Economia

Imprese e Made in Italy, le sfide da vincere

L’azione del governo Meloni nei prossimi mesi si muoverà sulle linee di marcia (in parte obbligate, in parte frutto di scelte coerenti con il programma votato un anno fa) che il ministro Adolfo Urso ha illustrato in occasione di un convegno a Treviso pochi giorni fa. È stato fatto un bilancio di questi primi undici mesi di attività, badando a rimettere in ordine i numeri che confortano l’azione svolta dall’esecutivo; numeri che contraddicono decisamente la narrazione che vede quotidianamente impegnate le opposizioni.

Gli obiettivi determinati un anno fa sono stati raggiunti e talvolta superati; il bilancio è essenzialmente positivo, dato che al momento dell’insediamento del governo l’inflazione era al 12%, oggi si è ridotta di più della metà attestandosi su valori notevolmente inferiori a quelli della Francia della Germania, cioè le realtà nazionali con cui ci confrontiamo per struttura economico-produttiva.

Riguardo il caro prezzi, è di grandi rilievo la firma di un patto anti inflazione con tutte le associazioni della produzione e della distribuzione. In particolare è stato individuato un paniere di prodotti di largo consumo che possano essere venduti a prezzi molto competitivi a tutti gli italiani.

Per quanto riguarda la disoccupazione l’attività di governo viene certificata dall’Istat nel primo semestre con una significativa riduzione prevista anche per il terzo trimestre. Il ministro Urso pone l’accento sul fatto che molti si attendevano tumulti di piazza e disordini a causa dell’abolizione del reddito di cittadinanza ma nulla di tutto ciò è accaduto. Al contrario, si è investito su chi poteva lavorare creando quasi mezzo milione di posti di lavoro in più che è il record storico dell’occupazione nel nostro paese trattandosi prevalentemente di occupazione stabile e continuativa.

I risultati, anche in questo caso sono stati i migliori in Europa.

Tutelare il lavoro significa anche tutelare la produzione; tuttavia è necessario migliorare la competitività anche a livello europeo.

È nota e certificata la importante interazione economica con Francia e Germania, se si fermano loro si ferma anche l’Italia e viceversa.

Tra pochi giorni verrà stilato un piano di lavoro con Stellantis, una grande multinazionale che nasce anche dal lavoro e dalla produzione di generazioni di italiani; quello che avrebbero dovuto fare i governi precedenti ora diventerà realtà. Da quando fu realizzata Stellantis, nulla è stato fatto per invertire il calo della produzione di auto. Lo scorso anno in questo paese sono state prodotte appena 450.000 autovetture a fronte di oltre un milione di immatricolazioni.

Obiettivo dichiarato da Urso è di invertire la tendenza che vuol dire tornare a crescere e aumentare la produzione di auto nel nostro paese. Obiettivo ambizioso è arrivare in un tempo relativamente breve a un milione di veicoli numero minimo che garantirà, secondo i calcoli del ministero, anche la sopravvivenza di tutta la straordinaria filiera dell’indotto delle auto italiane dando un segnale importante per il territorio.

Il motore endotermico è quello che sostanzialmente muove quasi tutta l’economia. Nella trasformazione all’elettrico è importante per quanto possibile anche tutelare il motore endotermico. E’ una battaglia iniziata da tempo che l’Italia sta conducendo con grande determinazione a livello europeo. Il primo successo è stato ottenuto all’interno del G7 di Tokyo che ha riconosciuto come il bio-combustibile debba essere considerato alla pari del sintetico.

In prospettiva, questo carburante verrà proposto a Stellantis per un ulteriore accordo con l’intera filiera dell’automobile.

Le imprese dell’indotto sono un gioiello del made in Italy e debbono essere accompagnate verso la transizione all’elettrico. Il ministro Urso sta riscontrando un elevatissimo indice di gradimento da parte dell’imprenditoria italiana, i sindacati, presenti all’incontro hanno espresso molta fiducia nel suo operato, fuori dall’Italia è molto stimato e le sue iniziative trovano terreno fertile in tutta Europa.

In particolare, con la revisione delle spese Pnnr, i tecnici sono riusciti a recuperare in tempo utile 16 miliardi da capitoli di spesa che altrimenti non si potevano più utilizzare. Di questi 16 miliardi quasi tutti sono stati destinati al Mimit decidendo di riversarli interamente per accompagnare le aziende nella loro modernizzazione e per sostenerle verso la transizione verde e le energie rinnovabili. Quattro miliardi di euro sono stati dirottati sul piano di transizione 5.0 per le imprese che investono in macchinari informazione a tecnologia Green e digitale.

Due miliardi di euro andranno alle imprese che realizzeranno impianti di produzione di energia rinnovabili, per le imprese che decideranno di produrre batterie elettriche, pannelli solari o fotovoltaici. Un miliardo e mezzo, e questo è molto importante anche per il Veneto, per tutte le imprese che realizzeranno impianti di energia ai fini dell’autoconsumo industriale, cioè le imprese che metteranno un pannelli solari e fotovoltaici per rendersi autonomi. Infine 320 milioni di euro sono stati destinati alla Sabatini Green.
Un imponente spiegamento di mezzi per dare un grande impulso nei prossimi mesi alle imprese italiane per vincere la sfida della transizione economica e del mantenimento e incremento dei livelli occupazionali.
A proposito di occupazione, tali investimenti richiederanno molti lavoratori specializzati che garantiscano un buona produttività; negli ultimi anni, complice anche il reddito di cittadinanza, vi è stata molta disaffezione dei giovani verso il lavoro. Il ministero stima che serviranno circa 500mila lavoratori già nel prossimo anno, dall’industria, al turismo, all’agricoltura.

In prospettiva, è stato istituito il liceo del Made in Italy che verrà avviato nell’anno scolastico 2024/2025 e sarà presente in ogni grande distretto industriale italiano.
Grande importanza viene data ai Distretti industriali che sono fucina di ricerca e sviluppo, di brevetti e di innovazione tecnologica.

Tutto il mondo resta stupito dai distretti industriali italiani facendo anche fatica a capire come hanno fatto a divenire così eccellenti ed inimitabili.

Per la siderurgia vi saranno 3 poli nazionali, Terni, Piombino e Taranto per soddisfare i fabbisogni nazionali; per la chimica essa sarà salvaguardata dalla sopravvivenza di Priolo, un’eccellenza italiana.

Completano il tutto la nascita del Fondo Sovrano Nazionale Italiano e una significativa lotta alla contraffazione, una vera concorrenza sleale in molti settori con, tra l’altro, la possibilità di utilizzare agenti sotto copertura di contraffazione, quindi scombinare alla fonte una piaga che colpisce l’impresa italiana.

Ci vorrà del tempo ma i presupposti di poter finalmente ridare all’Italia un importante peso economico nel mondo ci sono tutti.

Si deve ripartire dal concetto del Made in Italy, recentemente considerato dalla rivista americana “Forbes” il settimo brand a livello mondiale quanto ad importanza. L’Italia c’è ed è più che mai in grado di tornare decisiva.

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Enrico Zucconi è esperto di finanza d'impresa e mercati.

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