È superata da poco la soglia simbolica dei primi cento giorni dal secondo insediamento del presidente Usa Trump e molta acqua, come si suol dire, è passata sotto i ponti….
Gran parte dei provvedimenti del presidente Usa sono stati ordini esecutivi, divenuti immediatamente operativi (per questo motivo, in moltissimi casi si è fatto ricorso al potere giurisdizionale che ha in alcuni casi bloccato le iniziative esecutive, in altri li ha resi parzialmente inefficaci e in altri ancora ha dato il via libera a specifici provvedimenti).
L’attenzione, in gran parte, è rivolta alla Corte suprema sull’ordine esecutivo sulla cittadinanza dei figli degli immigrati clandestini, nati negli Stati Uniti (il quattordicesimo emendamento che garantisce la cittadinanza statunitense a tutti coloro che nascono negli Stati Uniti, lo ius soli); la Corte dovrà decidere se tale ordine esecutivo può essere o meno applicato, la sentenza è attesa per fine giugno.
Oltre al tema dell’immigrazione, sotto la supervisione di Homan e della segretaria alla Sicurezza Interna Noem, con deportazioni più o meno continue e bloccate talvolta dalle Corti Usa, l’Amministrazione è impegnata allo smantellamento dello stato amministrativo, quella burocrazia federale spesso causa di inefficienze e di sprechi secondo il Doge, organo che sovraintende alla vasta riforma dello Stato federale e dei programmi e delle stesse agenzie alla politica economica, in attesa dell’approvazione recalcitrante di parte della maggioranza repubblicana (alcuni esponenti repubblicani sono preoccupati del deficit pubblico troppo alto, degli interessi che si pagano su un debito che ha per la prima volta superato le spese per la Difesa); il debito pubblico americano è fonte di preoccupazione di molti analisti come si è evinto dal rapporto dell’agenzia di rating Moody’s che ha declassato il debito dalla tripla AAA a AA1; la politica dei dazi commerciali ha sì creato scompiglio sui mercati, ma anche la necessità di un riequilibrio della bilancia commerciale USA in deficit con quasi tutte le Nazioni del Pianeta (preferibili gli accordi alle super-tariffe come ci sono stati con la Gran Bretagna e Cina; e sarebbero auspicabili con l’Unione Europea).
Il fine di questa politica dei dazi stop and go, il massiccio taglio alle tasse da rendere permanenti mira a riportare in patria molta della produzione e a un accorciamento delle catene di approvvigionamento (forse farebbe bene ricordare cosa successe in tempo della pandemia da Covid 2019) e dalla interruzione delle catene di approvvigionamento dei prodotti e di materiale proveniente dalla Cina, si può ricordare la chiusura di interi impianti produttivi a causa di pezzi mancanti per la delocalizzazione in Cina e in altri Paesi.
Una riflessione occorre poi farla sul ruolo della moneta e delle banche centrali che hanno un po’ abusato del loro potere con l’obiettivo di mantenere un’inflazione bassa e di tutelare il mercato del lavoro (la piena occupazione è la loro missione – si legge in molti statuti – insieme con la stabilità dei prezzi) non preoccupandosi del benessere principale che è l’economia reale (è bastata un po’ di alta inflazione per aumentare i tassi portando quasi alcune Nazioni sul crinale della recessione) forse bisognerà discutere della loro ampia autonomia dall’interlocutore principe che sono i vari ministeri del Tesoro, in medio stat virtus, prendendo a modello una locuzione che scrivevano e dicevano coloro che usavano la lingua latina.
L’obiettivo principale oltre a quelli elencati è la pace nei conflitti che stanno segnando le coscienze quella di Ucraina e quella di Gaza che Trump vuole chiudere e che ha già fatto sapere che sono durate troppo rispetto all’inizio del suo secondo mandato (il falco Walrz per via di alcuni interventi militari contro gli Houthi è stato “promosso” come Ambasciatore all’Onu e l’incarico di consigliere della sicurezza nazionale è stato affidato al cattolico segretario di Stato Rubio che insieme al vicepresidente, il cattolico Vance, sono i più ascoltati dal presidente Trump).
Una notizia che agitò le cancellerie di tutto il mondo fu il decesso di Papa Francesco (lunedì 21 Aprile) e a poche ore dal suo saluto davanti ai grandi della Terra, un colloquio riservato nella Basilica di San Pietro ha cambiato in meglio i rapporti tra Trump e Zelens’kyj…forse sì visto l’accordo sulle terre rare e sui minerali dell’Ucraina, vantaggioso per tutte e due le parti.
Un’altra notizia ha assunto rilevanza mondiale la fumata bianca del Conclave dell’8 maggio scorso e l’elezione al soglio pontificio di Leone XIV, Cardinale Prevost nato negli Stati Uniti a Chicago (Illinois) creato da Papa Francesco nel 2023 Arcivescovo della diocesi peruviana di Chiclayo. “La pace sia con tutti voi” furono le prime parole di un discorso scritto, letto alla Loggia di San Pietro prima di impartire l’indulgenza plenaria. La messa di intronizzazione del 18 maggio (omelia-manifesto del ministero petrino) è stata dai più colta come un nuovo cammino della Chiesa e della politica della Santa Sede e del miliardo e duecento milioni di cattolici in tutto il mondo.
Preso possesso domenica 25 maggio della cattedra nella basilica di San Giovanni in Laterano, ora è nella pienezza delle funzioni di Vescovo di Roma.
Cosa aspettarci da questi mutamenti repentini?
Presto per dirlo, l’auspicio è che ci siano più politica, più giustizia e diplomazia nella risoluzione dei conflitti; e meno armi, come pare stia accadendo con la tregua tra due potenze nucleari India e Pakistan.