Nei primi anni ’70 l’Italia conosce la prima crisi dal dopoguerra. L’economia va in affanno a causa dei costi energetici in aumento, gli scioperi si susseguono, le istituzioni traballano nell’instabilità politica, per strada riversano tensioni sociali causate dai continui scioperi ed a volte da piombo ed esplosivo. Tutto ciò si riflette anche nella cultura che si definisce attraverso nuovi canoni stilistici. Nelle gallerie d’arte i protagonisti divennero i pittori della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, giovani artisti formati al caffè Rosati dove si ritrovavano molti personaggi che hanno lasciato un segno. Franco Angeli ormai quarantenne, vissuto in povertà fino a vent’anni, indossava fama e successo con la stessa disinvoltura con cui si muoveva nei suoi abiti sartoriali. Bon vivant in una pagina di Storia difficile, non poteva sottrarsi al tumulto di quegli anni i cui echi provenivano anche dal resto del mondo.
In Elemento Primario, dipinto a metà di quel decennio, le pennellate sono tese, come lo stato d’animo di chi vive un momento storico che fa sentire impotenti ma allo stesso tempo desiderosi di fare qualcosa; la passerella che conduce al mare, però, sembra suggerire che c’è una via verso un infinito in cui trovare delle possibilità di vita. In questi giorni di pandemia è umano adirarsi, abbattersi e sentirsi impotenti; è nella nostra natura così come è nella nostra natura ricominciare, oltre una passerella dove c’è sempre un mare.