La vittoria a valanga (si è aggiudicato tutti e sette gli Stati indecisi Georgia, Nevada, Arizona, North Carolina, Wisconsin, Michigan e Pennsylvania) dell’ex presidente Donald J. Trump (secondo presidente della storia a ricoprire due mandati non consecutivi l’ultimo fu il democratico Stephen Grover Cleveland nel 1892) sulla candidata democratica la vicepresidente in carica Kamala Harris, larghissima sia in voti elettorali all’interno del Collegio elettorale (312 a 226), sia in voti popolari (oltre 76 milioni, storicamente il repubblicano più votato alla Casa Bianca), il Congresso sotto il controllo del Gop (per i prossimi due anni) e la Corte Suprema a forte maggioranza repubblicana (6 a3) ci pone difronte nuove prospettive.
Prime di delineare le future prospettive della seconda presidenza Trump, occorre accennare al sistema politico-elettorale statunitense, in particolare al ruolo che hanno gli elettori e gli Stati che compongono la Federazione degli Stati Uniti d’America nel far raggiungere a uno dei candidati quota 270 per aggiudicarsi la presidenza (si vota per testa e per Stato, il voto dato a uno dei due candidati negli swing state Wisconsin ad esempio, vale “doppio” a differenza di un voto espresso negli Stati rossi e blu).
Quali prospettive ci saranno dal secondo mandato Trump?
Il secondo mandato di Trump alla Casa Bianca sarà per alcuni aspetti la continuazione del primo (2017-2021) e quindi un remake dello slogan-programma Make America Great Again.
Le prime nomine vanno in tale direzione, si concentrerà molto sulla politica interna e l’istituzione del Dipartimento dell’Efficienza governativa (Doge) con a capo due imprenditori Elon Musk e Vivek Ramaswamy e il superconsulente McGinley con il compito di tagliare burocrazia elefantiaca, normative inefficienti e ristrutturare il bilancio federale con tagli imponenti di spesa superflua che rende la crescita americana più lenta rispetto alla sua potenzialità, quindi Make America Great Again sarà il principio cardine sui cui ruoterà tutta l’Amministrazione Usa.
Inoltre la nomina come capo di gabinetto della co-manager della campagna elettorale Susie Wiles sposterà all’Ufficio esecutivo del presidente presieduto dalla signora Wiles e dai consiglieri signor tutte le decisioni, con i membri del Gabinetto (segretari dei 15 dipartimenti usa) relegati a un ruolo di importanza ridotta.
In campagna elettorale il presidente eletto ha fatto intendere che ci sarà un riequilibrio in tutti i settori politica estera, commerciale, militare, finanziaria, migratoria per citare quelli più importanti.
La politica delle frontiere chiuse e quindi il completamento del Muro con il Messico e la massiccia politica di rimpatri (negli Stati Uniti il termine usato per indicare rimpatrio è deportation) è stata popolare soprattutto tra le minoranze ( donne, giovani, afroamericani ispanici, arabi, portoricani , asiatici e altre minoranze che hanno votato in massa per l’ex presidente, si pensi che in Texas in una contea ispanica dal 1896 non vinceva un candidato repubblicano).
La politica commerciale (con conseguente deficit commerciale Usa nei confronti del resto del mondo) con conseguente rialzo dell’inflazione dovuta all’eccessiva importazione di beni in Usa da altre Nazione e alle politiche iperinterventista dell’Amministrazione democratica uscente sono le principali preoccupazioni del Team presidenziale.
Le misure saranno nuovamente i dazi o per esser più precisi aumento delle tariffe a scaglioni (ad esempio 100% merci cinesi, 10-20% merci made in Eu e 50-60% merci made in Messico); anche se la moneta di riserva globale è il dollaro, ciò non si riversa nel benessere dei cittadini americani, poiché l’esportazioni producono accumulazione di moneta e l’importazioni distruzione di moneta).
Lo squilibrio della bilancia commerciale poi si riversa nella più ampia bilancia dei pagamenti (bilancia che fotografa lo stato di salute di un’economia come si può riscontrare nei manuali di macroeconomia).
Altra fonte di preoccupazione è l’aumento del debito pubblico americano (per 2/3 in mano cinese), quindi l’Amministrazione entrate vorrà ridimensionare il commercio mondiale e poi ristrutturare il debito pubblico con aumento della crescita economica in USA (nuova forma di autarchia quindi?). Ricetta che funzionò nel primo mandato (infatti alla domanda “Americani state meglio ora o quattro anni fa?” la risposta degli elettori americani è stata il voto a valanga a Trump).
La nomina del senatore della Florida Rubio (considerato un falco nei rapporti con la Cina) alla segreteria di Stato e la nomina di Hegseth ai vertici del Pentagono sono molto di rottura e di minor interventismo rispetto alle questioni di politica internazionale (guerra in Ucraina e guerra in Medioriente).
Le nomine del Segretario al Tesoro Bessent (sostenitore dei dazi), del presidente del Consiglio economico nazionale (NEC) Hasset, del capo del OMB (ufficio del Bilancio e del Management della Casa Bianca) Vought e del segretario al Commercio Lutnick al Commercio, del rappresentante US al commercio Greer e del consigliere Navarro vanno nella direzione di un profondo cambiamento nella politica commerciale (nuovo Buy America già potenziato durante il primo mandato con la firma di tre ordini esecutivi) e accorciamento degli approvvigionamenti energetici (aumentando la capacità di produzione energetica rendendo l’America non solo indipendente ma anche esportatrice di energia), soprattutto in materia di microchip, essenziali per la nuova tecnologia industriale e la cybersecurity connessa alla raccolta di dati sensibili, backup vera sfida del futuro) all’insegna dell’America First.
L’Europa da Trump è considerata talvolta avversaria e scorretta nei confronti degli Stati Uniti e quindi ci si può aspettare un aumento dei dazi doganali, l’Europa quindi dopo il via libera alla seconda Commissione Von der Leyen ha molte difficoltà davanti a cominciare dalla sua variegata maggioranza (è stata approvata nel Parlamento europeo con una maggioranza risicata, 370 voti favorevoli) e se vuole presentarsi al tavolo negoziale da una posizione non di svantaggio deve mettere da parte alcune rivalità come è emerso sull’iter di approvazione dei vicepresidenti esecutivi e neocommissari europei Ribera-Fitto.
Il caos politico in Francia (governo Barnier in crisi e il presidente Macron asserragliato all’Eliseo con l’unico obiettivo di evitare dimissioni, nuove elezioni e orobabile vittoria di Marine Le Pen) e in Germania (governo di minoranza Scholz e nuove elezioni il 23 Febbraio prossimo) rischiano di destabilizzare l’intera Europa (unico governo duraturo e stabile tra i paesi fondatori è quello italiano guidato da Giorgia Meloni); Europa incapace di disegnare una rotta precisa per la sua navigazione in un pianeta che si è ristretto, i cui attori-competitor corrono rispetto alla lenta Europa ( es. la crisi del settore auto e della transizione ecologica verso l’elettrificazione in massa dell’automotive). La sfida sarà anche sull’intelligenza artificiale, sulle criptovalute (nuovo strumento di pagamento) come ha dichiarato Trump con un post sul suo social Truth, annunciando la nomina di Sacks a consigliere alla Casa Bianca con l’intendo di rendere gli Stati Uniti competitivi in questi due settori strategici.
I democratici americani, in un azzardo di previsione, saranno in profonda crisi anche in futuro e difficilmente riorganizzeranno la loro piattaforma sia per le presidenziali del 2028, sia in quelle del 2032, lasciando la Casa Bianca a un esponente del Gop che ha nel vicepresidente J.D. Vance il naturale successore di Donald J. Trump (la grazia da parte del presidente Biden al figlio Hunter, come uno degli ultimi atti alla presidenza è una prova della confusione nel partito dei Clinton, degli Obama e di Biden)