“Signor Presidente del Consiglio, lei venne qui in quest’Aula quando ci fu il Consiglio europeo della fine dello scorso giugno, per il quale si era molto preparato, addirittura con due incontri precedenti con il presidente della Repubblica francese Macron, prima a Parigi e poi a Roma. E ricordo che lei era uscito da quel Consiglio europeo felice e trionfalista, dichiarando: «L’Italia non è più sola». Questo disse dopo quel Consiglio europeo: l’Italia non era più sola e non solo con riferimento ai migranti, perché aveva percepito un cambio di paradigma dell’Europa, un cambio di passo. Ebbene, signor Presidente, può dire la stessa cosa oggi? L’Italia non è più sola, come aveva affermato sei mesi fa? Può dire oggi che c’è stato un cambio di paradigma e un cambio di passo in Europa in questi sei mesi? Perché l’Italia oggi è più sola di sei mesi fa? Perché l’Europa non ha cambiato paradigma? Perché – lo chiedo ai colleghi della Lega – i Governi sovranisti europei sono contro l’Italia? Perché il cancelliere austriaco Kurz ha detto quelle parole in riferimento alla manovra economica italiana? Perché la manovra economica italiana, cari colleghi della Lega, non è una manovra sovranista, ma è purtroppo una manovra populista, assistenzialista, che disperde le risorse, punisce le imprese (6,5 miliardi di euro di più tasse per le imprese). La pressione fiscale aumenta nel 2020 e verosimilmente nel 2019. Nel frattempo, anche grazie al decreto-legge dignità, 647 disoccupati in più al giorno; 27 negozi al giorno che chiudono; 5 miliardi di euro di costi in più per lo spread, secondo la Banca d’Italia il prossimo anno; 9 miliardi di euro di costi in più nel 2020. L’Italia è più sola perché ha presentato una manovra economica che nemmeno noi conosciamo. Signor Presidente del Consiglio, ieri è iniziata in quest’Aula del Senato la sessione di bilancio. Su quale bilancio? Siamo all’11 dicembre, in procinto dell’esercizio provvisorio. La Camera, per la prima volta nella sua storia, ha votato un bilancio con dei saldi senza conoscere le misure del bilancio, senza conoscere soprattutto le due principali misure su cui voi puntate. In primo luogo, il cosiddetto reddito di cittadinanza: noi abbiamo letto e gli italiani hanno ascoltato credo sette versioni diverse del reddito di cittadinanza. Qual è la carta vera tra le carte false che avete presentato a noi, agli italiani e all’Europa? Quando ce lo direte, a sessione di bilancio finita con il maxiemendamento finale? Quando lo direte all’Europa? Della legge o della riforma della Fornero abbiamo letto nove versioni diverse; l’ultima ieri, secondo cui entrerebbe subito in vigore senza penalizzazione per le pensioni. Quale carta è vera tra le nove che avete annunciato? Le altre otto sono fake news. Su cosa dobbiamo pronunciarci oggi se ancora in data odierna, con la sessione di bilancio in corso, lei non ce lo dice nemmeno in questa sede, a fronte della drammaticità della situazione? Il Consiglio europeo che si apre, infatti, non è uno dei tanti Consigli europei che discutono del bilancio pluriennale e dei migranti. A proposito, quale accordo sui rimpatri avete fatto in questi sei mesi? Quanti ne ha fatti l’Europa, che si era impegnata a farli? Quanti? Nessuno. Quante espulsioni sono state fatte in questi sei mesi e quali centri di sorveglianza sono stati creati a livello regionale in Italia (non parliamo di quello che doveva fare l’Europa, ma di quello che dovevate fare voi)? Quanti? Nessuno! Siete inadempienti voi per primi, rispetto agli impegni presi in Europa. Ebbene, è una situazione drammatica perché si discute, per la prima volta in Europa (e vi dovete confrontare), di una procedura di infrazione sul debito, che noi ci auguriamo non verrà realizzata (e probabilmente non lo sarà). E, pensate un po’, perché non verrà realizzata? Perché far fallire l’Italia è cosa troppo grave anche per l’Europa. A questo siamo giunti? A doverci appellare che far fallire l’Italia è cosa troppo grande per l’Europa? Questo è il grado di contrattazione che siete in condizioni di attuare rispetto a una manovra finanziaria di cui non conosciamo nulla e in cui non c’è nulla per lo sviluppo e per le imprese? Intanto, secondo l’Istat, nel terzo trimestre di quest’anno siamo già a crescita sotto zero e, ove ciò si verificasse anche nel trimestre conclusivo dell’anno (e i dati sulla produzione industriale sono drammatici), già a gennaio verrebbe certificata la recessione: dopo due trimestri consecutivi a crescita sotto zero, infatti, vi è la recessione. Altro che crescita del prodotto interno lordo all’1,5 per cento quando ancora ieri le maggiori statistiche parlavano di appena lo 0,4 per cento. Si poteva e si doveva andare in Europa a testa alta, con una manovra economica sovranista, come disse in quest’Aula Savona la prima volta che intervenne e anche il ministro Tria. Dov’è il ministro Tria, il Ministro dell’economia? Chi tratta in Europa? In piazza il leader Salvini ha detto che avrebbe trattato lui, è lui che tratterà i buoni mandati con l’Europa, e che il giorno dopo ha ricevuto le imprese; è lui che tratta con le imprese, non il Senato della Repubblica –Avete ricevuto i sindacati e le imprese dopo sei mesi, sei mesi in cui non li avete ascoltati e non lo fate ancora oggi con la manovra. Ebbene, mi auguro che sia davvero Salvini a trattare con l’Europa. Mi auguro che sia davvero Salvini a fare i provvedimenti per le imprese; vorrebbe dire che questo Governo è finito e che Salvini fa il Presidente del Consiglio: ci potremmo anche stare, con un programma sovranista, che punti allo sviluppo, sugli investimenti sulle infrastrutture, cioè sulle cose necessarie per creare impresa e lavoro. Con il programma vuoto, di cartapesta, con le carte false con cui vi presentate in Europa, quale può essere la risposta dell’Europa? Voi condannate non questo Governo, ma l’Italia e i più giovani a una procedura di infrazione sul debito che è un capestro per lo sviluppo del Paese e per le giovani generazioni, esattamente il contrario di quello che raccontate nei social network e talvolta anche in quest’Aula. Vi invito a un sussulto di responsabilità: se sarete responsabili, cambiando davvero il senso della manovra, verso lo sviluppo, le infrastrutture, gli investimenti e il lavoro, allora noi ci siamo. Altrimenti, purtroppo, la condanna non dell’Europa – di cui ci importa fino a un certo punto – ma del Paese che sarà in recessione, quella sì, sarà grave e su quella dovrete rendere conto davvero agli italiani “
*Adolfo Urso, senatore Fdi
* Intervento in aula del Senatore Adolfo Urso in vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018