Charta Minuta, Esteri

Italia promuova un fronte europeo mediterraneo

Esiste un asse Franco-Tedesco, che da sempre condiziona le scelte dell’Unione Europa. Esiste il gruppo di Visegrad, che raggruppa i paesi dell’Est Europa in un’unica voce all’interno dell’UE. Esiste un non meglio precisato blocco del Nord Europa (Olanda, Danimarca, Svezia ma anche Austria che proprio a Nord non è), rigorista, che stoppa ogni iniziativa di più ampio respiro dell’Unione, soprattutto quando si parla di bilancio, di risorse, di crescita e di futuro.
Tutti questi gruppi, che ci sono e fanno sentire con forza e a tratti con arroganza le rispettive posizioni, esercitano un potere di indirizzo e sempre più spesso di veto sulle iniziative dell’UE, anche e soprattutto in questa fase particolarmente delicata per l’Unione e drammatica per alcuni importanti Paesi come il nostro o come la Francia e la Spagna. Alcuni di questi, Italia e Francia, sono per altro tra i fondatori dell’Unione Europea, ma questo sembra sempre più irrilevante soprattutto con riferimento all’Italia.
Sempre più irrilevante, inoltre, sembra essere il dato di fatto che la civiltà europea abbia la propria culla qui, nel Mediterraneo, il mare che da sempre unisce popoli e culture di una parte importante, fondamentale d’Europa. E allora è tempo che questa parte importante d’Europa si faccia sentire con forza, unità d’intenti e obiettivi comuni.
Italia, Francia e Spagna, da sole, contano una popolazione di oltre 170 milioni di abitanti su 440 milioni di cittadini dell’Unione, quindi una buona fetta! Non solo, il PIL (prodotto interno lordo) aggregato di questi 3 Paesi rappresenta circa 1/3 di tutto il PIL dell’Unione. Sicuramente una massa critica di gran lunga più importante sia di quanto può rappresentare il gruppo di Visegrad, sia del cosiddetto blocco del Nord Europa.
E’ evidente che oggi un aggregato europeo del Mediterraneo non esiste ma, altrettanto evidente, è quanto questo coordinamento potrebbe essere utile ora più che mai. Certo la Francia dovrebbe fare una scelta di campo che oggi non appare semplice, ma fino a quando potrà fare il “porta asciugamano” della Germania, così come evidenziato giusto ieri da alcuni quotidiani francesi? Italia e Spagna quando decideranno di tornare a giocare con forza la partita europea, non con il cappello in mano ma con la dignità e la statura che competono loro? Possiamo continuare a farci dettare l’agenda da Olanda e Austria?
La nostra inerzia e irrilevanza a livello continentale non giova certo a noi ma neanche all’Europa stessa. E allora, al di là delle divergenze politiche e delle competizioni tra “cugini”, perché non cercare un dialogo su alcuni punti chiave? Il fondo europeo per il dopo Covid, ad esempio, ma anche l’altrettanto imminente partita sulla riapertura delle frontiere (quindi turismo, export, libertà di movimento) sono già temi cruciali sui quali è utile e necessario trovare una convergenza, in nome di una nuova Unione Europea, a trazione anche mediterranea, con quel cambio di passo che oggi o mai più è doveroso fare. Questo passo non lo fanno le forze politiche di maggioranza? Lo facciano le opposizioni, quelle realtà in particolare che hanno più a cuore l’interesse nazionale anche nel contesto comunitario.

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