioni date dai media italiani sui risultati delle ultime elezioni politiche nazionali spagnole e allora cerchiamo di fare chiarezza.
Ci sono stati due vincitori che hanno nettamente colto il loro obbiettivo.
Da una parte il partito socialista di Sanchez tornato ad essere il primo partito ma sopratutto al 27% che e’ la media percentuale che questo partito aveva quando in Spagna c’era il bipartismo Psoe/ Ppe con l’alternanza tra i due. Questo risultato e’ stato ottenuto riprendendosi i voti che alle ultime due elezioni erano finiti a Podemos che a sua volta e’ sceso al 14% ossia la percentuale che sempre in Spagna ha avuto il Pce prima e i loro eredi di Izquierda Unida poi. In questo Sanchez ha completamente colto il suo obbiettivo facendo una campagna ideologica, molto di sinistra che ha in parte rotto la tradizione socialdemocratica del partito socialista spagnolo tanto che al centro non ha guadagnato nulla, solo a sinistra.
Il secondo vincitore e’ sicuramente Ciudadanos arrivato al 16%, il maggior successo europeo per un partito liberale e di centro, diventato dopo queste elezioni il terzo partito spagnolo ad un solo punto di percentuale dal partito popolare che ha toccato il suo minimo storico. Il risultato di Ciudadanos e’ molto importante perche’ da quando nacque una quindicina di anni fa nella sola regione della Catalunia in risposta alla svolta independentista di Ciu, ossia dei democristiani autonomisti, si e’ espanso in tutto il paese aumentando costantemente in ogni elezione. Hanno un leader, Albert Rivera, con un forte impatto mediatico, una dirigenza molto giovane, preparatissimi, tutti loro sono manager, laureati, persone molto qualificate nella loro attivita’ professionale, hanno un programma económico molto liberale in economía e sono molto nazionalisti ed europeisti, i peggiori nemici degli indipendentisti catalani anche perche’ alle ultime elezioni in Catalunia furono il partito piu’ votato e la loro leader catalana Arrimada, bella quanto brava in política e nella sua professione con un curriculum invidiabile, ha rischiato di diventare presidente della Catalunia, obbiettivo perso per pochi voti. Prendono molti voti nelle grandi citta’, meno nelle champagne ove il voto e’ ancora conservatore e quindi Ppe o Psoe ma anche alle ultime elezioni questo fattore si sta modificando come nella mia Albacete ove hanno fatto un risultato inaspettato con un forte balzo in avanti.
In fine c’e’ stato il buon 10% di Vox, si aspettavano il 13%, ma sicuramente e’ stato anche questo un successo. Per chiarezza Vox e’ nata da due costole di fuoriusciti del Ppe nella regione vasca e in quella catalana, alcuni leader locali del partito legati ad Aznar ed arrrabiati per l’arrendismo di Rajoy verso gli autonomisti/indipendentisti di quelle due regioni. Non sono ne’ antieuropeisti ne’ populisti come ho visto scrivere sui nostri giornali, ne’ tantomeno nostalgici franchisti sciocchezza che ho visto riportata anche questa sui nostri giornali. Il loro punto di forza sono uno stato centrale piu’ forte che sia da contrappeso alle spinte inidpendentiste e una forte presenza del tradizionalismo cattolico, per intenderci no aborto, no coppie gay, no fecondazione assistita, la donna focolare della famiglia tradizionale. Hanno recentemente aggiunto il tema immigrati anche se onestamente in Spagna questo tema e’ sotto controllo e non ha le problematiche che abbiamo in Italia anche perche’ dall’Africa li fermano con il muro in Ceuta e Mellila e con un accordo molto forte con il governo marocchino che se li riprende indietro. Ci sono degli sbarchi alle Canarie ma poi non riescono a raggiungere la penisola e qui in Spagna sono molto veloci nei rimpiatri degli immigrati che non hanno diritti a rimanere sul suolo ibérico. Il problema di Vox e’ che sono cresciuti in modo anómalo, prima tre mesi fa nelle elezioni regionali dell’Andalusia dove presero il 13% e ora il 10% alle nazionali e per un partito abituato a percentuali poco superiori al prefisso telefónico delle citta’ italiane ( quelle spagnole inizia con 9.. ) questo significa problema di classe dirigente, gestione di un voto di protesta e in libera uscita dal Ppe e quindi con il rischio che ci ritorni finita la fase emotiva.
Veniamo al grande sconfitto, il Ppe. Dopo la caduta di Rajoy, che per stupido orgoglio personale invece di andare al voto dopo che il suo governo aveva perso l’astensione esterna del Psoe ha sfidato Sanchez e la sua mozione di sfiducia costruttiva, perdendo e lasciando a Sanchez l’opportunita’ di governare quasi un anno e preparare queste elezioni, il Ppe ha eletto a sorpresa Casado contro la favorita Soraya Saenz de Santamaria voluta da Rajoy e dalla sua nomenclatura. La vittoria di Casado e’ stata la rivincita di Aznar su Rajoy che lui a sua volta Aznar elesse a suo delfino ma poi Rajoy ripuli’ il Ppe di tutti gli uomini di Aznar, creando anche una frattura a cultura e política con Aznar tanto negli ultimi anni Aznar aveva incominciato a criticare Rajoy anche pubblicamente. Casado pero’ non ha funzionato, ha perso tutti i dibattiti televisivi e manca totalmente di appeal. Per lui e’ sceso in campagna elettorale direttamente Aznar, ma come spesso ai leader che ritornano in política anche Azanar no ha avuto successo e cosi il Ppe ha perso un 10% di voti che sono quelli finbiti a Vox. Ha pesato sul Ppe, oltre la scarsita’ del suo nuovo leader, questa immagine terribile di partito molto corrotto, devastato da inchieste giudiziarie che hanno toccato tutto il partito dal livello locale a quello nazionale travolgendo la sua classe dirigente e le seconde file non sono state all’altezza. L’incognita per il Ppe e’ ora che fare per recuperare quei voti, impresa allo stato dell’arte difficile e con la conocrrenza di Ciudadanos puo’ solo recuperare a destra perche’ il centro e’ gia’ occupato.
Che succedera’ ora? Il Psoe ha vinto ma non ha avuto i voti sufficienti `per governare da solo. L’idea di Sanchez e’ fare un governo di minoranza con appoggio esterno di Podemos ma non e’ da scartare l’ipotesi che Podemos entri nella compagine di governo perche’ cosi’ indebolito non fa piu’ paura ai socialisti. Per ora c’e’ solo l’annuncio che il nuovo governo aumentera’ le tasse, cosa che i socialista avevano negato in tutta la campagna elettorale e poi rimane il nodo della Catalunia e il referéndum richiesto dagli indipendentisti. L’opposizione aspetta solo un passo falso di Sanchez proprio sulla Catalunia che gia’ gli e’ costato alcuni mesi fa la perdita dell’Andalusia, da sempre regione di sinistra, che proprio per dare un segnale per la prima volta ha votato per una maggioranza di centro-destra composta da Ppe, Ciudadanos e Vox.
La partita e’ appena cominciata dopo l’euforia per il successo elettorale ora arrivano i problemi per Sanchez e non saranno pochi.
*Enzo Raisi, già deputato