La sovranità di uno Stato è la difesa del proprio interesse nazionale, che non è sinonimo di egoismo nazionale. Sovranità è libertà di porre le proprie prerogative senza imposizioni esterne, che non significa non ascoltare il mondo circostante. La sovranità è una conquista per un Paese e non una sgangherata velleità: occorre meritarla. E certamente non si ottiene con una manovra economica come quella del Governo attualmente in carica.
L’Ungheria che è l’esempio di un Paese che negli ultimi anni è riuscito a compiere una marcata sovranità politica e quindi istituzionale e quindi del popolo, ha raggiunto il suo risultato grazie alla capacità in materia economica, di un Governo eletto e rieletto. Nell’ufficio del Presidente ungherese Victor Orbán è presente ben chiara, sulla parete, una tabella che descrive l’andamento del bilancio dello Stato… perché il suo obiettivo primario è stato ed è ridurre la dipendenza dal debito pubblico, a maggior ragione se il debito pubblico è verso istituti finanziari stranieri. Tanto più un Paese è libero dalla dipendenza dal debito pubblico e tanto più è sovrano, sembra voler comunicare Orbán con l’allegoria della sua tabella.
In Italia invece chi è arrivato a governare negli ultimi anni sembra non aver compreso il problema del debito pubblico. Sembra non essersi posto nella direzione di ridurlo coniugando sviluppo e crescita. E sembra non aver neanche pensato ad una strategia volta a rendere i “nostri” titoli di stato più appetibili agli investitori. Eppure la condizione dovrebbe essere ben chiara a chi si candida a governare l’Italia in questo preciso momento storico: nel corso dell’attuale legislatura 2018-2023 andranno in scadenza titoli di Stato tra BTP, CCT, CTZ per oltre mille miliardi di Euro. Un tale stock di debito da ricollocare sui mercati significa che la sovranità nazionale si deve coniugare con l’immagine internazionale del nostro Paese. E l’una non esclude l’altra.
La fine dell’era Draghi e del Quantitative Easing sarà la sfida importante, dinnanzi alla futura governance della BCE che sarà certamente meno accomodante; ma forse ancora più importante è la sfida dinnanzi ai mercati finanziari che dovranno vedere un’Italia futuribile, su cui scommettere senza rischi perché le proprie politiche strutturali la facciano apparire futuribile e dunque affidabile. Bisognerà essere molto capaci per coniugare sovranità nazionale ed immagine internazionale, perché se Orbán ci mostra con la sua tabella che cosa significhi giungere alla piena sovranità, noi che abbiamo portato in aumento il debito pubblico di ben dodici punti percentuali soltanto dal 2011 al 2017, possiamo limitarci a fare solo ciò che possiamo. In ultima analisi, te la devi meritare la sovranità!
La fine dell’era Draghi e del Quantitative Easing sarà la sfida importante, dinnanzi alla futura governance della BCE che sarà certamente meno accomodante; ma forse ancora più importante è la sfida dinnanzi ai mercati finanziari che dovranno vedere un’Italia futuribile, su cui scommettere senza rischi perché le proprie politiche strutturali la facciano apparire futuribile e dunque affidabile. Bisognerà essere molto capaci per coniugare sovranità nazionale ed immagine internazionale, perché se Orbán ci mostra con la sua tabella che cosa significhi giungere alla piena sovranità, noi che abbiamo portato in aumento il debito pubblico di ben dodici punti percentuali soltanto dal 2011 al 2017, possiamo limitarci a fare solo ciò che possiamo. In ultima analisi, te la devi meritare la sovranità!
*Antonio Coppola, collaboratore Charta minuta