Governo, Politica

Genova per loro…

Mettiamoci nei loro panni, anche solo per un momento. L’esito sorprendente delle elezioni regionali in Liguria, che hanno confermato la fiducia al centrodestra, è stato l’ennesima smentita di un’opposizione articolata e irriducibile che da due anni annuncia l’incombente, immanente e imminente crollo del governo Meloni e della sua leadership. Stavolta, in Liguria, erano sicuri che la vittoria sarebbe andata al candidato della sinistra, l’ex ministro Orlando. Gli ingredienti c’erano tutti: la disavventura giudiziaria che travolse la giunta del presidente Toti; la difficoltà oggettiva di affrontare l’appuntamento elettorale anticipato nel pieno della bufera; qualche scricchiolio nella coalizione di governo, talvolta alle prese con eccessivi personalismi e competizioni interne.

Invece, a ridosso della convocazione dei comizi, una telefonata personale di Giorgia Meloni al sindaco di Genova lo ha convinto ad accettare la scommessa, ha sbloccato la situazione e ha creato le premesse di un successo inatteso e clamoroso.

Ora, come sempre, chi vince festeggia e chi perde spiega. Ma nell’opposizione “larga” (quella sì, altro che campo…) politici, opinionisti, intellettuali spiegano poco, perché dopo una brevissima autocritica di maniera, hanno ricominciato a dire peste e corna della coalizione che invece continua a godere del consenso degli italiani.

Chiariamo. Nessuno si aspetta che in quella opposizione “larga” – diciamo da La7 a Repubblica – si manifesti un qualche riconoscimento, almeno parziale, dei meriti e dei risultati di un governo che dopo il primo biennio può puntare credibilmente al traguardo della legislatura. Ma onestà imporrebbe, quanto meno, di smetterla con la tiritera della destra illiberale, della democrazia in pericolo e del totalitarismo dietro l’angolo.

Qualche attenuante la si può riconoscere a quegli scrittori che hanno fatto del fascismo l’oggetto dei loro libri (o delle loro ossessioni) e quindi promuovono le loro opere (o se stessi) secondo la categoria del “fascismo eterno”, che peraltro gli studiosi meno impregnati di ideologismi  considerano fuorviante e lontana dalla verità storica. Ma i politici no. Loro avrebbero il dovere di opporsi al governo Meloni con proposte alternative, prefigurando un’alternativa per il prossimo futuro da sottoporre a  un elettorato che – come dimostrano i risultati delle consultazioni negli ultimi due anni – non se la bevono più, non vogliono piagnistei né grida “al lupo! al lupo!”, ma programmi e proposte convincenti.

È vero. Esiste il problema della scarsa affluenza alle urne; questione che sarebbe sbagliato liquidare con sufficienza ricordando (ad esempio) che in molte democrazie consolidate, come gli Stati Uniti, gli elettori “attivi” sono da anni meno della metà degli aventi diritto. Ma una cosa va detta: un astensionismo così elevato è un problema per tutti, anche per i partiti di maggioranza; ma è un dramma per le forze politiche di opposizione che non riescono ad essere credibili né convincenti.

Autore

  • Mauro Mazza

    Mauro Mazza è direttore editoriale di FareFuturo. Ha diretto Tg2 e RaiUno. Ha scritto numerosi libri. Il romanzo più recente è “Diario dell'ultima notte. Ciano Mussolini lo scontro finale” (La Lepre) e l'ultimo saggio “Lo Stivale e il Cupolone. Italia-Vaticano, una coppia in crisi” (Il Timone) Nel giugno '23 è stato nominato Commissario straordinario per l'Italia, che sarà ospite d'onore alla Buchmesse di Francoforte 2024

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Mauro Mazza è direttore editoriale di FareFuturo. Ha diretto Tg2 e RaiUno. Ha scritto numerosi libri. Il romanzo più recente è “Diario dell'ultima notte. Ciano Mussolini lo scontro finale” (La Lepre) e l'ultimo saggio “Lo Stivale e il Cupolone. Italia-Vaticano, una coppia in crisi” (Il Timone) Nel giugno '23 è stato nominato Commissario straordinario per l'Italia, che sarà ospite d'onore alla Buchmesse di Francoforte 2024

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