Lavoro

Appunti di politica industriale

Accademici,  giuristi, economisti e politici trovano non poca difficoltà nel delineare in maniera chiara, precisa ed esaustiva cosa si intenda per politica industriale nell’età contemporanea, soprattutto nel progressivo mutamento delle strutture industriali dovuto all’imperante sviluppo tecnologico e da ultimo alla nuova frontiera dello stesso sviluppo industriale ovvero l’Intelligenza artificiale, la digitalizzazione e la decarbonizzazione per un minor impatto ambientale degli stessi impianti industriali delle Nazioni occidentali e da ultimo le strategie industriali dell’Unione Europea.

Per politica industriale, settore della più ampia e complessa politica economica, s’intende una serie di misure deciso a livello politico statale al sostegno del settore industriale di una Nazione, favorendo lo sviluppo di questo settore fondamentale per la crescita del sistema Italia.

In Italia, in una prospettiva storica, particolarmente attivo nel settore della politica industriale fu l’IRI fino al 1992 (quando per ottemperare ai principi del Trattato di Maastricht che istituì l’Unione Europea, si procedette alla privatizzazione di larga parte delle imprese pubbliche e da ultimo alla liquidazione dello stesso Istituto per la ricostruzione industriale, che garantì a monte lo sviluppo dell’industria italiana e a valle la nascita e lo sviluppo di imprese private che gravitavano intorno l’orbita dello stesso Ente).

Dopo il secondo conflitto mondiale il governo a guida democristiana basarono la propria politica industriale su due bisettrici fondamentali: lo sviluppo dell’industria siderurgica e quello energetico (approvvigionamento energetico a basso costo, come ideato ed attuato da Enrico Mattei, che fondò l’ENI nel 1953 dopo aver risanato l’Agip, che gran parte del mondo politico italiano voleva  fosse messo  in liquidazione, con la sola eccezione del presidente del consiglio Alcide De Gasperi ed Ezio Vanoni); il settore energetico fu determinante per lo sviluppo del tessuto industriale italiano.

Il governo è oggi più che mai impegnato a riprendere e la politica  di Enrico Mattei, avendo redatto e attuando il Piano Mattei, fondamentale per la sicurezza energetica della Nazione, bloccare i flussi migratori illegali e favorire lo sviluppo economico e sociale del Continente Africano; per queste finalità a Roma il 29 Gennaio scorso presso palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, si è tenuto il vertice Italia-Africa, nel quadro degli incontri definiti per la presidenza italiana del G7; vertice che si è concluso con la stesura definitiva e la piena operatività del Piano Mattei, che ha previsto una dote finanziaria pari a 5.5 miliardi di euro e che coinvolge oltre  Cassa depositi e prestiti,  altre società pubbliche  in prima linea per lo sviluppo dell’Africa come  Eni, Enel, Snam e Leonardo e altre non solo in campo energetico ed industriale.

L’altro settore fondamentale nello sviluppo della Nazione fu il settore siderurgico. Nel 1948 il governo italiano approvò il piano Senigaglia, tale piano prevedeva un aumento della capacità produttiva siderurgica (non solo quello di Cornigliano) per fungere da ausilio allo sviluppo di altre industrie (come il settore delle costruzioni ed il settore fondamentale dell’Automotive).

Quale politica industriale è necessaria? Viviamo in tempi di gravi instabilità globali dovute a crisi come quella ucraina, quella mediorientale (guerra Hamas-Israele e da ultima la crisi nel Mar Rosso e nel canale di Suez per gli attacchi da parte degli Houthi, minoranza yemenita ai mercantili che transitano nello stesso canale) che stanno provacando una vasta crisi del sistema economico che ha retto l’economia globale. La globalizzazione, che sembrava irreversibile, sta subendo durissimi colpi.

 

Sarebbe opportuno attuare alcune proposte:

  • Istituire il Comitato interministeriale per la politica industriale presieduto dal Ministro per le Imprese ed il Made in Italy.
  • Revisionare tutta la politica degli incentivi privilegiando le imprese che innovino i propri impianti industriali nei settori dell’automotive dei macchinari industriali (ampliando la Nuova Sabatini) verso Industria 5.0 nella più ampia cornice della Transizione 5.0.
  • Potenziare i distretti industriali con una legge omnicomprensiva che comprenda tutti i settori industriali strategici (istituendo uno specifico distretto industriale siderurgico con al centro lo stabilimento ex Ilva di Taranto, il più grande d’Europa in questo fondamentale settore).
  • Un piano di investimento per settori industriali che possano essere da volano per lo sviluppo strutturale nel Meridione d’Italia, privilegiando le start up e modificando il PNRR nelle sue direttrici in tale direzione.
  • In ottica europea una revisione della disciplina giuridico-economica degli Aiuti di Stato tenendo sempre presente la non infallibilità del mercato ovvero il fallimento del mercato (uno dei principi basi della disciplina della scienza delle finanze).

Queste proposte sarebbero utili al fine di delineare un quadro sistematico per una

nuova politica industriale volte ad uno sviluppo economico e sociale improntato a

tutelare il settore manifatturiero italiano, tenendo ben saldi anche gli aspetti di

sicurezza informatica e di cyber security, più che mai fondamentali in tempi di

continui e repentini sconvolgimenti globali.

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Umberto Amato e avvocato e si occupa di amministrazione e finanza degli enti locali.

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