Un premio per l’Africa (italiana)

“È un premio per l’Africa”, ha dichiarato il Premier etiope Abiy Ahmed Ali durante la cerimonia di conferimento del Nobel per la Pace. Il suo Paese, l’Etiopia, da poco più di un anno ha cominciato a scrivere una pagina di storia nel Corno d’Africa martoriato per troppo tempo da numerosi conflitti. I rapporti in questa Regione erano tesi in uno stallo che sembrava non risolversi, nonostante gli Accordi di Algeri che nel 2000 posero fine alla violenta guerra tra Eritrea ed Etiopia, iniziata nel 1998 con un saldo di decine di migliaia di morti in due Paesi già stremati da una guerra civile durata circa vent’anni. In tale contesto Aby Ahmed Ali, musulmano Oromo non legato emotivamente alle ancestrali dispute tra i due Paesi, è riuscito ad emergere realmente come uomo nuovo in grado di compiere il primo passo necessario alla demarcazione del confine, con la visita ufficiale di giugno dello scorso anno ad Asmara e con l’invito ad Addis Abeba rivolto al presidente etiope Isaias Afewerki.

Un elemento fondamentale, di politica interna, che ha caratterizzato l’azione di Abiy è stato la liberazione dei prigionieri politici, l’impegno per un multipartitismo vero e non di facciata, l’avvio di una serie di importanti riforme economiche. Un’azione di tale portata riguarda la il Corno d’Africa, riguarda parte dell’Africa Subsahariana, riguarda il Mediterraneo che vive sulle proprie coste un dramma della instabilità del continente africano.
Il significato della assegnazione del Nobel per la Pace ad Abiy dovrebbe fare riflettere chi ha potuto pensare anche solo lontanamente che tale importante riconoscimento potesse essere assegnato a Greta Thunberg. Da simpatizzante di Greta a cui va dato il merito di aver sensibilizzato la sua generazione di “gretini” (ed io sono un po’ uno di quei gretini âgé) verso una tematica importante, che tuttavia si cerca di affrontare concretamente dal 2015 a seguito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, purtroppo lottando tra l’ottimismo della volontà e il pessimismo della realtà, sarebbe ora di mettere le cose al proprio posto con più raziocinio e meno emotività. Grazie Greta per averci ricordato il motivo per cui nel dicembre 2015 a Parigi si sono riuniti i rappresentanti di 195 Paesi del mondo; quando avrai terminato la scuola e vissuto l’età post adolescenziale ed adulta farai anche tu grandi cose.
Chapeau al premier etiope Abiy ed al suo popolo per aver messo da parte il dolore per la morte dei propri connazionali e le distruzioni della propria “casa” per un obiettivo più grande: la Pace.