Su Aspi/Atlantia abbiamo rasentato il ridicolo. Invece che socializzare i profitti questi hanno socializzato il debito e privatizzato i profitti, non ci voglio credere…” Mi dice stupito un giovane osservatore politico. È andata come è andata, Giuseppi ha confermato le sue eccellenti qualità che farebbero invidia al mago Merlino. Un vero sortilegio. Ha fatto finta di esautorare Benetton facendo felici i grillini, in realtà gli ha fatto un gran regalo a spese del solito Pantalone. Giuseppi è maschera e volto allo stesso tempo della politica e del potere. È un mago sul serio. Da un giorno all’altro fu capace di passare dalla guida di un governo con la Lega ad uno con il Pd e compagnucci vari. Era al fianco di Salvini sul blocco dei migranti, poi cambiò idea e decise di mandarlo a processo. Eccezionale veramente. Il gioco del cambio di casacca per Conte è più spettacolare di un coniglio che salta dal cappello a cilindro. Scilipoti gli fa un baffo.
È giusto, naturale, umano cambiare opinioni e posizioni nel corso della vita. L’evoluzione delle proprie esperienze e sensibilità, le nuove esigenze della società, la conoscenza, l’esperienza o il ravvedimento, il pentimento o una crisi di coscienza possono portare a radicali modifiche delle proprie posizioni senza venir meno, si presume, all’onestà intellettuale ed al rigore morale. Basti pensare a quanti come Ingrao, Spadolini, Scalfari e tanti, tanti altri in gioventù furono illusi dal fascismo e poi divennero alfieri della democrazia.
Nel mio taccuino di vecchio cronista politico ritrovo tracce innumerevoli di trasformazioni di idee o collocazioni, e non mi riferisco agli squallidi cambiamenti di casacca per opportunismo, convenienza o peggio, ma processi di maturazione, di evoluzione profonda. I cambiamenti non mettono in discussione la rettitudine, talvolta ne sono una conferma.
Che dire di Giorgio Napolitano figura di grande dirittura morale, il presidente tanto amato dagli italiani (… cioè, da una parte) che in età matura s’ebbe a pentire di aver acclamato nel 1956 la sanguinosa repressione dell’Unione Sovietica in Ungheria.
E Gianfranco Fini? Nel 1994 disse che Mussolini era stato il più grande statista del secolo. Nel 2003, sempre Fini, definì male assoluto le leggi razziali volute da Mussolini.
Ricordo Pierferdinando Casini. Lo incontrai giovanissimo deputato forlaniano nello studio del mio amico Enzo Carra. Apparteneva Casini alla corrente conservatrice della Dc avversa alla sinistra di base dello scudo crociato. Più tardi lo vidi presidente della Camera coi voti del centrodestra. L’ho visto in foto l’anno scorso a Bologna parlare alla casa del popolo sotto i ritratti Togliatti, Gramsci e Di Vittorio. Ciò non inficia però la sua onestà intellettuale. (… a prescindere, direbbe Totò).
Vidi per la prima volta Francesco Rutelli angli inizi degli anni 80 giovane esponente radicale, poi lo vidi leader dei Verdi, poi a capo della Margherita, partito impegnato nel difficile compito di rendere compatibile il connubio tra ex democristiani ed ex comunisti. Non ho mai avuto dubbi sull’onestà politica e personale di Rutelli. E potrei andare avanti all’infinito. Fino a Conte? E perché no, anche Giuseppi potrebbe essere uomo d’onore. I suoi mutamenti fulminei potrebbero essere dettati non dall’attaccamento disperato alla poltrona ma ad una presa di coscienza epocale sui destini del Paese e dell’ umanità. Dal desiderio di far bene all’Italia e salvarla da Salvini e Meloni a costo di assumersi l’onore dei pieni poteri. Insomma Giuseppi si starebbe sacrificando per la patria. Un mio amico pentastellato, che dice di conoscerlo bene, però storce il naso. Teme che Conte, per badare a se stesso, molli anche il movimento dei grillini che lo aveva inventato a Palazzo Chigi. Ma no, forse si sbaglia, anche Conte è uomo d’onore. A prescindere. È uomo capace, capace a tutto. O capace di tutto.