Politica

L’ITALIA CHE CONTA

Sono trascorsi due anni e ne dovranno passare altri tre. Insomma, dobbiamo abituarci a convivere con una situazione che difficilmente muterà. I primi tempi – vittoria elettorale del centrodestra, nascita del governo Meloni – pensavamo si dovesse attendere che un po’ tutti prendessero atto di quanto gi elettori avevano voluto e scelto.

Ci stava un po’ di stordimento post-sconfitta. Erano prevedibili anche il rodaggio e l’inesperienza della nuova leader del Pd. Ok, nella prima fase poteva trovare spazio la polemica sul fascismo (il calendario offre tante occasioni) che qualche professore pretendeva di riconoscere in pensieri parole e omissioni di Caio o di Sempronio. Addirittura un intero canale televisivo era (ed è ancora) impegnato dalle sette del mattino a mezzanotte (poi ci sono le repliche degli stessi programmi) a denunciare i pericoli che corrono la democrazia e gli italiani tutti condannati ad essere governati da Giorgia Meloni & C.
(Poi è divertente che nella stessa tv il telegiornale ogni lunedì sera mostri un sondaggio che segnala un consenso stabile o in crescita per i partiti del deprecato governo. Ma tant’è)

Era così nei primi mesi ed è ancora così. Ce ne siamo fatti una ragione. Anche perché (al netto dei sondaggi) è la realtà che s’incarica di smentire cantori di sventura, disperati opinionisti e intellettuali morti di fama (by Dagospia). Prendiamo la vicenda della Commssione Ue. La nomina di Raffaele Fitto quale vice presidente esecutivo rappresenta un grande successo dell’Italia e del presidente del Consiglio. Giorgia Meloni ha giocato anche questa partita con grande maestria, senza compromessi al ribasso. Ma per due mesi (tra il primo voto alla presidente von der Leyen e il secondo alla Commissione) giornaloni di casa nostra e i programmi tv (vedi sopra) avevano raccontato una catastrofe incombente: il no iniziale avrebbe isolato, emarginato, affossato l’Italia.

È accaduto l’esatto contrario. Con l’indicazione di Fitto quale commissario (con deleghe importanti) si è portata a termine una decisiva operazione politica. È stato un mix interessi nazionali da tutelare e di coerenza da onorare; di calcolo e di rapporti personali; di alleanze da ripettare e di obiettivi da realizzare.
Non è la prima volta che intuito e saggezza di Giorgia Meloni hanno la meglio su riserve, timidezze e miopie di pochi o molti cagadubbi.
Ricordo personalmente una vicenda di alcuni anni fa, quando si lavorava alla formazione del governo Draghi. Nella destra si aprì un dibattito che non ebbe molta visibilità, ma fu piuttosto acceso. Taluni sostenevano che FdI dovesse far parte a pieno titolo di quella maggioranza, perché starne fuori avrebbe significato un isolamento pesante e duraturo. Giorgia Meloni tirò dritto, Fratelli d’Italia fu la sola forza di opposizione parlamentare e politica; un’opposizione non pregidiziale, pronta a sostenere le leggi giudicate positive per il Paese, ma critica nei confronti dell’ennesino governo nato al di fuori della volontà degli elettori.

Come siano andate le cose lo sappiamo.
E sappiamo come stanno andando ora. Mentre i soliti noti seguitano a profetizzare sciagure imminenti, l’Europa si è detta molto soddisfatta della manovra economica del governo italiano; la medesima manovra che il capo della Cgil definisce così pericolosa da meritare una rivolta sociale. Ma quella di Landini è un’opposizione politica, non una protesta sindacale. Lo hanno capito tutti. Il gioco è scoperto. E fortunatamente ci sono i lavoratori – la maggioranza – che non ascoltano più il canto selle sirene. Ci sono i cittadini che non ne possono più dei mille scioperi che hanno dovuto subire nel 2024, il più delle volte con motivazioni deboli o strumentali. E ci sono gli elettori che, nel caso (puramente teorico) si dovesse tornare al voto prima della scadenza naturale del 2027, beh, saprebbero bene cosa fare e a chi dare (ridare) la fiducia. Ma non sarà così. Passeranno altri tre anni, chissà se gli indignati speciali se ne faranno una ragione.

Autore

  • Mauro Mazza

    Mauro Mazza è direttore editoriale di FareFuturo. Ha diretto Tg2 e RaiUno. Ha scritto numerosi libri. Il romanzo più recente è “Diario dell'ultima notte. Ciano Mussolini lo scontro finale” (La Lepre) e l'ultimo saggio “Lo Stivale e il Cupolone. Italia-Vaticano, una coppia in crisi” (Il Timone) Nel giugno '23 è stato nominato Commissario straordinario per l'Italia, che sarà ospite d'onore alla Buchmesse di Francoforte 2024

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