L’inizio dell’autunno politico è stato caratterizzato dall’annuncio a fine estate dello sciopero generale indetto dalla CGIL sulla nuova legge di bilancio (prima ancora che fosse abbozzata!) per metà novembre. Altra ragione dello sciopero, oltre che la nuova legge di bilancio è stata la questione del salario minimo, argomento che rappresenta a tutt’oggi il collante principale che riesce a tenere insieme il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle. Sciopero annunciato e caratterizzato da aspre polemiche inerente profili di legittimità ed opportunità. Oltre alla CGIL, l’adesione allo sciopero ha trovato appoggio ideologico anche da parte della UIL.
Strategia diversa ad opera della CISL, contraria allo sciopero, con un giudizio molto più prudente ed un approccio molto più negoziale riguardo la prossima legge finanziaria , la quale ha intrapreso una serie di iniziative politico sindacali attraverso la raccolta firme riguardo la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla governance d’impresa che sicuramente riscuoterà attenzione e piena condivisione ad opera dell’intera compagine governativa e poi l’elaborazione di un Manifesto Cisl per un lavoro a misura di persona in cui vengono evidenziate una serie di tematiche fondamentali tra le quali l’incremento della formazione scolastica e universitaria, la lotta alla precarietà ed una serie di incentivi a sostegno di una maggiore conciliazione del lavoratore tra vita professionale e vita privata.
Per quanto riguarda l’annosa vicenda sul salario minimo il CNEL ha prodotto un documento fondamentale e utile per comprendere l’intera complessità della questione. Ciò che è emerso nell’elaborato prodotto dalla Commissione dell’informazione, in seno alla stessa struttura del CNEL, è stato utile a tutti i partiti politici e non solo al Presidente del Consiglio Meloni per cercare di analizzare tutti gli aspetti inerente l’istituzione di un salario minimo attraverso la legge oppure attraverso gli strumenti della contrattazione collettiva.
Il punto di partenza dell’elaborato è stato il pieno riferimento alla Direttiva (UE) 2022/2041 che entro il 15 novembre 2024 prevederà applicazione nel nostro quadro normativo. In sintesi, considerando che nel nostro ordinamento la Contrattazione Collettiva ha un “tasso di copertura” che supera il 90% dei lavoratori dipendenti la realizzazione di una tutela minima salariale non può che compiersi che attraverso il sistema delle relazioni industriali, soprattutto considerando la storia della legislazione sociale dagli inizi degli anni sessanta ad oggi.
Ad ogni modo la Commissione dell’Informazione ha auspicato a che venga istituito nella stessa struttura del CNEL un “forum permanente” necessario alle parti sociali e soggetti istituzionali affinché attraverso la raccolta di dati utili e strumenti di lavoro condivisi possano essere create le migliori condizioni per compiere le scelte politiche in materia di legislazione economica e sociale. Questo rappresenta un aspetto importante affinché la burocrazia non sia fine a se stessa ma realmente orientata alla realizzazione di un risultato politico utile senza sfociare in aspetti tecnocratici astratti.
Entrando, nel merito della questione salario minimo, tra gli stessi componenti della Commissione d’Informazione non sussiste una chiara condivisione di vedute. Soprattutto per quanto riguarda l’identificazione di tutte le voci che compongono la retribuzione salariale al fine di determinare “asetticamente” la paga oraria minima prevista. La complessa normazione stipendiale disciplina una serie di voci come ad esempio la tredicesima, la quattordicesima e i premi connessi alla produttività spesso regolamentata dalla contrattazione decentrata.
Inoltre altro elemento variabile che incide nella retribuzione è l’imposizione tributaria, pertanto l’individuazione di una paga oraria minima, non risolve assolutamente un problema cosi complesso. Ragion per cui la contrattazione collettiva rappresenta lo strumento più idoneo attraverso il quale conseguire un salario adeguato cosi come previsto dall’art. 36 della costituzione italiana.
Durante una seduta della commissione lavoro alla Camera per volontà della maggioranza, soprattutto attraverso il Presidente Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia è stato stilato un emendamento contenente in realtà due deleghe governative dalla durata di sei mesi in merito alla definizione di questa vicenda.
Nella prima viene posto l’obiettivo attraverso un pieno rafforzamento degli strumenti della Contrattazione Collettiva al fine di conseguire un “salario dignitoso”, cosi come definito dal Ministro del Lavoro Marina Calderone, facendo riferimento come parametro imprescindibile ad una compiuta analisi dei contratti collettivi “più applicati”, che in realtà non sono altro che i contratti sottoscritti da CGIL, CISL e UIL e cioè dalle organizzazioni sindacali “maggiormente rappresentative” ( che nel 2022 hanno sottoscritto contratti collettivi nazionali con il 96,22% dei lavoratori dipendenti, come si evince da fonte CNEL attraverso l’elaborato prodotto del 7 ottobre u.s.) nella seconda delega viene posto l’obiettivo di conseguire un rigoroso contrasto al dumping contrattuale con lo scopo di annientare la cosiddetta contrattazione pirata, ed evitare in questa maniera il proliferare di contratti di lavoro sottoscritti da attori sociali poco o per nulla rappresentativi dotati di scarse capacità negoziali che attraverso contrattazioni “al ribasso” pregiudicano la forza lavoro di un determinato comparto.
Tutto ciò , sempre con lo scopo imprescindibile di garantire sempre e comunque la piena libertà sindacale.
L’argomento del salario minimo caratterizzerà la campagna elettorale delle elezioni europee che avranno luogo nella prima settimana di giugno 2024.
La manovra 2024 conferma il taglio del cuneo fiscale e contributivo in favore dei lavoratori dipendenti i quali godranno per tutto l’anno a venire dell’estensione degli stessi benefici in busta paga già percepiti da giugno 2023.
Altro aspetto importante nelle novità della legge di bilancio riguarda le politiche di welfare aziendale. La soglia di esenzione fiscale è stata incrementata per tutti i dipendenti fino a mille euro, inoltre nelle famiglie con figli a carico l’esenzione è stata estesa fino a due mila euro.
Pertanto, oltre al rimborso delle utenze domestiche (già previsto per il periodo 2022 e 2023, anche se per importi minori) è stato esteso anche in favore delle spese di affitto per la prima casa o per gli interessi sul mutuo. Circolari ed una normazione di ausilio consentiranno adeguata applicazione. Sempre in materia di lavoro il Ddl di Bilancio prevede una riduzione fiscale sui premi di produttività che saranno erogati nel corso dell’anno. Volendosi soffermare, attraverso una riflessione, su tutti questi provvedimenti adottati emerge un comune denominatore in grado di caratterizzare tutte queste politiche del lavoro.
Fratelli d’Italia mette al centro la partecipazione di lavoratori attraverso la contrattazione, sia essa nazionale che di secondo livello. Inerente la questione salario minimo la risoluzione sarà ricercata principalmente attraverso gli strumenti della contrattazione collettiva, restituendo ai lavoratori un ruolo di protagonisti attraverso la concezione di un sindacato partecipativo, al passo coi tempi e non ancorato a sterili rituali del passato. Il welfare aziendale e il riconoscimento dei premi di produttività saranno sempre più caratterizzati dalla contrattazione di secondo livello o aziendale in cui i lavoratori, nell’interno delle unità produttive assumeranno un ruolo essenziale nelle politiche partecipative d’impresa innovando un nuovo modo di fare sindacato. La scelta decisionale non sarà compiuta attraverso decisioni politico sindacali “calate dall’alto” ma tramite gli strumenti di partecipazione riconosciuti ai lavoratori nell’interno dei luoghi di lavoro.
I dati in merito all’occupazione continuano progressivamente a migliore e questa è la prova che quanto è stato fatto fin ora sulla ridefinizione reddito di cittadinanza ha prodotto ottimi risultati. Alcune aziende, soprattutto nel settore meccatronica e metallurgico stentano a trovare figure professionali qualificate e su questo punto il Governo Meloni, ad opera del proprio Ministro dell’Istruzione e del Marito Valditara, ha cercato di porre un adeguato rimedio.
Gli istituti tecnici a partire dal prossimo anno scolastico, cosi come prevede il Ddl Valditara, avranno ua nuova fisionomia caratterizzata da una reale sinergia tra istruzione tecnica e mondo dell’impresa al fine di formare figure professionali in grado di essere assorbite in tempi rapidi nel mondo del lavoro e soddisfare altresì le esigenze di molte imprese.
La sinistra italiana – Pd e Cinque Stelle – non si rassegnerà mai a cadere il passo al Governo Meloni sulle tematiche e le politiche inerenti il mondo del lavoro, il gesto gravissimo in aula di Giuseppe Conte di aver letteralmente strappato il testo normativo sul salario minimo che prevedeva la legge delega è piuttosto emblematico e nello stesso tempo incommentabile, e non merita alcuna considerazione.
L’inizio del 2024 sarà caratterizzato dalla campagna elettorale delle elezioni europee che avverranno nel primo week end di giugno. Sarà un cammino difficile e pieno di difficoltà ma la posta in gioco è altissima per il futuro dell’Europa e per il Giorgia Meloni non sarà facile coniugare politiche di governo ed una lunga campagna elettorale. La sfida è aperta. Sarà un anno difficile, ma tutto da vivere…