Governo, Politica

SPOILS SYSTEM, UNA RICCHEZZA PER IL PAESE

Si può dissentire da un maestro come lo stimato professore Sabino Cassese? Io mi permetto questa licenza e dissento sulle sue considerazioni in tema di spoils system.

Il ricorso allo spoils system non “tradisce merito e imparzialità”.

Al contrario, l’uso di questa pratica, nata negli Stati Uniti nella metà del diciannovesimo secolo, va nella direzione da lei pubblicamente auspicata di conferire maggiore stabilità ai governi.

In Italia 68 esecutivi nei 76 anni dalla costituzione della Repubblica hanno rappresentato  una delle principali debolezze nella considerazione che di noi hanno tutti gli altri players internazionali.

Ogni 13 mesi in media ogni nuovo ministro degli Esteri doveva presentare le sue credenziali alle cancellerie degli altri Paesi. Ogni 13 mesi un nuovo presidente del Consiglio doveva  presentarsi nei frequenti eventi internazionali iniziando da un “good morning I am…”, doveva riprendere le fila delle attività dei nostri servizi,  costruire un rapporto, diretto e per quanto possibile amicale, con i potenti della terra, e via di seguito.

Ma torniamo, professor Cassese, agli altri motivi della necessità da parte di ogni governo liberamente eletto di poter operare in linea con quello che gli elettori col proprio voto gli hanno chiesto di fare, sia pur nell’ovvio rispetto dei diritti  delle minoranze, garantito dall’impianto costituzionale.

Si fa ma non si dice, recitava una popolare canzonetta in voga negli anni trenta, ed infatti chi oggi sembra meravigliarsi, invocando quel politicamente corretto (espressione  ipocrita che faremmo bene a cancellare dal nostro vocabolario),   non ha mai esitato ad utilizzare, invocando ovvie competenze e professionalità. Ed infatti non è questo ciò di cui si parla, scegliere collaboratori incompetenti equivale sempre in un suicidio, quanto della condivisione dei criteri di fondo che sottintendono a qualunque azione che un esecutivo deve prendere.  Elemento irrinunciabile per qualunque governo è infatti la non ostilità preconcetta dei vertici delle organizzazioni che nel Paese contano a livello operativo e che in un sistema ordinato hanno il compito di mettere a terra le decisioni prese ad alto livello politico-istituzionale. Strutture ministeriali, banche, grandi aziende e gruppi industriali, specie se di elevato valore strategico, una certa stampa, che per sua natura tende  ad influenzare l’opinione pubblica, influencer e decision makers di vario tipo non possono essere trascurati, specie se la formazione di governo legittimamente eletta, come nel caso dell’Italia di oggi,  rappresenta una discontinuità con un lungo passato che inevitabilmente ha plasmato le figure apicali che aveva nominato. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la negazione delle libertà democratiche, ma al contrario le esalta, contribuendo allo sviluppo di una classe decisionale e manageriale anche alternativa e innovativa.

È una ricchezza del Paese.

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