Il governo conservatore italiano, guidato da Giorgia Meloni deve affrontare una decisione chiave: deve decidere se rinnovare o meno il memorandum d’intesa di Roma con la Cina in merito alla Belt and Road Initiative.
Il memorandum è stato firmato per la prima volta nel 2019 dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha guidato quello che è stato probabilmente il governo più filo-cinese dai tempi di Marco Polo. Il secondo governo di coalizione di Conte è stato sostenuto principalmente dal filocinese Movimento Cinque Stelle e dal Partito Democratico.
L’accordo prometteva legami e investimenti più stretti per costruire il commercio tra Oriente e Occidente. Certamente ha dato credibilità a Pechino in Occidente, ma ha prodotto qualcosa per l’Italia? Ora la Meloni deve decidere se la Belt and Road Initiative serva gli interessi italiani. Il suo governo conservatore sembra profondamente scettico. L’accordo non ha fruttato molto all’Italia. Inoltre, l’attuale governo italiano sembra molto meno bendisposto nei confronti di Pechino.
Durante la scorsa campagna elettorale, la Meloni ha espresso sostegno a Taiwan, irritando l’ambasciata cinese. Da allora, il suo governo ha anche sostenuto fermamente Kiev contro la brutale aggressione di Mosca, inviando armi all’Ucraina e rafforzando i legami con la Polonia, non la risposta che Pechino voleva. Inoltre, la Meloni ha recentemente fatto visita al primo ministro indiano Narendra Modi e firmato accordi nel settore della difesa. Il potenziale per la cooperazione italo-indiana è forte. Questo infastidisce a non finire Pechino, dal momento che Nuova Delhi è un suo rivale strategico.
Diciamocelo. Italia e Cina sono diventate una coppia geopolitica alienata. È tempo di abbandonare la finzione di una partnership strategica. La Meloni dovrebbe stracciare il memorandum d’intesa. La sicurezza nazionale è un altro motivo per non rilanciare l’accordo. La Cina si sta infiltrando nei porti italiani. Emergono già rischi significativi per il porto di Taranto con progetti futuri da parte del Ferretti Group, controllato dalla compagnia statale cinese Weichai. Pechino vuole utilizzare questa struttura per aumentare l’influenza cinese nel bacino del Mediterraneo. Ciò alla fine metterebbe sotto pressione la presenza e l’influenza della NATO nel proprio cortile. Di recente il fondatore del filocinese Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, ha esortato i legislatori del suo partito a favorire gli investimenti cinesi nel porto. Questo sostegno da parte dell’opposizione politica deve rendere gli investimenti cinesi ancora meno allettanti per il governo.
La decisione della Meloni avrà risvolti anche fuori dall’Italia. L’attuale governo italiano è un laboratorio per una potenziale alleanza tra due delle principali fazioni conservatrici del Parlamento europeo: il PPE e l’ECR. Ci sono le elezioni previste per il 2024. Un forte blocco filo-USA potrebbe emarginare il Partito socialista europeo, da sempre più filorusso e filocinese. La Meloni, che è presidente dell’ECR, è il cuore di questo progetto politico ribelle. Non rinnovando l’accordo cinese, può rafforzare ulteriormente la sua credibilità a Washington ed essere vista a Bruxelles come una forza da non sottovalutare.
Dopo le ridicole dichiarazioni filocinesi del presidente francese Emmanuel Macron a Pechino, una forte posizione anticinese da parte dell’Italia rafforzerebbe la leadership di Roma.
Se la Meloni respinge Pechino, Pechino esprimerà sicuramente il suo disappunto. Pertanto, gli amici dell’Italia, in particolare gli Stati Uniti e l’India, devono intensificare e dimostrare un forte sostegno.
Geopolitica a parte, ciò di cui la Meloni ha più bisogno è una reale crescita economica, in particolare nella parte meridionale del Paese. Ci sono molti progetti potenziali lì – alternative concrete alla Belt and Road Initiative – abbastanza per fare del Sud Italia l’hub della crescita nel Mediterraneo orientale. Roma, Washington e altri partner, inclusa l’India, dovrebbero lavorare insieme per portare a compimento questi progetti. Questo è il vero vantaggio del mettere Pechino nello specchietto retrovisore.
Questo articolo è apparso su 19Foryfive il 21 aprile 2023