Economia

UNA ZES UNICA PER IL MEZZOGIORNO

Le Zone Economiche Speciali (ZES), in Italia, sono state istituite nel 2017, al fine di favorire lo sviluppo delle imprese presenti e l’insediamento di nuove attività nelle regioni del Mezzogiorno, tramite semplificazioni degli adempimenti amministrativi e burocratici, agevolazioni fiscali e doganali. Alle ZES per interventi strutturali sono stati destinati 630 milioni del PNRR e 1.2 miliardi di euro per l’ammodernamento e il potenziamento dei porti presenti all’interno delle zone medesime.

L’obiettivo è quello di rilanciare gli investimenti nelle Regioni del Sud meno sviluppate e in transizione del Paese. Le ZES diventano operative nel 2008, nel 2009 vengono stanziati 300 milioni di euro a valere sul fondo di sviluppo e coesione, nel 2021 viene introdotto il credito d’imposta e l’autorizzazione unica. Infine nel 2022 viene attivato lo sportello digitale. Nell’ambito di applicazione dello strumento ZES ogni regione predispone un piano di sviluppo nel quale sono descritti gli scenari economici di riferimento individuando i codici ATECO che permettono alle aziende interessate di poter accedere a tutte le agevolazioni previste dalla normativa. I principali incentivi destinati agli investimenti realizzati nelle Zone Economiche Speciali sono il credito d’imposta per gli investimenti effettuati e la riduzione del 50% dell’imposta sul reddito d’impresa derivante dallo svolgimento dell’attività nella ZES. Gli investimenti nelle aree ZES, seppur in soli due anni di effettiva operatività, hanno comportato un significativo impatto economico. Un’analisi sull’efficacia delle ZES quali strumenti di attrattività per gli investimenti nel Mezzogiorno ha messo in luce che, se tutte le ZES avessero performato come quelle in Campania e Calabria, si genererebbe un effetto positivo sull’economia nazionale, direttamente e indirettamente, di circa 83 miliardi di euro. E’ stato dimostrato come Un euro prodotto nella Zona ZES campania ne attiva altri 1.4 nel resto dell’economia. In termini occupazionali per 1 euro occupato nella zona ZES se ne generano 1.7 nel resto dell’economia. La ZES campania ha prodotto circa 22.000 nuovi posti di lavoro (8.200 occupati diretti, 11.770 indiretti e 2.150 indotti).

Con la pubblicazione del d.l. 124/2023 (c.d. decreto Sud) è stata approvata una profonda revisione dell’Istituto in oggetto. L’obiettivo della riforma è quello di rendere funzionale lo strumento ZES in relazione alla strategia unitaria di rilancio del sistema produttivo. Il governo vuole favorire una programmazione maggiormente integrata e coordinata e conservare le specificità dei territori coinvolti, replicare i risultati raggiunti grazie al primo decreto ZES nonché ridurre o eliminare i punti di debolezza della medesima. Rispetto alla ZES 2017 quella UNICA è specificato che rientrano nell’agevolazione anche l’acquisto dei terreni ma che il valore dei medesimi non può superare il 50% del valore complessivo degli investimenti da realizzare. È stata istituita una cabina di regia presieduta dal ministro degli Affari Europei ed è composta da 13 ministri. I compiti principali sono di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio delle attività della ZES. Viene confermato il credito d’imposta al 50% degli investimenti, cumulabile con gli aiuti “de minimis” ma non la riduzione del 50% dell’IRES. La legge di bilancio 2024 destina 1.8 mld di euro per il credito d’imposta per la ZES Unica in un solo anno.

Rispetto alla ZES precedente l’obiettivo è quello di completare le aree di miglioramento quali: la ri-perimetrazione delle aree, la scarsa efficienza della precedente cabina di regia, la leva fiscale che ha funzionato solo parzialmente, la mancanza di economie di scala, la misurazione dei risultati. Il vantaggio esclusivo della nuova ZES UNICA dovrebbe essere quello del piano strategico coordinato con il piano dei PNRR, la semplificazione burocratica grazie alla centralizzazione della Struttura di Missione e all’attività di monitoraggio permanente.

La nuova ZES UNICA per produrre gli effetti auspicati dovrà fornire certezza soprattutto in merito alle misure fiscali e all’orizzonte temporale. Solo in questo modo le imprese potranno cogliere le opportunità aperte a chiunque voglia investire nei territori del mezzogiorno.

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