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India-Italia, una grande opportunità

Il 23 agosto scorso l’india ha compiuto il suo primo allunaggio: la sonda Chandarayaan-3 è atterrata senza intoppi al polo sud lunare. Quarta nazione al mondo ad atterrare sul nostro satellite, l’India è anche la prima ad aver raggiunto il polo sud. Solo gli Stati Uniti, la Cina e l’Unione Sovietica hanno preceduto l’India nella “corsa” verso la luna.  La missione Chandarayaan-3 è stata altresì un successo economico, con una spesa di soli 76 milioni di dollari a fronte dei 200 milioni della fallita iniziativa russa di qualche mese fa.

 

L’evento ha riportato l’attenzione del mondo sulla tecnologia e sulle start-up indiane. Al di là del rinnovato interesse per l’ente spaziale indiano (Indian Space Research Organization – ISRO) e per l’osservatorio solare Aditya-L1,  si dà ora atto che l’India ha conquistato in modo graduale un ruolo di punta nell’innovazione globale. Farmacia del mondo durante la pandemia Covid-19 (con 60% della produzione mondiale di vaccino) l’india è indiscusso leader nei famaci generici. Il mercato delle start-up indiane ha appena raggiunto un totale di 110 “unicorni” , ossia di  start-up di successo con valutazione che supera il miliardi di dollari ciascuno. Un terzo posto globale molto significativo.

L’Italia e l’india collaborano con profitto in molti settori economici. Purtroppo, manca all’appello il settore più importate: quello della difesa. Il bilancio indiano della difesa è di 73,8 miliardi di dollari nel 2023, appena dietro USA e Cina. Ma qui il nostro Paese è in ritardo, avendo l’Italia e l’indio perso tempo prezioso con il caso della nave Enrica Lexie (“crisi Marò”) e con lo scandalo Augusta Westland il quale ha comportato l’infelice presenza quasi decennale di Finmeccanica (ora Leonardo S.p.A.) nella black list indiana di fornitori banditi.

 

La svolta è avvenuta al G20 di Roma nel 2021. Lì i due Premier Draghi e Modi hanno stabilito una intesa cordiale e diretta, con immediata normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. Ciò fu sancito in modo plastico con la rimozione di Leonardo dalla black list indiana. Successivamente la Premier Meloni ha onorato l’india con la sua prima visita ufficiale all’estero nel marzo di quest’anno. I due Premier Meloni e Modi hanno finalizzato un protocollo d’intesa sulla difesa ed hanno elevato il rapporto tra Italia ed India dalla reciproca stima cordiale ad un vero e proprio partenariato strategico.

 

Si pone ora il tema di come recuperare del tempo perduto. Dal nostro punto di vista, l’assenza per quasi un decennio delle grandi imprese italiane dall’ecosistema della difesa indiano ha lasciato spazio ai concorrenti tedeschi, francesi e spagnoli. Dal punto di vista indiano, quel grande Paese è rimasto per troppo tempo senza un prezioso fornitore alternativo di tecnologia e di sistemi d’arma.

L’india ha un confine terreste di oltre 4.000 kilometri con la Cina. Quel confine è conteso dalla Cina la quale rivendica addirittura l’intero stato indiano dell’Arunachal Pradesh come “Zangnan” (Tibet meridionale) cinese. I due Paesi hanno combattuto una guerra di confine in alta quota nel 1967 e scaramucce mortali continuano anche oggi (l’ultima nello strategico altopiano d’alta quota Aksai Chin). Altro confine conteso è quello lungo 3.300 km tra India e Pakistan. Lì due guerre sanguinose sono state combattute, ed il Pakistan continua ad essere collegato alle incursioni transfrontaliere di terroristi che vanno a colpire obiettivi indiani. L’india si trova quindi a dover combattere senza tregua “due guerre e mezzo”: contro la Cina, contro il Pakistan e contro il terrorismo esterno ed interno (ad esempio contro i naxaliti nel nord est, spalleggiati in modo non ufficiale dalla Cina).

 

Altra piaga che affligge l’inda è l’ininterrotto traffico di persone, droga ed armi attraverso i porosi confini con il Nepal e lo stesso Pakistan. Data la sua posizione strategica il Paese funge purtroppo e suo malgrado da snodo e punto di trasbordo nel traffico di droga e armi dall’Afghanistan, dall’Indocina e dall’Estremo Oriente.

Anche lo spazio di difesa marittima indiano è strutturalmente “caldo”. il Paese ha una linea costiera di oltre 7.500 km che deve essere protetto da potenziali incursioni cinesi e terroristiche (gli attacchi a Mumbai del 2011 arrivarono dal mare). La zona marittima esclusiva (ZEE) indiana confina con Pakistan, Maldive, Sri Lanka, Bangladesh, Myanmar, Tailandia, Malesia, Indonesia. Dalle sue isole Andamane e Nicobare l’india controlla lo stretto di Malacca ove transitano il 60% delle forniture energetiche cinesi. Ciò pone l’India oggettivamente in diretto contrasto con la politica cinese del “filo di perle” (fuor di metafora: catena di basi militari di presidio) la quel per contro mira ad affrancare le rotte marittime del Dragone da condizionamenti di Paesi terzi non controllabili.

L’India mira all’auto sufficienza militare

 

Prima del conflitto russo-ucraino quasi la metà delle forniture militari indiane era di origine russa. Il fenomeno ha origini storiche, economiche e tecniche. Ora quella percentuale è scesa al 35% per il semplice fatto che la Russia vede la sua industria bellica impegnata nel conflitto ucraino ed ha iniziato a non rispettare gli impegni con l’india. Vi sono altri fattori che fanno ipotizzare una ulteriore riduzione di tale dipendenza dell’india dalla Russia nella sfera militare. A fronte delle sanzioni finanziarie vi sono dai 20 ai 30 miliardi di dollari (in rupie indiane) di fondi russi “bloccati” nelle banche indiane poiché la rupia indiana non è liberamente convertibile. Quei fondi derivano da forniture di petrolio russo all’India e ciò incrina ulteriormente il rapporto commerciale tra i due paesi. Oltre a ciò, la recentemente dichiarata “amicizia senza limiti” tra Russia Cina preoccupa l’India anche alla luce di una dipendenza di Delhi da Mosca per le forniture militari ora giudicata eccessiva.

 

Questi fattori contingenti si manifestano sullo sfondo della spinta politico-economica di lungo termine dell’India per l’indipendenza nelle forniture militari e non solo (strategia “India Atma-nirbhar” : “India Autosufficiente” per meglio competere globalmente). Nel settore della difesa è stato imposto un divieto di importazione di oltre 101 articoli che si ritiene possano essere prodotti localmente.

L’iniziativa “Make in India”, in particolare come articolata nella Politica di produzione per la difesa del 2018, è un progetto ambizioso per l’autosufficienza. La procedura di acquisizione della difesa (DAP) del 2020 integra questa iniziativa aprendo le porte a un maggiore coinvolgimento del settore privato nella produzione della difesa attraverso la sua Modello di partenariato strategico (SP). Inoltre, il DAP stabilisce che i fornitori stranieri debbano reinvestire una parte del valore del contratto – di solito circa il 30% – nei settori della difesa o aerospaziale dell’India, una clausola nota come compensazione.

 

Più specificamente, e nell’ambito della politica di produzione per la difesa 2018 (DPrP-2018), il Paese mira a raggiungere l’autosufficienza concentrandosi sullo sviluppo e sulla produzione di un massimo di 13 categorie di armamenti entro il 2025. L’elenco include aerei da combattimento, navi da guerra e sistemi missilistici.

 

Alcuni dei primi successi del “Make in India” (defense) sono:

 

  1. Tejas: un aereo da combattimento multiruolo monomotore con design ad ala delta composta e senza coda con “stabilità statica rilassata” per maggiore manovrabilità e agilità.
  2. Agni: una famiglia di missili balistici a medio e intercontinentale sviluppato dall’India. I missili Agni sono missili balistici superficie-superficie a lungo raggio, dotati di armi nucleari.
  3. Akash: un sistema missilistico terra-aria mobile a medio raggio (SAM) sviluppato dall’organizzazione per la ricerca e lo sviluppo della difesa (DRDO).

Il modello di partenariato strategico (SP) è una componente fondamentale della procedura di acquisizione della difesa (DAP) 2020 dell’India. Esso mira a trasformare il panorama della difesa nazionale indiana fornendo il quadro istituzionale per facilitare una più profonda collaborazione tra il governo indiano, le società del settore privato nazionale e le imprese straniere produttrici di apparecchiature originali (OEM). Gli obiettivi del modello di partenariato strategico sono l’autosufficienza, i partenariati globali, qualità e innovazione, efficienza dei costi, competenze e creazione di posti di lavoro. Facilitando la collaborazione tra aziende indiane e produttori di apparecchiature originali (OEM) globali, il modello SP consente l’acquisizione di tecnologia all’avanguardia. Esso promuove inoltre la concorrenza, riducendo i costi e incoraggiando l’innovazione. Il modello contribuisce infine alla creazione di posti di lavoro e allo sviluppo delle competenze. Le figure negoziali e contrattuali globali del SP model comprendono il trasferimento di tecnologia ed il controllo di qualità e prezzi per servire gli interessi di lungo periodo dell’India.

 

 

Più nello specifico, e nell’ambito della politica di produzione per la difesa 2018 (DPrP-2018), il Paese mira a raggiungere l’autosufficienza concentrandosi sullo sviluppo e sulla produzione di un massimo di 13 categorie di armamenti entro il 2025. L’elenco include aerei da combattimento, navi da guerra e sistemi missilistici.

 

 

Diverse strategie di approvvigionamento

 

Nell’approvvigionamento di sistemi di difesa l’India impiega una varietà di strategie di acquisizione a seconda dell’urgenza e della natura del requisito. La procedura accelerata (FTP) è riservata a situazioni che richiedono un’azione immediata, come nel caso dell’acquisizione di missili guidati anticarro Spike da Israele. Gli accordi Government-to-Government (G2G) offrono un’altra strada, aggirando molti dei processi ingombranti coinvolti nei metodi tradizionali. L’acquisizione di 36 jet Rafale dalla Francia è stata facilitata da un accordo G2G di questo tipo. Per esigenze meno urgenti, l’India utilizza una gara aperta in due fasi e una procedura di gara competitiva, esemplificata dall’acquisizione di elicotteri Apache.

 

Per comprendere queste politiche in azione, è possibile esaminare una serie di recenti appalti per la difesa. I jet Rafale dalla Francia e il sistema di difesa missilistico S-400 dalla Russia sono stati acquisiti attraverso accordi G2G. L’acquisto di fucili d’assalto Sig Sauer dagli Stati Uniti è avvenuto nell’ambito della procedura fast track. Sul fronte indigeno, a parte gli esempi di successo di cui sopra, il sottomarino Project 75 India è uno dei primi ad essere elaborato secondo il modello SP.

 

 

Opportunità per le imprese italiane della difesa in India

 

Una delle prime sfide per le aziende italiane in India è la fornitura al Pakistan. Italia e Pakistan condividono una storia forte, soprattutto nel campo delle forniture per la difesa. Il drone Falco di Leonardo (Selex) è stato creato per l’aeronautica militare pakistana come utilizzatore principale.

 

Le agenzie di sicurezza indiane ritengono che qualsiasi tecnologia fornita al Pakistan sia disponibile anche per la Cina, visita la stretta alleanza tra i due paesi. Le aziende italiane devono quindi garantire alle loro controparti indiane protezione in questo senso e dimostrare una protezione sufficiente delle tecnologie che vengono offerte all’India in quanto non disponibili al Pakistan (e quindi alla Cina). Supporre che il Pakistan rispetti alla lettera i contratti e non metta la tecnologia a disposizione della Cina è, nella migliore delle ipotesi, ingenuo.

 

A parte le sfide geopolitiche, l’India è un grande mercato per tutti i tipi di aziende della difesa in India. Oltre far leva sulle esigenze indiane per l’alta tecnologia per la protezione delle frontiere e al potenziamento generale dell’esercito e della marina, aziende italiane come Leonardo e Fincantieri possono beneficiare del programma “Make in India” per sviluppare rapporti esclusivi con l’establishment indiano.

 

Lo spazio è ampio anche per i produttori di componenti. L’India ha una flotta obsoleta di aerei, navi e attrezzature sovietiche che necessita un costante fabbisogno di componenti. L’Italia ha una forte base di produttori di componenti generici che si potrebbero produrre in India per il mercato indiano. Molte di queste apparecchiature hanno ancora un orizzonte di utilizzo di 10 anni, il che ripagherebbe ampiamente la produzione in India, aiutando allo stesso tempo l’India a svezzarsi dalla dipendenza dalla Russia.

 

Spesa per la difesa nel 2021 in Asia

 

Una proposta: investimento in innovazione.

 

L’industria della difesa italiana può creare un fondo di investimenti con rischio d’impresa, il quale investa in iniziative indo-italiane nel settore della difesa. Si può guadagnare molto incoraggiando i giovani imprenditori di entrambi i paesi a produrre nuove tecnologie nello spazio civile, cyber sicurezza, informatico, delle comunicazioni e militare che hanno un grande potenziale globale. Mentre il Primo Ministro Modi e Meloni hanno tracciato un quadro strategico anche creando un startup bridge, è opportuno e necessario che le aziende e il settore privato svolgano il loro ruolo nella comprensione del mercato e nell’impiego di strategie di innovazione utilizzando questa buona volontà politica, anziché di limitarsi a partecipare alle gare d’appalto o aspettare inviti dal governo Indiano.

 

INDUS-X: Il modello da seguire

 

E valga il vero: dopo che il Primo Ministro indiano ha visitato gli Stati Uniti a giugno, il Dipartimento della Difesa americano (DoD) ed il Ministero della Difesa indiano (MoD) hanno lanciato il piano India-USA ecosistema di accelerazione della difesa (INDUS-X) per espandere il partenariato tecnologico strategico e la difesa cooperazione industriale tra governi, imprese e istituzioni accademiche. Questa iniziativa si basa sull’impegno assunto dai consulenti per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dell’India nel gennaio 2023 di lanciare un “ponte dell’innovazione” per collegare le start-up della difesa statunitense e indiana come parte dell’iniziativa USA-India sulle tecnologie critiche ed emergenti (iCET). Gli attori saranno il Dipartimento Indiano Innovations for Defense Excellence (iDEX) e l’Ufficio del Segretario di La Difesa (OSD) guida le attività INDUS-X rispettivamente per il Ministero della Difesa Indiana e il Dipartimento della Difesa USA.

 

Mentre il Primo Ministro Meloni si reca a Delhi per il G20, c’è un costante scambio di ministri tra i due paesi. Una occasione d’oro per creare un gruppo pubblico-privato italiano strategico nel settore della difesa e degli investimenti al fine di mettere in atto concretamente gli accordi politici già stabiliti. Oltre ad essere un alleato dell’Italia nell’Indo-Pacifico, l’India ha la capacità di essere non solo un mercato ma anche un partner di innovazione per l’industria della difesa italiana.

Carlo Lombardi è dottore commercialista con studi a Roma e New Delhi Vas Shenoy è imprenditore, consulente, scrittore e analista politico

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