“O sono un ‘santo’ o sono un ‘pazzo’! Ma forse sono un santo, ho sopportato troppe angherie che a quest’ora dovrei essere in manicomio, invece queste ‘attese’ mi danno pace! in tanti anni di lavoro questo è il momento più felice per me!”, scriveva Lucio Fontana in una lettera ad un amico. Nel 1965 l’artista espone una delle sue prime tele monocromatiche dal titolo Concetto spaziale, Attese. Prima del grande successo che l’ha condotto nelle principali istituzioni museali, Fontana ha collezionato una serie di insuccessi che lo avevano isolato nella propria casa studio in stato di indigenza. Ed è proprio da questa condizione che decide di andare oltre, tagliando la tela e creando una terza dimensione: una via di fuga, un altrove dove tentare di consolarsi.
La routine di questi giorni correnti, chiusi in casa, ci rende impotenti. Tuttavia Fontana ci insegna che è possibile squarciare l’angoscia ed andare oltre, trovare una terza via dove raggiungere un’altro spazio, un’altra dimensione in cui cercare – e forse trovare – una forma di serenità.