Charta Minuta, Esteri

QUELL’INCONTRO TRA PUTIN E MACRON

Contrariamente alla maggior parte degli articoli e delle analisi che il 24 febbraio vanno riflettendo sul primo anno del conflitto russo-ucraino, l’accesso agli archivi classificati come “difesa segreta”, tra diversi decenni, mostrerà molto probabilmente che il vero punto di svolta fu l’ultimo faccia a faccia Macron-Putin. Il 7 febbraio Macron, allora presidente di turno dell’Europa ma anche candidato alla sua stessa successione in Francia – il che lo rendeva vulnerabile – ha avuto l’opportunità di evitare che scoppiasse questo conflitto, un conflitto che da allora vive costante e successive escalation. Team impreparato? Assenza di coraggio?

È impossibile rispondere oggi a queste domande, ma la soluzione era costruita sulla base di alcune principali condizioni: sicurezza dell’Ucraina, la Crimea russa, i limiti della NATO, il transito del gas nell’Europa orientale, il rispetto degli accordi di Minsk, oltre a un possibile accordo che aveva coinvolto il Presidente ucraino.

Il 24 febbraio le truppe russe entrano in Ucraina. De Gaulle ci ha insegnato cosa pensare fin da quando, nel 1967, disse chiaramente agli israeliani che chiunque avesse iniziato le ostilità aveva torto, indipendentemente dalle ragioni addotte. Per la prima volta, nel cuore dell’Europa – se si prescinde cinicamente dalla guerra nell’ex Jugoslavia – questa Europa a cui de Gaulle associava anche la Russia, è scoppiata una tragedia. È possibile stilare un bilancio iniziale, al di là del conteggio delle vittime? E soprattutto, la natura di questa valutazione può aiutarci a rispondere alle domande che si pongono: escalation, estensione, concessioni, pace?

Fiducia tradita: il 7 dicembre 2022, Angela Merkel, in un’intervista a Die Zeit, ha confermato uno dei principali fattori scatenanti dell’invasione, invocato dal Presidente russo: il mancato rispetto degli accordi di Minsk – l’altra causa principale del conflitto è l’avvio del Nord Stream 2, non voluto dagli americani e polacchi. Secondo la Cancellieria tedesca, gli accordi di Minsk, in particolare l’articolo che prevedeva una nuova organizzazione delle regioni orientali dell’Ucraina, erano destinati a far guadagnare tempo all’Ucraina piuttosto che a porre fine immediatamente alle tensioni interne in Ucraina. Cominciava una “pre-guerra” nel 2014.

Economia: più recentemente, pubblicazioni che non possono essere sospettate di essere filorusse hanno illustrato il fallimento delle sanzioni contro la Russia: il Financial Times del 16 dicembre 2022 (“Come i tecnocrati di Putin hanno salvato l’economia”); The Economist del 29 dicembre (“Nel 2022 la Russia salvato la sua economia”), per non parlare di un rapporto del FMI Global Economy del 30 dicembre 2022 che indica come la Russia sia diventata la nona potenza mondiale. Questi articoli fungono da cassa di risonanza per il documentatissimo Backfire, libro di Agatha Demarais (direttrice dell’Economist Intelligence Unit) pubblicato nel dicembre 2022 dalla Columbia, che traccia e analizza l’impatto delle sanzioni: gli americani si sono resi conto del contraccolpo delle sanzioni che stanno imponendo e stanno orchestrando il contraccolpo verso l’Europa; nel frattempo gli Stati Uniti stanno raccogliendo tutti i benefici industriali ed economici di questo conflitto e delle loro sanzioni contro la Russia. Ad esempio, gli Stati Uniti nel 2022 sono il paese al mondo che ha aumentato maggiormente le importazioni di prodotti petroliferi dalla Russia (Silicon India, 2023 / Hindustan Times 20.01.2023), passando per l’India, paese che tra l’altro si rivela anche grande vincitore dell’attuale conflitto. Questo è ciò che Emmanuel Todd descrive nel suo libro La troisième guerre mondiale a commencé.

Ci aspettavamo il crollo militare degli ucraini e invece è stato il contrario; ci aspettavamo il crollo economico della Russia e invece è stato il contrario.
Questo dovrebbe almeno indurci a mettere in discussione le nostre analisi europee e, invece di rinchiuderci in una logica di asta alla morte, spingerci a individuare nuove soluzioni. Stiamo affrontando questo conflitto da una base di dati ereditata dal secolo scorso, da un punto di vista militare, economico e geopolitico – “il 75% del mondo non segue l’Occidente”, ci ricorda Todd. Triste esercizio di semantica, in risposta  all'”operazione speciale”, abbiamo assistito allo sviluppo di una “guerra speciale” da parte della NATO e dei paesi rappresentati: armi, denaro ma ufficialmente nessun combattente, rendendo purtroppo gli ucraini i nostri “mercenari”, che combattono e muoiono legittimamente per la loro patria.
I rischi di estensione del conflitto aumentano di giorno in giorno.
La “NATOizzazione” de facto dell’Ucraina non fa altro che spingere strategicamente i russi verso Odessa… a contrario il  fallimento porterebbe probabilmente il presidente russo al collasso e insieme a lui di tutto il paese, un prospettiva tanto descritto e auspicato dall’ex ministro degli Esteri polacco, Anna Fotyga, o più recentemente dal primo ministro polacco Morawiecki su LCI5, canale all news francese), con tutto ciò che ne consegue in termini di instabilità geopolitica – rinascita degli Stati islamici, terrorismo, guerre civili ecc… È difficile fare previsioni; i nostri analisti, che nell’ultimo anno hanno fatto tante proiezioni quanti errori, non potranno sicuramente esserci d’aiuto.

Quindi, dopo i cannoni Cesar, i carri armati Leopard o  Leclerc, e domani gli aerei, dopo domani ci sara da prepararci  a dire ai nostri figli  ad andare a combattere in Ucraina dove il sangue di sempre più giovani soldati ucraini non smette di scorrere sotto i ponti, oppure decidiamo di cercare  soluzioni dando ascolto ai numerosi appelli di Papa Francesco che trovano eco anche in Russia, ad esempio nella riflessione di Leonid Sevastianov presidente dell’Associazione dei Vecchi Credenti (nata da uno scisma nella Chiesa ortodossa nel 1666).  Ha detto Sevastianov all’ Express nel gennaio 2023: “Dov’è c’è una volontà, c’è un camino. La pace non è un’opzione, è un dovere.

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è consulente in strategia e comunicazione Esperto di relazioni russo-europee

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