Il comunismo combattente, spesso mascherato d’altro o nascosto in mezzo ad altro, è l’oppio post-contemporaneo usato contro i popoli.
Lo stragismo comunista, che tanto male ha fatto in ogni angolo del mondo dove la lotta per l’abolizione delle libertà economiche ha preso piede, è in fase di risveglio. In Colombia è tornato il terrore.
I dissidenti più estremisti delle FARC-EP (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo) rivendicano la responsabilità di numerosi attacchi. Pochi giorni fa sette persone sono decedute in un attentato nella parte sud-occidentale del Paese. Altre azioni sono state realizzate a Cali, terza città più estesa dello Stato colombiano, e nei territori ad essa vicini. Secondo le fonti interne alla Polizia di riferimento, solo in quei casi si sono registrati sette morti, due agenti di polizia e cinque civili, oltre a 28 feriti.
Il 7 giugno Miguel Uribe Turbay, senatore e pre-candidato alle presidenziali colombiane del 2026 per il partito conservatore Centro Democratico, è stato gravemente ferito in un attentato a Bogotá.
Il periodo di relativa pacificazione civile non ha raggiunto nemmeno la durata di un decennio. Le FARC, nate nel giugno del 1964, sono un’organizzazione di stampo leninista con metodi para-militari e terroristici. Nel giugno del 2017, però, avevano rinunciato alla lotta armata consegnando simbolicamente le proprie armi alle Nazioni Unite, per trasformarsi in una sorta di partito politico denominato Comunes, che alle elezioni non ha mai riscosso successo.
La fase partitica, in realtà, seguiva l’accordo di pace del 2016 tra il governo e le medesime FARC. Queste rappresentano l’esempio tipologico dei soggetti politici di cui non bisogna mai fidarsi, e con cui non è possibile scendere a patti. Il più delle volte accordarsi con i guerriglieri comunisti è sintomo di debolezza delle strutture statali, spesso incapaci di difendere la proprietà privata e l’impresa libere. Ma il problema risiede pure nella mancanza di affidabilità dovuta a motivi ideologici. Il principio pacta servanda sunt, secondo i nemici del c.d. Stato borghese, è un orpello privo di valore, soprattutto di fronte alla loro ragione esistenziale rivoluzionaria. Come ci si può fidare di chi concepisce la legalità, lo Stato di diritto e l’ordine pattizio come meri postulati sovrastrutturali di una società capitalistica da abbattere violentemente?
Nel caso della Colombia è stato chiaro sin da subito che una piccola ma pericolosissima componente di dissidenza a oltranza, con circa 1200 soggetti, non ha mai cessato di fare affari con i traffici di droga, anche per rimpolpare le casse del terrorismo rosso combattente. Il 29 agosto 2019 i più intransigenti delle FARC hanno annunciato pubblicamente il ritorno alla lotta armata, accampando la scusa di una presunta violazione dell’accordo da parte del governo.
Intanto, ad oggi, la situazione lì peggiora sempre di più, con l’ulteriore rischio di una escalation emotiva ed organizzativa di tutti i gruppi armati leninisti, sparsi nelle diverse aree del globo, Europa e Italia incluse.
In un recente video, una persona di nome Marlon Vásquez si è proclamata comandante dell’EMC (Estado Mayor Central in Colombia), ossia di un’organizzazione di antagonisti che hanno scelto di separarsi dalle FARC. Questa realtà nuova, nata dalle vecchie ed anzidette dinamiche, rivendica la responsabilità di circa quaranta tra gli ultimi attacchi terroristici colombiani, e manifesta la volontà di commemorare così il 61° anniversario di nascita delle originarie FARC. La circostanza è stata confermata dal presidente colombiano Gustavo Petro, il quale sostiene che dietro tali attacchi c’è l’EMC, ma anche un presunto cartello della droga con sede a Dubai.
I comunisti guerriglieri sono come i vulcani: occorre monitorarli sempre, ovunque.