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Dazi e contromosse

Il ritorno alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump ha riacceso lo spettro di politiche commerciali aggressive nei confronti dei partner europee. L’Italia, fortemente integrata nelle catene globali del valore e con una rilevante esposizione all’export verso gli Stati Uniti, si trova a dover gestire un quadro di crescente incertezza. Analizziamo quindi le principali misure adottate dal governo Meloni per mitigare il rischio sistemico derivante da possibili dazi statunitensi, valutandone l’efficacia e la coerenza con le dinamiche della politica commerciale europea.  

  1. La politica commerciale statunitense sotto l’amministrazione Trump (2017–2021) è stata caratterizzata da un marcato ritorno al protezionismo, con

l’introduzione di tariffe su acciaio, alluminio e prodotti agroalimentari provenienti dall’UE. La nuova amministrazione Trump nel ‘25 ha riattivato le preoccupazioni di imprese ed esportatori italiani, soprattutto nei settori a più alta intensità di export: meccanica strumentale, moda, agroalimentare e farmaceutica. Secondo dati ISTAT, nel ‘23 gli Stati Uniti hanno rappresentato il secondo mercato extra-UE per le esportazioni italiane (circa 66 miliardi di euro) rendendo cruciale la tutela di tale sbocco commerciale. L’aumento della volatilità macroeconomica, combinato a un contesto geopolitico instabile, ha spinto il governo italiano ad adottare una strategia preventiva.

  1. Misure di risposta istituzionale e diplomatica. Nel primo trimestre del 2025, il governo Meloni ha attivato un tavolo interministeriale permanente sotto la guida del MAECI, con la partecipazione del MIMIT, del MEF e del

Ministero dell’Agricoltura. Obiettivo primario: analizzare scenari tariffari e stimarne gli impatti economici in termini di valore aggiunto, occupazione e competitività settoriale. Parallelamente, è stato intensificato il dialogo con la Commissione Europea, per sostenere una posizione unitaria dell’UE in caso di escalation commerciale. Il governo italiano ha richiesto l’inclusione di un meccanismo automatico di salvaguardia per i settori più vulnerabili all’interno degli strumenti dell’Unione (ad es. EU Trade Defence Instruments e fondi per la compensazione settoriale).

  1. Strumenti economici e sostegno alle imprese. Le misure economiche

adottate si articolano su tre livelli:
Diversificazione dei mercati di sbocco:  rafforzamento del Fondo 394/81 di SIMEST, con una dotazione straordinaria da un miliardo di euro, è stato incentivato l’ingresso in mercati emergenti come Sud-est asiatico, Africa sub-sahariana e America Latina. Accesso agevolato al credito e garanzie pubbliche: CDP e SACE hanno introdotto strumenti di de-risking specifici per imprese esportatrici verso mercati a rischio geopolitico. In particolare, sono state ampliate le garanzie per investimenti in supply chain resilienti e sostenibili. Incentivi fiscali e supporto all’innovazione: il decreto competitività 2025 ha incluso un credito d’imposta fino al 40% per le imprese che investono in ricerca, digitalizzazione e certificazioni per l’adeguamento agli standard internazionali.

  1. Valutazione preliminare e criticità. Dal punto di vista macroeconomico, le misure adottate sono coerenti con una strategia di hedging commerciale, in cui lo Stato svolge un ruolo attivo nella riduzione dell’esposizione sistemica ai rischi esogeni. Tuttavia, molti osservatori evidenziano criticità: la difficoltà di implementazione tempestiva delle misure di sostegno, in

particolare per le PMI, la scarsa sinergia tra livello nazionale e strumenti europei, l’incertezza sulla durata e la natura dei dazi USA, ancora in fase ipotetica. Un altro punto aperto è il potenziale effetto domino in caso di adozione di misure simili da parte di altri partner strategici, come India o Cina, in un contesto di crescente frammentazione dell’economia globale.   Il governo Meloni si è mosso con un approccio prudente ma strutturato per fronteggiare il possibile ritorno di politiche protezionistiche da parte degli Stati Uniti. Attraverso una combinazione di diplomazia economica, sostegno pubblico e stimolo alla diversificazione, l’Italia mira a tutelare la propria posizione commerciale internazionale. Resta cruciale, tuttavia, il coordinamento con le istituzioni europee e la capacità di adattarsi rapidamente agli scenari che evolvono così velocemente.

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