Oggi con la votazione made in Casaleggio sul caso Salvini, è andata in scena la fine della democrazia rappresentativa e l’inizio del “Contratto sociale” in cui “Non vi debbono essere società parziali e guai se ogni cittadino pensasse con la propria testa; egli deve invece alienarsi con tutti i suoi diritti, a tutta la comunità” e obbedire alla “volontà generale” interpretata in questo caso da Giarrusso e imposta ai cittadini con il suo video sulla piattaforma dei 5stelle non a caso chiamata Rousseau.
Piattaforma, nata nella versione “alpha” nel 2013 per volontà di Gianroberto Casaleggio e lanciata definitivamente alla sua morte come sistema operativo chiuso. Un “cervellone digitale” reso un vero e proprio coordinatore di tutte le attività del Movimento. I suoi problemi tecnici sono a tutti noti e oggi ha nuovamente confermato le falle del sistema che non solo non garantisce la privacy dei suoi iscritti, ma risulta totalmente inadeguato tanto che i vertici pentastellati sono stati costretti a ritardare lo show di 2 ore.
Ma la questione non è di natura tecnica, acclarata l’incapacità del sistema operativo, ma di natura costituzionale. Ovvero quell’insieme di regole che ci siamo dati per vivere in comunità garantendo sinora lo stato di diritto e che lo stesso Movimento ha difeso a spada tratta nello scontro con Renzi. L’art. 67 della Costituzione recita: “Ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” quindi senza nessun condizionamento tantomeno se esso è generato “digitalmente” da un sistema manovrato, controllato e gestito da una società privata. Ma la questione va ben oltre il vincolo di mandato, che è bene ricordarlo è assente in tutti paesi liberi del mondo ad eccezione del Portogallo, di Panama, dell’India e del Bangladesh. Il vero problema è quella che Rousseau chiama “volontà generale” interpretata dal “Legislatore” o “dal popolo”. Due concetti astratti e come notò Einaudi, vennero i Lenin, gli Stalin, gli Hitler e i Mussolini a presumere di incarnare la Volontà generale e la Pura Ragione e a volerla imporre all’intero corpo sociale. E come imporre questa “volontà generale” e salvifica al popolo? Anche su questo Rousseau ha una soluzione: “L’autorità assoluta deve agire dall’interno dell’uomo”. Infatti, la libertà di opinione e di stampa è una peste della società e lo Stato deve usare decisamente la censura per frenare le cattive opinioni dei giornalisti. E deve anche imporre quelle buone, con un’opera massiccia e costante di indottrinamento. La piattaforma Rousseau viene certamente in aiuto alle esigenze degli ideologi pentastellati creando di fatto una comunità chiusa dal pensiero unico che rappresenta la “Volontà Generale” da imporre al popolo. Un prototipo sperimentale composto al momento da solo centomila persone ma che è quello che attende la nostra società, se i suoi corpi intermedi non si svegliano da questo sonno durato anche troppo a lungo. La borghesia di questo Paese, le associazioni di categoria, i sindacati, i partiti hanno l’obbligo morale di attivarsi concretamente in difesa della democrazia rappresentativa. Devono uscire dalla trappola infernale delle dirette Facebook e riorganizzare un pensiero politico trasversale che tuteli le libertà individuali e che difenda “la rappresentanza” nelle sue diverse forme come unico argine ai totalitarismi vecchi e nuovi.
*Mario Presutti, collaboratore Charta minuta