Economia

Lavoratori nella governance d’impresa

Uno dei principali obiettivi di questo Governo, dall’inizio della legislatura, è stato la lotta alla disoccupazione attraverso il lavoro. Giorgia Meloni, durante la campagna elettorale,  ha sempre manifestato la volontà di voler scardinare quella concezione assistenziale di welfare prodotta dal reddito di cittadinanza, attraverso una rimodulazione dello stesso. L’obiettivo principale del Governo è stato l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Molto è stato fatto, ed i dati Istat sull’occupazione, ad oggi, lo confermano in maniera inequivocabile. Ma non basta. I risultati coneguiti devono essere concepiti in politica sempre come un “nuovo inizio” e mai come un “punto d’arrivo”.

Pertanto, l’approvazione  alla Camera del disegno di legge riguardante la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese assume un importanza fondamentale nelle dinamiche del lavoro. E’ opportuno precisare che ad oggi, questa normativa è in fase di esame nella Commissione lavoro del Senato per l’approvazione definitiva.

Ma, a prescindere dall’esito finale che avverrà tra qualche mese, l’emanazione di questa norma produrrà sicuramente degli effetti innovativi, nel prossimo futuro, riguardo il  ruolo dei lavoratori attraverso le loro rappresentanze sindacali e inciderà sicuramente nei cicli produttivi delle aziende.

La partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende ha il suo fondamento normativo nell’art. 46 della Costituzione Italiana, da sempre inapplicato.

Questa proposta di legge, voluta  dalla Cisl, nasce “dal basso”. Non si formula nell’interno delle segreterie verticiste dell’organizzazione sindacale ma attraverso un atto di iniziativa popolare  voluto, principalmente, dal Segreterio Confederale Luigi Sbarra. La raccolta di 400.000 firme, avvenuta soprattutto durante tutta l’estate del 2023,  è un risultato piuttosto sorprendente,  considerando l’assenza totale all’iniziativa, degli altri sindacati di vertice come UIL e CGIL.

A gennaio 2024 ha avuto inizio l’iter di approvazione parlamentare.

La voglia di aver voluto imprimere un ruolo partecipativo ai lavoratori nell’interno dei cicli aziendali produrrà inevitabilmente degli effetti innovativi e inediti nell’ambito delle relazioni industriali che si caratterizzeranno attraverso un nuovo equilibrio dei rapporti tra parte datoriale e ruolo dei sindacati.

La partecipazione al lavoro, sancisce un nuovo paradigma del ruolo del sindacato attraverso le rappresentanze dei lavoratori. Il sindacato è chiamato a  svolgere e concepire  la propria funzione di rappresentanza e azione nei luoghi di lavoro, in maniera più partecipativa  inerente alcune  scelte aziendali. E’ tramontata l’era dello scontro sociale per lasciare spazio alle nuve dinamiche del lavoro basate sul  confronto e sulla responsabilità, in un unica parola: sulla partecipazione.  Oltre alle battaglie salariali, le rappresentanze dei lavoratori potranno incidere sulle politiche gestionali aziendali attraverso l’istituzione di commissioni paritetiche costituite da rappresentanti dei lavoratori e rappresentanti dell’impresa, con il fine di predisporre proposte finalizzate alla realizzazione di piani di miglioramento riguardante l’organizzazione del lavoro nell’interno dei cicli produttivi aziendali,  Questa forma partecipazione assume un significato politico importantissimo.

Il ruolo sindacale assolverà  inevitabilmente, anche ad una funzione di riconoscimento meritocratico dei lavoratori attraverso le politiche di welfare aziendale e conferimento delle premialità. Parole come meritocrazia e incentivi premianti  saranno strettamente connesse al ruolo partecipativo dei sindacati cosi come previsto dagli statuti aziendali e dai contratti collettivi.

Il sindacato non agirà più esclusivamente secondo una logica conflittuale secondo una concezione ideologica novecentesta, ma nell’interno degli spazi isituzionali riconosciuti dalla partecipazione al lavoro, coprirà ruoli che avranno inevitabilmente risvolti decisionali anche nelle politiche aziendali.

La legge di partecipazione dei lavoratori alla governance d’impresa ha un primo richiamo normativo  nella sottoscrizione del Patto per la Fabbrica del 2018. Quell’accordo, ricordiamo che fu firmato all’epoca da Confindustria –  Cisl, Uil e Cgil.

E opportuno precisare che nella prima repubblica il Msi – Destra Nazionale era l’unico partito a teorizzare la partecipazione dei lavoratori agli utili nell’interno delle aziende.

La dottrina della Chiesa si è sempre occupata di questo argomento soprattuto attraverso l’enciclica Laborem Exercens di Giovanni Paolo II  del 1981 che fornisce dei contenuti importantissimi sotto il profilo sociale attraverso la concezione spirituale del lavoro elevandolo da una mera considerazione   materialistica.

Il disegno di legge, approvato a fine febbraio alla Camera dei Deputati, ha avuto un ampio approfondimento in Commissione Lavoro Pubblico e Privato. Numerose sono state le audizioni che hanno consentito di fornire tutti gli strumenti utili per ampliare la conoscenza di questo specifico argomento. Dalle rappresentanze sindacali a quelle datoriali, dagli istituti di ricerca ad audizioni ad’opera di autorevoli esponenti del mondo accademico. Tutto  ciò è servito a rendere fecondo un intenso dibattito che  ha avuto anche momenti di forte intensità politica. Lodevolissimi contributi, , sono stati forniti anche da alcuni esponenti delle opposizioni durante le fasi che hanno preceduto la votazione finale in assemblea.  E’ opportuno ricordare a tal riguardo gli interventi dell’ On.  Arturo Scotto e l’On. Maria Cecilia Guerra del Partito Democratico.

Il partito Democratico si è astenuto durante la votazione in aula, a differenza del Movimento 5 Stelle ed il gruppo di Sinistra e Libertà che hanno votato contro. Mentre i renziani hanno votato a favore del provvedimento insieme alla maggioranza.

Ma il giusto merito va riconosciuto al certosino lavoro svolto da Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia, presidente della commissione lavoro pubblico e privato per il forte impegno avuto sia durante la fase istuttoria della predetta legge in commissione  che nell’intervento conclusivo in fase di approvazione alla Camera. Questo, senza tralasciare il validissimo  contributo politico espresso da tutta la pattuglia di Fratelli d’Italia presente in Commissione Lavoro. A tal riguardo è giusto ricordare l’ottimo  lavoro svolto  dall’ on. Silvio Giovine, vicentino e conoscitore del tessuto produttivo  industriale della sua città, uno tra i più importanti d’Italia, questa sua esperienza gli ha consentito di fornire un ampio contributo in termini di conoscenza sul campo e l’ On. Marta Schifone, napoletana, attentissima agli aspetti sociali del mondo del lavoro soprattutto in riferimento alla tutela delle fasce deboli.

Ad’oggi, la proposta di legge della partecipazione dei lavoratori alla governance d’impresa è in Commissione Lavoro al Senato. La relatrice, la scrupolosissima Sen. Paola Mancini di Fratelli d’Italia, di professione consultente del lavoro, vigila con dovizia di particolari su tutto l’iter normativo che probabilmente in tempi brevi avrà una positiva conclusione.

Si tratta di una riforma importante, che avrà risvolti inevitabilmente positivi nelle dinamiche del lavoro. Produrrà un profondo cambiamento nelle relazioni industriali attraverso un ruolo innovativo del sindacato, e di questo va riconosciuto alla Cisl il giusto merito. Questa sarà la vera rivoluzione sociale, che avrà pieno compimento nella partecipazione.

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