La normativa in Spagna prevede una unica data e un turno unico per tutte le votazioni amministrative, comunali e regionali, con la sola eccezione della regione basca e di quella catalana. Perfino chi ha fatto un voto anticipato come nel caso della Ayuso a Madrid due anni fa, è costretto a ritornare alle urne insieme alle altre regioni e comuni. Ecco perché la data del 28 maggio sarà un test importante in vista delle elezioni politiche che si svolgeranno il prossimo dicembre. È vero che alle amministrative influiscono molto anche fattori locali, a cominciare dai candidati sindaci e i candidati presidente di regione, tanto che nella mia Castilla la Mancha il PP vince sempre alle nazionali, ma perde alle regionali, ma il gran numero di votanti esprimono indubbiamente una indicazione importante su quelli che potrebbero essere i risultati delle prossime nazionali.
Il governo di Sanchez si sorregge su una maggioranza ormai sfilacciata ed eterogenea, dal Psoe a Podemos compresi tutti i partiti indipendentisti catalani e baschi cosa che ha provocato molto malumore tra i baroni socialisti delle altre regioni che temono di perdere consensi con compagni di viaggi squalificati. Non a caso l’ultima polemica è nata perché Bildu, il partito degli ex terroristi dell’Eta, che sostiene esternamente Sanchez, hanno presentato delle liste inserendo ex-terroristi, già condannati per omicidio, nelle stesse città dove avevano ucciso. La reazione è stata così forte che hanno dovuto fare marcia indietro, ma la frittata era già fatta e il governo ha perso credibilità.
Il faro delle prossime elezioni amministrative si concentra su due fattori che possono essere determinare per sapere chi sarà il vincitore delle prossime elezioni nazionali.
Da una parte l’effetto Feijoe, ossia il nuovo presidente del PP, succeduto a Casado dopo una bruttissima lite interna tra lo stesso Casado e l’astro nascente della destra spagnola, la Ayuso, attuale governatrice della regione di Madrid. L’ex presidente della Galizia si dovrà cimentare nel suo primo e vero confronto elettorale nazionale da quando è presidente del PP e molti sono in attesa di capire quanto la sua figura possa contribuire a far tornare il PP il partito più votato in Spagna. Feijoe, figura molto rispettata, ha governato per oltre quindici anni in Galizia stravincendo sempre le elezioni locali e dando l’idea di essere un ottimo amministratore, ma la realtà politica nazionale è un’altra cosa. Sino ad ora il suo lavoro è stato quello di dare rassicurazioni di moderazione, competenza ed equilibrio, conquistando buona parte dei dirigenti in libera uscita dal partito di centro Ciudadanos ormai in caduta libera. Si è smarcato costantemente da Vox per riconquistare quel voto moderato che da Aznar in poi, il partito Popolare aveva perso a favore di Ciudadanos che era arrivato ad ottenere quasi il 18% dei consensi tanto da arrivare vicino al sorpasso del PP. Per ora i sondaggi gli danno ragione anche se il distacco tra il PP e il Psoe è in parte calato in queste ultime settimane grazie anche ad una politica clientelare, a suon di manciate di soldi a tutti, che Sanchez sta attuando sul piano dell’azione di governo per riprendersi consensi. Se Feijoe uscirà vincente nelle prossime amministrative del 28 maggio, è evidente a tutti che la strada per la Moncloa a dicembre sarà in discesa.
L’altro fattore sotto l’attenzione di tutti è cosa succederà a sinistra del Psoe. Sanchez non potrà mai governare nuovamente se l’estrema sinistra non rimane unita raccogliendo tutti i voti che la sinistra radicale spagnola ha raccolto nelle ultime elezioni presentandosi per láppunto con una unica sigla. Il problema per Sanchez è che è in atto uno scontro brutale tra le varie sigle della galassia della sinistra radicale, da Podemos a Unidos por Podemos, passando per Mas y Compromis dietro il quale si nasconde una battaglia fratricida tra Pablo Iglesias, l’ex fondatore di Podemos ufficialmente ritiratosi dalla politica dopo la batosta elettorale delle ultime elezioni alla presidenza della regione di Madrid, e Yolanda Diaz, attuale vicepresidente del governo nazionale e colei che ha preso in mano il comando di Podemos dopo l’abbandono di Iglesias che per altro l’aveva indicata come sua successore. Dietro lo scontro, aldilà di divergenze politiche tutto sommato marginali, ci sono attriti personali che partono dai due leader della sinistra radicale spagnola, ma che si moltiplicano anche tra i dirigenti dei diversi gruppi o sigle di questa galassia. Diciamo nulla di nuovo sotto il sole per chi conosce la storia della sinistra radicale in tutta Europa e la Spagna non fa eccezione. Questa area aveva ottenuto un buon risultato elettorale presentandosi unita, ora se si dovessero dividere rischierebbero di rimanere fuori da molte amministrazioni locali e di perdere molti seggi alle prossime elezioni politiche nazionali visto che, la legge elettorale spagnola, sia alle elezioni politiche nazionali che a quelle locali, punisce pesantemente le piccole formazioni. In caso poi di corsa separata e quindi di sconfitta certa, le relazioni tra i diversi movimenti, già ora molto tesi, lo diventerebbero ancor di più e sarebbe un ottimo vantaggio per gli avversari di Sanchez.
Una partita a parte la sta facendo Vox, che nei sondaggi continua a crescere anche se non in modo dirompente, ma costante. Abascal, il leader di Vox, ha marcato molto la differenza tra loro e il PP di Feijoe per cercare di convincere l’elettorato più a destra di andare a votare e non astenersi, ma non riesce, almeno per ora, nell’obbiettivo strappare voti al PP, cosa per altro positiva per Feijoe che, in caso di vittoria a dicembre, se non vincerà con maggioranza assoluta potrà sempre contare con l’alleanza di Vox che nel frattempo ha aggiunto e non tolto voti alla totalità dei consensi verso l’alternativa a Sanchez.
Su tutto ciò pesa una gran incognita. La Spagna avrà la Presidenza europea nel prossimo semestre. Da una parte significa molta visibilità per Sanchez, però anche la distrazione verso un altro impegno proprio quando ci sarà una campagna elettorale molto delicata per la rielezione del prossimo governo nazionale spagnolo. Per altro proprio la politica estera è il grande cruccio del leader del Psoe, isolato in Europa e totalmente ignorato da Biden oltre oceano, tanto che nella sua recente visita negli Usa ha fatto una conferenza stampa, a conclusione del viaggio, in solitudine, senza il presidente americano a fianco, cosa che non è passata inosservata ai media spagnoli.
Il 28 maggio prossimo, data stabilita per il turno unico di comunali e regionali, avremo indicazioni importanti su come si stia muovendo l’elettorato spagnolo in vista delle nazionali del prossimo dicembre, un test non determinante, ma certamente molto significativo e già ora la tensione sta crescendo, certamente non mancheranno sorprese.